- Michela Brivio-
“La mancanza è molto più di un semplice ricordo”.
Era passato tanto e troppo tempo dall’ultimo ingresso in
casa Dina/Gipponi. Cosa sarà successo in questo laboratorio creativo del gusto,
e non solo, in questi mesi?
Ovviamente social, scritti, scatti e il primo riconoscimento
come novità dell’anno dall’Espresso
mi tengono aggiornata, mantenendo vivo il ricordo, ma è la mancanza il richiamo
fortissimo a quel campanello e a tutto quello che ne consegue, consapevole che
sarà sempre una nuova prima volta.
Leggere lo stupore degli amici a cui voglio regalare un’esperienza
è unico e sentirsi Alice altrettanto.
Niente caduta come nella fiaba ma è la decompressione che
permettere il passaggio dal mondo reale a quello gipponiano.
Ma ora passiamo alle news se no rischio di perdere il filo
del post di oggi.
1. Maître
Nino Campo, nuova
figura in sala, che ci accoglie già alla porta di casa.
Ventisettenne, giovane come tutti i membri di famiglia e con
Dina già nel cuore: si percepisce il coinvolgimento emotivo e professionale e
tutto il resto viene e verrà da sé.
E’ attento, elegante, professionale, anche nel capire e
percepire l’ospite, e gli auguro di godersi il suo lavoro e quello che gli sta
capitando lì.
2. Menù
Stay foolish, not hungry il percorso di degustazione che
scegliamo. 7 portate. Fiducia. “Nessun dettaglio per aprire il cuore”. Sempre.
Riassaggio con piacere alcuni tra i miei preferiti. Un attimo di pausa per
pensarci. Lo sono tutti. Ecco un piccolo riepilogo.
Brodo di casa
Brodo di verdure torbido, volutamente non chiarificato.
“Accogliente nella sua imperfezione, ma spero buono”.
Casoncello crudo ma
cotto
Casoncello di carne apparentemente crudo.
Casomai venisse a
pranzo Davide Oldani
Crema di cipolla acida, all'interno una spuma di grana
padano 43 mesi, e sopra una quenelle di gelato di cipolla rossa di tropea
Tutto ci passa
attraverso e ci cambia
Crema di cozze con crema di pomodoro confit piccante, erbe
aromatiche, aria di limone, pane croccante e tartare di fungo
Vi rode il fegato
Piatto dedicato a uno dei 7 vizi capitali, l’invidia: fegato
di Fassona appena scottato e servito con salsa bordolese, cipolle fritte, noci
tostate e riduzione di mela alla curcuma
L’agnello nella bocca
del lupo
Agnello sfilacciato e stracotto, servito in un cartoccio di
pane carasau, maionese alla curcuma, cumino, coriandolo, zenzero, crema yogurt
e menta, cetrioli acidi, germogli di abete e genziana. “Sporcatevi le mani”.
E ora le news, con tanta invidia degli amici. Povero il loro
fegato. Condivido il piacere. Mi conoscete e non potrei goderne da sola.
Uno, nessuno,
centomila
“Io sono vivo e
non concludo. La vita non conclude. E non sa di nomi, la vita. Quest'albero,
respiro tremulo di foglie nuove. Sono quest'albero. Albero, nuvola, domani
libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo.
(…) E l’aria è nuova. E tutto, attimo per attimo, è
com’è, che s’avviva per apparire. Volto subito gli occhi per non vedere più
nulla fermarsi nella sua apparenza e morire. Così soltanto io posso vivere,
ormai. Rinascere attimo per attimo. Impedire che il pensiero si metta in me di
nuovo a lavorare, e dentro mi rifaccia il vuoto delle vane costruzioni.
(…)“perché muoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e
senza ricordi: vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori”. (L.
Pirandello)
Adoro la “follia” di Alberto e adoro i piatti in cui la
traduce e si lascia andare. Queste novità hanno un carattere davvero forte ed
esplosivo. I sapori sono netti e decisi. Sperimentazioni sensoriali. Essere
coinvolta nella nascita ed evoluzione di un piatto non ha eguali in emozione.
Grazie.
I cappelletti mettono quasi soggezione tanto sono fatti
perfettamente. Ma il fatto è meglio della perfezione, ormai lo abbiamo imparato
in questa casa, quindi assaggiamoli. Ritrovo una delle note che più mi
piacciono di lui, l’amaro, che ormai riconoscerei ad occhi chiusi perché è
unico (tra i miei frequentati) nel riuscire così bene a utilizzarlo, dandogli
protagonismo ma anche equilibrio con il resto del piatto: dolcezza, sapidità e astringenza.
