del Guardiano del Faro
La doppia porta in legno lucido e i due piccoli
oblò cerchiati in ottone.
Dietro, il metro di strada statale dove Portofino diventa Santa Margherita e dove Santa Margherita Ligure diventa Portofino. Paraggi, nei paraggi di Paraggi e null'altro, su una delle spiaggette più esclusive d’Europa, questa e quelle nascoste, come quella dell'Olivetta, da raggiungere di notte, a piedi, al buio, alla ricerca di un amore perduto, sfiorito tra le piante e i fiori di pitosforo.
Non vorrei partire troppo da lontano ma mi
sembra inevitabile farlo quando il luogo e le emozioni che pensavo perse mi coinvolgono così dal profondo,
come in questo caso particolare, nel caso de Le Carillon di Paraggi, dove i suoni che giravano di continuo non sono mai stati banali quanto il titolo del programma immaginato.
Era il 1986 quando misi piede qui dentro per la prima di una bella serie di occasioni indimenticabili, in un
locale molto di moda in quel periodo. Un locale non molto grande ma che già
disponeva di diverse soluzioni di intrattenimento: con spiaggia, terrazza,
ristorante, bar e pure discoteca. Tutto piccolo e molto concentrato, adoro le cose piccole, la mia concentrazione migliora.
Ma io ci arrivai per un motivo ancora diverso, con dentro la curiosità di conoscere l’autore di un libro molto particolare, parecchio aderente alla spensieratezza di quegli anni. Ancora lontano da ambizioni letterarie mi sarebbe bastato portarmi indietro quella che ci avevo portato dentro, e che invece se andò da qui con un altro. Qui, un Benz, anche di quelli buoni, non è mai bastato.
Pestate di piedi ne presi anche in altre belle serate, sempre quelle, quelle che chiudono il calendario, qui con concorrenza imbattibile, e per non fare nomi, specialmente quando chi ti pestava un piede se ti avvicinavi ad una splendida si chiamava Vialli, di punta, e so no era Mancini, di tacco. E se ancora non ti stava bene il loro gioco ci pensava Pietro Vierchowod a bloccare ogni velleità offensiva, di gomito.
Ma io ci arrivai per un motivo ancora diverso, con dentro la curiosità di conoscere l’autore di un libro molto particolare, parecchio aderente alla spensieratezza di quegli anni. Ancora lontano da ambizioni letterarie mi sarebbe bastato portarmi indietro quella che ci avevo portato dentro, e che invece se andò da qui con un altro. Qui, un Benz, anche di quelli buoni, non è mai bastato.
Pestate di piedi ne presi anche in altre belle serate, sempre quelle, quelle che chiudono il calendario, qui con concorrenza imbattibile, e per non fare nomi, specialmente quando chi ti pestava un piede se ti avvicinavi ad una splendida si chiamava Vialli, di punta, e so no era Mancini, di tacco. E se ancora non ti stava bene il loro gioco ci pensava Pietro Vierchowod a bloccare ogni velleità offensiva, di gomito.
L’autore di quel libro presentato qui e rimasto molto in bacheca si chiama Renzo Barbieri. Il titolo è
inequivocabile: Il Manuale del Playboy e del suo contrario, il calzacorta.
Ecco, pur avendo slabbrato a lungo il manuale di Barbieri, non riuscii mai a
calarmi nel ruolo primario descritto nel libro; quanto meno imparai ad evitare
le situazioni che potessero farmi identificare nel personaggio opposto, almeno
quello…
Entro e vedo una ragazza che era là quel giorno, e che oggi è ancora qui. Non mi ricordo il ruolo suo in quella sera, ma guardaroba o cassa che fosse cambia poco, quel che conta è che quando entro e la rivedo intendo che il tempo è quanto di più relativo si possa intendere.
Entro e vedo una ragazza che era là quel giorno, e che oggi è ancora qui. Non mi ricordo il ruolo suo in quella sera, ma guardaroba o cassa che fosse cambia poco, quel che conta è che quando entro e la rivedo intendo che il tempo è quanto di più relativo si possa intendere.
