venerdì 16 novembre 2018

Diego Pani in trasferta al Royal-Riviera di Saint-Jean-Cap-Ferrat


#OccupyRoyalRiviera

- Silvia Vecchione -
- lifeonthetopfloor -
È vero che avere aspettative alte è sempre sbagliato? È vero che quando si guarda troppo in su poi alla fine la cruda realtà è costretta a intervenire per riportare drasticamente i piedi a terra? Di solito andrà così, ma preferisco non ricevere troppe conferme, anche perché su questo delicatissimo punto le mie certezze rimangono solo due: uno, tenere a freno i voli pindarici della mia testa è pressoché impossibile; due, ho in mente, vivido e chiaro, il ricordo di una serata che smentisce alla grande questo triste assioma: parlo di lunedì 22 ottobre, occasione in cui lo chef Diego Pani del ristorante Marco Polo di Ventimiglia ha portato talento e creatività oltre confine per occupare la cucina dell’esclusivo Hotel Royal-Riviera di Saint-Jean-Cap-Ferrat, incantando gli ospiti con una cena a base di pesce freschissimo, preparato secondo il proprio personale motto #FishIsTheNewMeat.


Lunedì mattina e pomeriggio passati a scrivere, con la testa che continuava a distrarsi e perdersi in anticipazioni di quello che sarebbe stato poi; l’outfit della serata era pronto per essere sfoggiato, messo insieme con cura ed entusiasmo già – lo ammetto – parecchi giorni prima; smartphone pronto a scattare, rossetto rosso e tanta, tanta curiosità. Aspettative alte, perciò, ne avevamo. Mi basti dire che dopo una serata così, il mio amore per la Costa Azzurra è talmente cresciuto che mi sono messa a imparare qualche nozione base di francese da umile autodidatta. All’elegante esordio in chiave di Madame non vorrei più replicare con un viso perplesso e una vergognosa scena muta. Non si può mica sempre sperare di avere un calice in mano per salvarsi dall’imbarazzo!


La strada che imbocchiamo è quella che fu fatale all’elegante Grace Kelly. Il romanticismo non manca. Nell’aria, un caldo estivo fa dimenticare che siamo in ottobre. L’impazienza di arrivare a destinazione viene tenuta a bada dalla spettacolare vista sul golfo: non è il voler riempire la vita di bellezza, in fondo, il senso più autentico di lifeonthetopfloor?

Procediamo in discesa fino a ritrovarci all’ingresso dell’Hotel, dove veniamo accolti da un concierge sofisticato e cortese, attento e premuroso, in linea – sto imparando – con le raffinate maniere francesi. Diego ci viene incontro con un sorriso contagioso; si muove per la sala con la sicurezza e la consapevolezza che contraddistinguono il suo stile – si scopre – anche in trasferta; affermando “Guardate chi ho portato con me” lascia spazio al suo fidato complice di brigata, il maître Momo Mecca, che ricordo dal Marco Polo per ordine, eleganza e professionalità.



Un’incursione in cucina mi regala l’anteprima di quello che sarà il piatto protagonista della serata: gli scampi arrostiti nel loro carapace, serviti con salsa tartara leggera e tartare di scampi all’eucalyptus. Ho già parlato dell’aragosta mi-cuite di Ventimiglia…beh, anche qui risuona forte e chiaro il mantra toujours du beurre, inno alla dolce cremosità che, entrando in contrasto con la fresca sapidità del mare, finisce per esaltarla e nobilitarla.

Inauguriamo la serata con un aperitivo a base di Kir Royale, immancabilmente gustato al banco del bar, per dedicarsi a un po’ di sano people watching alla Bond che – ormai lo so – riesce ancora meglio oltre confine. 130 coperti confermati per la serata mi fanno ben sperare che il people watching potrà continuare in sala ristorante, per poi scoprire che sarà difficile distrarsi dalla tavola, visto il susseguirsi di delizie e l’atmosfera da sogno, resa ancora più speciale dalla musica dal vivo. Cantano Blue Moon e il rischio di sciogliermi lo corro io, altro che toujours du beurre! Gli amuse bouche sono dei classici che ritrovo con piacere anche in tavola straniera: salicornia in tempura di farina di ceci alla polvere di hibiscus, cracker al parmigiano con tonno fresco e alici di Ventimiglia in croccante panatura alla nocciola del Piemonte. Una freschissima tartare di fasolari crudi pulisce il palato e lo prepara all’ingresso degli scampi arrostiti, il mio piatto preferito (l’ho già detto?).



Come prima portata, Diego serve cannelloni di trombette e polpa di granchio con salsa al pecorino: un omaggio alla sua terra e al suo mare, dal sapore intenso e cremosità dominante.



Il secondo è un branzino mediterraneo, accompagnato da finocchi fondenti, pomodoro e piccoli capperi: cotto come se fosse carne, sigilla la cena con la firma dello chef. Il dessert è squisitamente francese: con la Tarte Tatin in versione crumble, circondata da una golosa crema alla vaniglia, Ventimiglia ringrazia il Royal-Riviera per aver reso possibile una serata così speciale.


Nella più bella stanza d’hotel che io abbia mai visto, lascio che la mia testa continui il suo romantico viaggio sulle note di Blue Moon e della mia classica playlist Frank Sinatra, che credo stia suscitando reazioni di amore-odio in chiunque mi conosca un pochino bene. La camera ha ben due finestre vista mare, per abbracciare la Baie des Fourmis dall’alba al tramonto, invitando l’occhio a posarsi in là, fino alla maestosa Villa Kerylos. Cercherò il medesimo panorama dalla veranda bordo piscina anche la mattina seguente a colazione, di cui ricordo non solo i croissant ma addirittura un tè verde degno di nota, ovviamente anch’esso fabriqué en Paris (Palais des Thés, qualora ci fosse qualche curioso anche tra voi, cari colleghi amici del vino). Cosa ne dite ora delle aspettative alte? Io ne ho ancora.


s.v.

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