Ho sempre bevuto, ma è da circa un lustro che bevo bene. Ricordo ancora con un pizzico di malinconia quel pranzo di circa dieci anni fa sulle alture di Genova, sicuramente il migliore che mi sia mai capitato di fare da quelle parti. Ora quel posto non c'è piu', anche Enzo, l'uomo che mi ha insegnato a conoscere le cose buone non c'è piu', sicuramente è lassu' a gustarsi “la part des anges”. La mente corre a ritroso e la memoria pur offuscata da un velo di tristezza mi ricorda le cose splendide che trovai su quella tavola quel giorno in cui cambiai la percezione del gusto. Le mie papille gustative furono prese a schiaffi in un turbinio inarrestabile di sensazioni uniche ed emozionanti, non capivo cosa mi stesse succedendo ma me ne resi conto da lì a breve..
Le vivande, preparate da Gloria erano sì golosissime, ma cio' che mi fulmino' furono le bevande servite con quel sontuoso pranzo. Il Patriglione di Cosimo Taurino era lì in mezzo a magnum di Breg di Gravner, Brunate Le Coste di “citrico” Beppe Rinaldi, splendidi Champagne e distillati da urlo e poi, e poi.. basta Lucien, basta così, il Pratriglione '97 stappato ieri sera ti ha gia'sconvolto abbastanza. Saranno i ricordi tornati magicamente a galla ma io l'ho trovato “bellissimo” come si usa dire ora e come mai avrei osato definire un vino al mio corso ais, corso ais al quale mi iscrissi il giorno dopo. Il Patriglione appartiene alle bottiglie del cuore che conservo gelosamente in cantinetta, sono le bottiglie di Enzo che stappo raramente, con gli amici piu' cari, ma anche da solo (ne ho ancora cari pards, ne ho ancora..), vecchie annate di Pergole Torte, di Rosso Rujno del Gravner pre-anfora, Case Basse Soldera, Amarone Dal Forno..tutte provenienti da quella splendida cantina del Belvedere di Mignanego.
Scheda tecnica? Profumi ed aromi pervenuti? Potrei dire di un colore aranciato ma brillante, di una freschezza invidiabile che bilancia un grado alcolico importante, ma anche no, l'ais è solo un vecchio e sbiadito ricordo.. quello di quel pranzo no, quello è vivido e radicato nella mia mente come non mai. Ed è forse la prima volta da cinque anni che non mi chiedo se questo vino è “figlio” di lieviti selezionati o no, non importa è “bello”a prescindere..
Ogni volta che avete a portata di mano un Krug, date retta al Guardiano, stappatelo. Sai che novità direte, tutti lo farebbero, ma non è vero, molti no. Perché no ? Perchè le emozioni potrebbero essere troppe. Per molti è troppo, per molti potrebbe essere troppo . Troppi rischi da prendere, troppo intenso, troppo legno, troppo vecchio, troppo impegnativo, troppo caro, troppo immaginativo, troppo emozionante. Poi che fai di fronte al troppo? Jumanji ti ha fatto paura?
A questi dico, andatevi a bere una Perrier , perché alcune cose allora non tornano, lasciate le banalità, Krug è una cosa più profonda.
Krug non è “troppo” , Krug é tanto, Krug è l’evoluzione di un idea, è l’evoluzione di un pensiero, è l’evoluzione del gusto, è la maturità del gusto, non è lusso fine a se stesso, è un lusso necessario. Krug è tutto quello che sapete già e non volete ammettere, inutile proseguire con la lettura se questo messaggio non è passato, Krug non ha bisogno ne di me ne di voi.
Smettete di leggere qui se già avete avuto problemi con una “normale” Cuvée di Krug e le inevitabili conseguenze, perchè il seguito sarà ancora più pesante da sopportare, non lo digerirete facilmente.
Per chi avesse deciso di proseguire nel trip, di andare oltre, mettete sotto Teardrop, quei sei minuti dovrebbero bastare se vi lasciate trasportare dalla corrente petillant.
