di Fabrizio Nobili
No, non siamo diventati improvvisamente dei rapinatori, dei terroristi dell’ ISIS o dei cecchini. Anche se visto l’aumentare del numero dei topi d’appartamento sarebbe divertente tirare ai bersagli mobili. Così, tanto per dare un aiutino alle forze dell’ordine che passano le giornate a raccogliere denunce e a prendere insulti per l’inefficienza.
Potrebbe invece essere che stappando un Puligny Montrachet 1er cru la Garenne 2007 di Françoise e Denis Clair infili il bicchiere sotto il naso di tuo figlio e ti dica: “Buono! Sembra l’odore della mia pistola giocattolo.”
Il produttore è uno che da noi si sente poco, andai a trovarlo perchè mi incuriosì il fatto di raffreddare le uve rosse prima della spremitura - cosa inusuale in Borgogna -, forse nel tentativo di far emergere i suoi vini che arrivano da Santenay, un villaggio che non è propriamente tra i principali della Cote D’or
Il terroir di Puligny è affascinante, sono le peculiarità ben definite offerte dal sottosuolo che lo rendono stimolante alla degustazione soprattutto olfattiva. La differenza caratteriale rispetto agli altri principali villaggi borgognoni è la finezza. A Puligny i profumi si devono cercare, si fanno trovare ma si devono cercare. Si fanno inseguire controllandoti con la coda dell’occhio a mantenere la giusta distanza. Il divertimento è tutto nel saperli trovare, definire e descrivere. Più si cerca e più si trova, avvolto in un’eleganza eterea, lieve profonda e complessa.
In questo Puligny la pierre à fusil è il solo e primario profumo evidente allo stappo, il resto: fiorellini bianchi e fresia, finocchio e bergamotto o camomilla si lasciano scoprire e non ti lasciano più andare. Resti ingabbiato, legato al guinzaglio e ti diverti ogni qualvolta che ti avvicini per annusare. Ne voglio ancora.
F.N.