I rosè,
in Bollinger, videro la luce solamente dopo la morte di Madame Lily, la quale,
ebbe a manifestare, a più riprese, di non amare affatto tale tipologia.
Conoscendo la versione “bianca”, della GA, nutro certe aspettative, che non
sempre, o raramente, vengono rispettate. Va da sé che il discorso, per quanto
mi riguarda, lo allargo a quasi tutte le altre maison, con pochissime eccezioni.
Il 2005, millesimo con più di un problema –
non è il 2002, tanto per capirci - è rosé
d’assemblage, con Pinot Nero 72 e Chardonnay 28, con l’aggiunta di un 5% di
vino rosso, proveniente dalla celebrata parcella Côte aux Enfants.
La mia boccia – dègorgèe settembre 2014 -
l’ho trovata “avanti”, mentre l’avrei preferita “davanti”, già dalla cromia, in
cui l’arancio, brillante, è più di un semplice riflesso.
La delicata espressività del naso è matura:
cannella, fiori, pesca e albicocca, profilo boisé
sporgente e sigillo minerale non così pronunciato.
Al palato, l’andatura cambia leggermente e si
migliora un filo, ma non al punto da farmi ricredere e recedere dalle mie
convinzioni. Una maggior freschezza conferisce più dinamismo e ampiezza agli
aromi, soprattutto sotto l’aspetto fruttato-speziato, con la bacca nera che
cresce e ora “spalleggia” più consapevolmente.
Sorsi di persistenza e lunghezza misurate,
con rimandi di fruttini rossi, ribes in particolare, e un notevole carico di
tostature.
Come non convenire con lo scetticismo in
rosa, non così cervellotico, di Madame Lily?
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