Krug Collection 1961 .Una bottiglia che per un alcolista sensibile come me potrebbe essere la definitiva, indipendentemente dal fatto che quel giro di numeri : 1 9 6 1 buttati li dritti o rovesciati possono formare la medesima combinazione che ho scelto per uscire dalla cassaforte e venire fuori a rivedere il mondo, la ritrovassi, ma la derniere l’ho venduta, un momento di debolezza, tanto sconforto, ma è andata, mi aveva accompagnato a lungo in questa passeggiata, sapete com’è, certe notti, un giro di balaustra, una ringhiera bassa, il faro , la scogliera, ma ho deciso di aspettare ancora prima di cambiare di nuovo l’ abito. L’ultima volta devo averli rotti molto io agli altri, diversamente non si spiegherebbe perché di notte mi sveglio sempre convinto di aver preso un sacco di botte. Di giorno va meglio, Krug Collection 1961, nella piramide di plexiglass, con la lettera imbustata dentro, Monsieur Mostini ! Oh ! Santa Maria, cosa avrò fatto tanto di bene al mondo per meritare tanta grazia. Niente ho fatto, molto ho cercato, il Riedel trema, vibra quando gli versi dentro un Collection, lo sa il Riedel, è stato fatto apposta per ricevere la grazia, l’Impitoyable invece fa il superiore lui deve sempre cercare il difetto, ma qui cosa cerchi, sei a casa tua, smettila anche tu, vatti a fare un Cristal senza difetti ne carattere.
Di più non si può, questo è il limite da non superare, ma ormai l’hai acceso, è Teardrop dei Massive Attack, è ipnotico, ci stai dentro perchè non ce la fai più a venirne fuori, ma perché devi venirne fuori, è così bello starci dentro, nel 1961.
Collection 1961
Una notte con gli incubi, si salverà ? Si, si è salvata, ma ha solo rimandato, non è questo il momento, ma per chi ha scelto il suo destino ormai è andata, e infatti se ne andrà. Lacrime nella pioggia. I ricordi di vetro si spezzano, quelli in plexiglass no, sono sempre integri e sfaccettati, un po’ rigati, la plastica si riga diversamente dal vetro, gli sfregi non si cancellano, le parti lisce però riflettono un piccolo corso d’acqua che fiancheggia un hotel dans les Dombes , lui mi si rivolge con la gentilezza confidenziale del barman di Shining : Monsieur, voici votre Krug dix neuf cent soixante un. Monsieur, vous aimez les bonnes choses de la vie. Faccio il possibile, merci ! Bien, alors per lei ci sarebbe anche un ultimo confidenziale Laurent Perrier 1967. E grazie ancora ruffiano, di qui non mi posso muovere comunque, ma così ci resto più volentieri a coltivare il mio senso di colpa. Anche se rimanere è come farsi tutte le mattine la barba a secco e con una lametta arruginita . Però qualcosa di buono avrò fatto anche se non riesco a prendermi il merito. Perché bere altro dunque ? Ancora un vecchio Krug che mi graffia la gola come un Cognac con le bollicine.
E di nuovo la piramide di cristallo che ora è vuota e non è di cristallo, svuotata del suo significato e del suo contenuto per lasciar andare quello che sembrava un amico, quello che te l’aveva regalata e tu pensavi in buona fede, invece fece cambio con la tua fiducia, poco male, certi schiaffi fanno meno male di altri, non si porge l’altra guancia, si cambia sentiero e ci si ritrova in un bosco pieno di cose nuove da scoprire e da affrontare, gli costò caro quel gesto, ma scelse lui, nessun rimpianto.
Un angolo in darsena, si dice corner, ma non la vede ancora la luce d’angolo, la via di uscita luminosa, è ancora li riflesso , gelido sull’acqua che lo riflette e lo fa riflettere, è molto arrabbiato, di più, disperato, il compagno d’avventura sparito, la cantina piena di quello Champagne maledetto, tutte le etichette lasciate malamente a marcire, abbandonate al loro destino , tante fatture ancora da pagare, troppi tappi saltati ma mai saldati, troppo per digerire un altro Krug, un Vintage 1988 ,? Non qui però, non ce la fa proprio , e allora me li prendo io, io do una mano a te, e tu due a me, sei debole in questo momento, ne approfitto.