Cappelletti di pollo,
coca cola e burro di arachidi con brodo di alghe, salicornia, riduzione di coca
cola, china e genziana. Ribes ghiacciato a parte.
Non sono per i tanti ingredienti in un piatto ma qui tutto
mi si stravolge.
La mela del peccato
Arte e design in ogni dove, anche nel piatto. Ecco un’altra
bellissima sfumatura del cuoco, anche se mi rendo conto che è ormai riduttivo
chiamarlo così.
Non è una strega a posare la mela nel piatto e non ci si
addormenta all’assaggio, in attesa del principe che con un bacio ti risveglia.
Chissà cosa succede in quella cucina. Ci sarà un grimorio gipponiano con un elenco di
ingredienti, combinazioni e produttori tra i più improbabili?
Rimango ogni volta senza parole per il suo genio innato e
inevitabilmente penso a quello che sarebbe con una più lunga esperienza e
formazione alle spalle. Ma dura un attimo perché lo preferisco così.
Questa commistione di favole mi eccita. Passo da una
all’altra divertendomi. Arriva il momento di rompere il frutto caramellato e
scoprirne il ripieno. Torta di mele destrutturata? Più o meno.
Crema pasticcera alle
carrube, gelatina di mela acida, mela al marsala. Riso alla base.
Cuore e fegato di
pollo al centro.
Il peccato qual è? E’ che siamo alla fine del percorso.
3. Vini
La carta propone solo scelte di cuore del cuoco e del
sommelier Marco Abeni. Aprire una delle
loro bottiglie è sempre scoprire un mondo altrettanto meraviglioso come tutto
il resto.
Iniziamo con una bolla del territorio. Ma chi è questa
sconosciuta? Dal breve racconto di questa piccola realtà e del suo artefice, la
giovanissima Alessandra Divella,
c’innamoriamo già. Assaggiamo la sua prima annata, 2012 e ne rimaniamo colpiti.
Il nome della bottiglia che scegliamo ha già in sé la descrizione dell’azienda.
NI.ente solfiti aggiunti, NI.ente
dosaggio. Gli altri NI andremo a scoprirli direttamente, anche se
curiosando in interet leggo NI. ente acciaio, NI. ente controllo delle
temperature.
Cuvée di Pinot nero e
Chardonnay (48 mesi sui lieviti): seducente, elegante ma anche con tratti
molto decisi e diretti, la sintesi di quello che adoro. E’ una chicca, vera e
senza chimica, di un’artigiana del vino che ha carattere e che non vedo l’ora
di conoscere, ringraziando loro e chi come loro traghetta sulle tavole questi
artisti.
Ni Ni Dosaggio Zero
2012 - Divella
Anche per la scelta dell’altro vino ci affidiamo al nostro
amico a tavola perché ci fa sempre assaggiare e scoprire cose interessanti. Qui
anche lui è un po’ spiazzato leggendo una carta piacevolmente “diversa” e dopo
la bolla punta dritto ad un Veltiner slovacco.
Abbiamo scelto il preferito del sommelier. Lo leggiamo dal
volto e ascoltando le sue parole che ci convincono ancor più dell’esperienza
che andremo a fare.
Azzerare la mente, decompressione. Ora siamo pronti a
recepire altro a cui siamo abituati.
Ci piace. Ci diverte. Ci incuriosisce. Apriamola.
Un bicchiere sensoriale e pericoloso perché non finiresti
mai di riempirlo talmente ne scopri l’unicità.
Il Veltiner ha l’acidità che adoro, viva e molto verticale,
il Riesling dona invece la parte aromatica, sottile e delicata, e una buona
mineralità. Wow. Questa cantina è un po’ più scomoda da raggiungere quindi ce
la godiamo per bene.
Traja Boxeri 2016 -
Slobodne Vinarstvo (90% Gruner Veltiner e 10% Riesling)
4. Compleanno
17 Novembre sarà
un anno di Dina. Auguri. Capita proprio nel periodo più rosso e caldo dell’anno
…..
La prima candelina. Sento nelle sue parole l’incredulità di
quanto fatto e ricevuto in così poco tempo ma soprattutto la progettualità per
il futuro, un futuro che mette questa casa al primo posto, anche su allettanti
proposte esterne. Ma lui è speciale e rinuncia. Non è da tutti.
Niente news in merito a cosa succederà dal 18 novembre.
Certe cose sta all’autore svelarle e a noi viverle. Vi dico solo che non vedo
l’ora. E ancora una volta stravolgerà ogni pensiero che state facendo e ogni
certezza, se mai ne abbiate avute qui.
“Il segreto, cara Alice, è circondarsi di persone che
ti facciano sorridere il cuore. È allora, solo allora, che troverai il Paese
delle Meraviglie”. (Cappellaio Matto)
Michela Brivio