Una dolcezza di fondo, niente di troppo acido, di troppo amaro, di troppo evidente, di eccessivamente concentrato, di troppo palese. Ma se ci presti più attenzione ti rivelerà invece una grande profondità di sostanza intrisa di delicatezza, carattere garbato, suadente, senza nessuna nota troppo acuta. Un involucro ingombrante, ne sarebbe bastato uno molto meno ampio perché ci stesse dentro tutto quanto, non perché fosse poco il contenuto, solo perché al modo e alla maniera serviva una confezione diversa per esprimersi. L’atteggiarsi ingenuamente con platealità come contrario, con troppi colori in etichetta, utili per confondere i superficiali, utili per stare al mondo comunque, apparendo chiassoso ma rimanendo impercettibile, sottovoce, mascherando la profonda sofferenza fisica e mentale con il romanticismo, senza usare il fisico come schermo, ma solo come scusa per sviluppare una pigrizia creativa, fatta più di idee che di forza. Exquise, un qualche cosa di non perfettamente riuscito, non dolce, non secco, finemente rilevato e alleggerito da un perlage di gentile ironia servita sottovoce; se l’hai capito al primo sorso bene, se no prosegui, l’anima sottile non si svela che attraverso i silenzi. Vorresti convincerlo ad essere diverso?
No, battaglia persa. L’Exquise ha un'energia sotterranea ben definita e consolidata, pennellata di pacatezza filosofica; una cultura alternativa, fuori dai sentieri più battuti, con i suoi spazi fluidi intercalati da accenti acuti. L’ultimo vino che abbiamo bevuto insieme, il giorno prima, e non poteva essere un altro. - gdf -
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