Smetti di bere Sambuca, e smetti di pensare, perchè se non sarà la tua mente ad ucciderti sarà l’alcol. Ma quale sommelier, io posso avere tutti quelli che voglio. Stai bevendo troppo, è tardi, vai a dormire, ti abbraccio e ti bacio. Smettila Sophie , sei finta, ci stavo cascando, il gioco psicologico lo volevo tessere io, invece mi hai girato la frittata, ed adesso sono io sulla fiamma. Ma non ci resto un solo secondo, se non posso vincere come dico io ribalto il tavolo da gioco, ok, stop Sambuca, datemi un Krug , la terrazza dove berlo da solo so dove trovarla, tu dovrai accontentarti di continuare a vincere facile, la superficialità ti fa bella, ma non puoi avere tutti quelli che vuoi, sparisci Sophie!
Champagne trasgressivo, vendicativo, definitivo, perchè quelli che ci tolsero il sogno di mezza estate la dovevano pagare, e anche cara, e così è stato, champagne giustificativo che non sei altro, nessun altro poteva porre miglior fine allo stillicidio. Freddo , ma a caldo , acido il giusto ma troppo amaro, durissimo e ghiacciato, appena sboccato, come me, molto sboccato nei loro confronti, ma mi sembrava giusto così, invece forse non ci eravamo capiti, molto probabilmente non ci eravamo capiti, non serve urlare per capire, io però nel dubbio me ne vado sbattendo la porta e in ogni caso questa volta pagate voi.
Una cassa di piccoline abbandonate in un enoteca che aveva fatto il suo tempo, si, Krug anche da 0.375 , altri numeri buttati li, e da un pezzo, i tappi uscivano senza neanche tirare e somigliavano ormai a funghetti senza vita . Sapevano anche di funghetti, di champignon, succede con il tempo , champignon e Cognac con le bollicine, se un Krug lo riconosci anche da piccolo sarà da vecchio che avrà tante cose da dirti, i maltrattamenti che ha subito, le angherie, le carenze affettive. Troppo tardi stavolta. Dommage!
E adesso cosa beviamo ? Cosa vuol dire cosa beviamo, quando è festa è festa, bevono tutti alla grande stasera. Li guardo come attraverso un vetro a specchio, ma che grande festa è stasera! Bella, ma manca così poco perchè cada nella banalità di sempre, e io non so ancora cosa voglio fare domani, tra pochi minuti si volta pagina sul calendario, l’ultima pagina, io stavo decidendo quale delle due dovesse essere la mia costosa festa per il futuro, e voi invece cosa volete ? Volete bere ancora dopo quello che avete bevuto? E allora andiamo, Krug Rosè ! Dopo quello che avete bevuto vi posso stappare solo un Krug Rosè! What else? Si, ma solo se lo bevo con voi? Ma accidenti a voi, ma io lo bevo volentieri con voi sconosciuti, anche se probabilmente non ci vedremo mai più, confidenze ad uno sconosciuto, Sesso, Bugie e Videotape, a voi lo dissi, breve rewind alle due del mattino, non è la prima volta, ho già cambiato vita una volta con Krug Rosè, non ho mica paura, era già successo, bastarda la storia che si ripete, erano le sei, all’alba, la panetteria apriva, la focaccia era calda, il marciapiede dove sedersi era tiepido , la bottiglia era in macchina, non era Fandango ma a quell’ora e in quelle condizioni di non sonno da 36 ore ci si poteva anche credere, ma non ci poteva credere che io avessi nel baule un Krug rosè in piena estate, non il deserto del Texas, non il Dom Perignon , non terra per armadilli, ma era veramente troppo caldo per non esplodere e lavarci la faccia , svegliando il quartiere.
Non si può continuare a fare ciò che non si gradisce, perchè poi ti viene il mal di testa, smettila di mettere sul tavolo questo cavolo di Clos des Mesnil 1979 e basta con la scatola di latta blu con lo storione, stappare e aprire per compensazione, per falsa soddisfazione, andando poi a letto con le mani che sanno di ossido e di salmastro, tanto la mattina dopo è di nuovo tutto uguale, tanto la mattina dopo non ti ricordi neanche bene se quell’odore che hai nelle mani è di lei o del caviale , è tutto da riaffrontare, quanti compromessi devi fare oggi per ri-poterti permettere la stessa cosa della sera prima. Prima però un optalidon con il caffè del mattino, ma hai finito anche quella scatola, perché la mente è stanca di mandarti segnali, l’ha detto al corpo quali segnali mandarti, e se continui a non ascoltarli poi ti colpirà da un’altra parte, smettila di scappare, hai visto Bill Murray nella giornata della marmotta, è sempre uguale se la vuoi vivere sempre uguale , e deve smettere di essere sempre uguale, e basta con le pastiglie, e basta con il mal di testa!
E’ ora di lasciare andare tutto il passato, il cielo si sta aprendo sull’orizzonte e sta rompendo il buio cupo e piovoso di Blade Runner, possiamo finalmente atterrare e stappare un Krug.
Riedel o Impitoyables ?
I sei minuti dei Massive Attack sono scaduti.
Qualcosina da ascoltare mentre sorseggiamo un Krug 1995 sul filo del precipizio ?
Qui ci poteva stare la frase lapidaria del finale di Blade Runner, io ho visto cose che voi umani , è tempo di morire, ecc… ecc… ma le cose di noi umani sono tutte eccezionali e uniche, quindi lasciamo perdere Vangelis e Love Theme e rilassiamoci, non vale proprio la pena di arrabbiarsi, per nulla.
GDF
E se a qualcuno fosse invece rimasta in mente una qualsiasi Barbie, una Sophie falsamente disperata , allora direi questa, ricordi sfumati in bianco e nero :
Barolo, il fascino di Maria Teresa Mascarello 16 settembre 2010
Maria Teresa Mascarello
- del Guardiano del Faro -
Ci vorrà ancora qualche anno di attesa per festeggiare il centenario, e non sarà il fatidico 2012 a poter cambiare qui le cose, perché qui la consapevolezza è già arrivata da un pezzo, non serve spiegare niente, basta guardarsi intorno, basta annusare l’aria, qui nel 2018 si farà un bella festa di centenario con le bottiglie di Bartolo e di Maria Teresa Mascarello, senza se, senza ma ; perché l’attaccamento alla terra pagherà sempre e darà indietro ancora di più, e non saranno i prevedibili e radicali cambiamenti di stile di vita comune che potranno alterare l’inalterabile. Io ho già prenotato una seggiola, vorrei esserci, anzi, più convinto, ci sarò! Probabilmente il denaro non sarà ne necessario ne, forse, disponibile, allora in cambio forse porterò una cassetta di carciofi, o una di zucchine trombetta, o se sarà d’estate dei pomodori cuori di bue, grandi come il cuore del Patriarca del Barolo.
Cose che non si possono ereditare, però il carattere c’è, e non lo scopriamo certamente oggi, Maria Teresa è una che non te le manda a dire, sbrigativa e sincera, pratica e diretta, però anche con qualche riserva di sorrisi e atteggiamenti meno duri di quanto vorrebbe fossero, sono piemontese anch’io, conosco la filosofia della cortesia alla piemontese ; non ci riesce a fare la dura e pura fino in fondo, meglio così, certe rigidità meglio abbandonarle.
Ci sediamo per un bicchiere Franco? Lo so che devi guidare, però mica dobbiamo fare la verticale dell’anno, siamo qui in visita di cortesia. La Freisa non è partita, ancora non si muove, però a sentirla bene in bocca qualcosa che frigge si comincia a sentire, la sua naturale esuberanza e il suo carattere capriccioso si farà forse attendere fino alla prossima primavera, ma non c’è fretta, intanto c’è qui il Dolcetto che nebbioleggia in leggerezza, lontano da tante grossolanità d’altrove.
Franco Solari, alias Franco il Trattore, alias Sancio Panza ...
Anche la Barbera è più rotonda e meno acida che presso altri produttori, sarà forse il terroir, già, il terroir, sono solo cinque gli ettari di proprietà, sono decenni che sono solo cinque ettari, e quelli rimangono, e quelli connotano i vini Mascarello , figli del territorio del Nebbiolo, e quindi ovviamente l’attesa si sposta sull’attore protagonista, il Barolo.
Facciamo un veloce confronto tra un 2005 e un 2006? Ok, no, un momento, stanno entrando le uve di dolcetto appena vendemmiate, Maria Teresa sorride e si scusa, prima del Barolo vuole andare a vedere le uve, con lo stesso entusiasmo e la stessa velata felicità o preoccupazione di una mamma che vede rincasare i bambini da scuola. Com’è andata? Sembra bene, tutto a posto, possiamo tornare all’assaggio con il sorriso sulle labbra.
E' arrivato il Dolcetto 2010 !
Il Barolo 2005 è godurioso, accidenti, alla cieca sembra un pinot nero di Borgogna che ricorda lo stile di un Louis Remy o Coche Dury. Il colore scarico e brillante, il naso tutto virato verso i frutti rossi : parte dall’albero del melograno e poi si rivolge ad un rovo di more, ecco anche le fragoline di bosco, finendo poi in un fitto bosco di mirtilli che staccano la mente dalla Cote d’Or . In bocca è ancora più divertente, perché è goloso, c’è anche qui il sentiero parallelo che poi si incrocia nella golosità dei Bourgogne più ruffiani e beverini, c’è la gourmandise infinita che invita a ripetere l’assaggio ma bisogna fermarsi, non possiamo certo finirci la bottiglia Franco, devi guidare!
Il Sommelier del Pescatore di Canneto Sull'Oglio e Signora.
Proviamo il 2006. Caspita ! Ma sembra uscito da terroir completamente diversi. Invece no, è solo l’annata che ha cambiato le sensazioni. Il colore sembra leggermente più scuro, ma che succede, suonano alla porta, chi c’è’ ? Dei giapponesi? Ma guarda un po’, ce ne sono ancora in giro per la Langa . Ma questi sono professionisti, non turisti, si vede al volo, guarda lui come prende in mano il bicchiere con due dita di Barolo 2006 , prima di tutto lo ispeziona nel bicchiere in trasparenza ad un tovagliolo di carta bianca e solo dopo lunga pausa se lo passa sotto il naso. Ah, ecco, abbiamo qui addirittura il sommelier del Pescatore di Canneto, Hayashi Mototsugu con signora, quale onore. Bene allora incrociamo qualche commento, anche se dieci anni in Italia possono non bastare per una lingua ostica come l’italiano. Ma allora, ma questo bouquet 2006 è proprio diverso, le note floreali hanno a questo stadio rimpiazzato totalmente i toni di frutti rossi della 2005. Qui è la violetta che da il via al corso fiorito, fiori rossi ça va sans dire, e una certa austerità di fondo ritrovata coerentemente in bocca. Hayashi insiste a far roteare il vino nel bicchiere, ma si tiene per se le sensazioni, non parla più. Allora proseguo per conto mio e lo riassaggio , piuttosto ostico il ragazzo, meglio lasciarlo riposare, questo si farà, la stoffa c’è tutta, intanto c’è il 2005 da buttar giù senza pensieri. Ancora una cosa? Una cosa confidenziale. Lo vedi come sono i piemontesi, poco a poco si aprono, come il Barolo, e poi ti donano chicche nascoste ai più, come questo piccolo e dolce gioiello, un Barolino Chinato proprio figlio dell’annata 2005.
Proprio buono questo 2005 ...
Che piacere chiudere così, tra speziatura e dolcezza. Grazie Maria Teresa, alla prossima, anche prima del centenario, questo è certo.
p.s. consigli per gli acquisti, fin che si trova, Barolo Mascarello 2005.
C’è solo una cosa più deprimente di un vino stile anni ‘90 di una grande azienda: il vino stile anni ‘90 di una piccola azienda Definizione ‘90. Colore cupo concentrato, effluvi di frutta cioccolata e vaniglia al naso, ingresso e finale dolce, morbidezza, poca longevità nel tempo, merlot ovunque e comunque, 50 euro a bottiglia, alcol dai 14 in su, assoluta mancanza di riferimento territoriale. L’idea che si debba bere fuori dai pasti. Il vino come esibizione
gdf con gintonic e telefonino spiato dagli occhi di un esemplare di armadillo nikon
Wikipedia, L’Armadillo
Caratteristiche fisiche: Gli armadilli sono lunghi tra i 150 e i 190 cm e possono pesare dai 50 ai 120 kg. Hanno un corpo normalmente longilineo con una parte rinforzata sull’addome dove accumulare una parte adiposa per i periodi in cui la scarsità di salumi, formaggi e vini biodinamici potrebbe compromettere la loro sopravvivenza, parte utilizzata anche come difesa passiva dai predatori di bottiglie di Nicolas Joly, parte sempre più molle e sempre più diffusa negli armadilli evoluti a scapito dell’ originaria corazza callosa che caratterizzava gli esemplari allo stato brado . La coda è a forma fallico retrattile, le zampe sono robuste e corte ma provviste di cinque dita terminanti con robusti artigli, utilissimi per afferrare al volo le scivolose bottiglie di Philippe Pacalet. Arti particolarmente adatti anche per l’utilizzo del loro giocattolo preferito, il cavatappi. Il muso è di forma arrotondata, con grandi orecchie e piccoli occhi furbi. L’unica specie a presentare peli è l’armadillo villoso, abbastanza diffuso nel nord Italia.
in secondo piano, poco riconoscibile, Lucien il fondatore
Caratteristiche comportamentali. Gli armadilli sono animali con abitudini e costumi prevalentemente notturni e sotterranei: durante la giornata stivano le casse di vini della Velier e i salumi di Parisi in rifugi sotterranei, profonde e articolate tane composte da lunghi cunicoli e piccole stanze sotterranee dove ritornano verso sera per sfogare i loro istinti più bassi lontano da occhi indiscreti, accompagnati dalle note di musicisti degli anni 70-80 ormai tutti morti di overdose. Gli armadilli si nutrono in modi vari, ma la dieta è composta principalmente da salumi, carboidrati e vegetali biologici.
armadillo da cruscotto
I nemici naturali degli armadilli sono i venditori di lieviti selezionati astemi , che, tuttavia, riescono con fatica a sopraffare un armadillo adulto. La difesa principale, la “corazza” cerebrale, è impenetrabile anche per la maggior parte dei venditori di anidride solforosa , ma curiosamente non viene usata spesso: l’armadillo preferisce infatti scappare dal nemico, scappare in enoteca o infilarsi in una trattoria di fiducia, piuttosto che contare sulla propria corazza cerebrale. Palese l’inclinazione caratteriale verso il cazzonismo sempre e comunque,allergia a prendersi sul serio (vino a parte) , tendenza all’aerofagia , misoginia di fondo unita a indomabile passione per la femmina giovane. Però, contrariamente a quanto si possa immaginare, l’armadillo evoluto ha una attività sessuale praticamente nulla. Qui di seguito qualche prezioso contributo fotografico di National Geographic , dove il fotografo è riuscito ad inserirsi ad un Party avvenuto ad inizio autunno in amena località delle Langhe. Ecco cosa fanno gli armadilli in azione! Ma prima pubblichiamo il loro manifesto sociale, una sorta di copertura intellettuale che dovrebbe occultare il vero oggetto sociale del gruppo, dedito manifestamente all’abuso di vini biodinamici, buoni o cattivi che siano. “Tre pards (piu’ una trentina di simpatizzanti) uno sommelier professionista, uno sommelier tout court ed uno semplice appassionato. Due di loro anche discografici per passione. Tutti amanti dei vini che ’sanno’ di vino, quelli che hanno solo gli ingredienti giusti: l’uva ed il lavoro del vignaiolo. Nel vino e nella musica riusciamo ancora a trovare grandi emozioni frutto del lavoro di artisti spesso considerati ‘minori’ o ‘beautiful losers’, belli ma perdenti per le logiche del business, ma che per noi sono quelli che vincono, tutti i giorni.” Capito, l’armadillo mente sapendo di mentine , mente anche a se stesso e tesse la sua rete sotterranea di nuovi associati dediti alle pratiche sopra descritte coprendone il vero scopo, mascherandolo con una facciata culturale in realtà mai approfondita oltre il secondo album dei Creedence
armadillo sedentario
a sinistra, armadillo Velier
a sinistra, armadillo intellettuale
armadilli affettuosi
... armadilli molto affettuosi
qui un raro esemplare a lingua lunga
armadilli in branco
armadillo inconcludente
Infine un dovuto e sentito ringraziamento allo staff della locanda dell’Arco di Cissone per averci sopportato fino a tarda ora:
Merci le Patron!
Fallet Prevostat 1976, sboccatura 2008...
Insalata di ovuli e tartufi estivi
Il mitico peperone imbottito di tonno
Lo sformato di zucchina in salsa di peperone arrostito
commovente Pianpolvere 95 Fenocchio
L'intraducibile Accomasso si fa capire bene solo in bottiglia
Piena di queste e altre bellissime sorprese la cantina della Locanda dell'Arco!
LOCANDA DELL’ARCO. Via della Fontana, 1 12050 - CISSONE - CN Tel : 0173 748200 gdf