Era il cinquantenario del locale, aperto
inizialmente nel 1936 con il nome di Covo di Sud Est, mentre già da prima era
fra inteso come dependance marina del Grand Hotel Splendido, ma si trattava quasi
di un tendone spogliatoio utile agli ospiti a gran pagamento del Grand Hotel per cambiarsi prima
di gettarsi in acqua, e dopo, per tornare in albergo con abiti asciutti. Io non c'ero, però così mi dicono.
La grande epoca del Covo di Sud Est, e in
seguito ribattezzato Le Carillon, subì alti e bassi come la vita di tutti noi,
ma da settimana scorsa è tornato in gran forma, rinnovato nelle idee e nel
concetto, pur mantenendo la sua connotazione naturale di disco club les pieds
dans l’eau e ristorante, ristorante con ambizioni gourmet.
La famiglia Rocca, già impegnata nei due
settori del divertimento e della ristorazione sotto le insegne del Ristorante
da Giacomo di Genova, della discoteca Mako, sempre a Genova, e fino al dicembre
scorso anche del Santa Beach Club di Santa Margherita ha rilevato la proprietà
del Carillon, affidandone il segmento ristorazione all’occhio esperto di
Giuseppe Ricchebuono del Vescovado di Noli, che insieme ai Vivalda dell’Antica
Corona Reale di Cervere, hanno costruito un gruppo di lavoro di grande qualità.
Giovani che hanno esperienza di sala e di
cucina in alcuni dei migliori locali liguri e piemontesi. Provengono da locali
stellati, (una + due) e il risultato di questa prima esperienza si colloca già
nel mezzo tra le due opzioni. La mia donna copertina mi conferma che qui sono a casa.
Partenza lanciata, così si fa, chè in spiaggia ci passano
in molti, e quindi bisogna essere subito pronti a fornire un’immagine
istantanea molto chiara. Quindi, appena dietro la doppia porta in legno lucido,
guardando attraverso gli oblò bordati di ottone, non si potrà fare a meno di
notare che qui tutto quanto è griffato Dom Perignon, e che tutti i visual a
parete ricordano tempi gloriosi del bere e del mangiare in compagnia della
musica e del rumore del mare, e di belle ragazze come e solo BB.
Ora, immagino, resterà da trovare un equilibrio
tra la proposta eno-gastronomica e quella relativa al disco club, quando un dj,
due volte la settimana, affiancherà il lavoro della cucina e della sala. Sala
governata benissimo da maitre e sommelier con esperienze proprio a Cervere, ma
anche a La Rei del Boscareto Resort. Come si dice in questi casi, gli
ingredienti diqualità ci sono tutti, coerenti al luogo, le persone anche, per non dir nulla della storia, che sempre ritorna, ciclicamente.
Quindi, che il divertimento cominci, e se lo chef executive si chiama Ricchebuono, il sommelier si chiama Vendemia e il maitre Parola... e allora siamo in buone mani o no ?!?
.Giornata splendida
Oltre a BB compare anche Scarlett Johansson
L'esclusività ha il suo prezzo
E anche l'acqua non è una qualunque
Non esageriamo... è una magnum...
Igor Vendemia, sommelier omen nomen.
Clientela giovane a Le Carillon
Nicola Parola... e allora ditelo: giovane venticinquenne il brillante maitre da concorso
la prima carta di Giuse Ricchebuono per Le Carillon
Olio in esclusiva per Le Carillon, da due passi, da Santa Margherita, nei paraggi d Paraggi
Ottima focaccia, per una volta per nulla unta
E pane all'altezza dei migliori esempi, da Cervere a Noli, con lievito madre e farina finissima, leggerissima
Carta vini in progress, me che contiene già perle rare
Come questo di Walter de Battè, che non può mancare in un locale prestigioso della Riviera di Levante.
Originale orange wine da uve Bosco.
La zuppa croccante e cremosa di carciofi. Vegan di lusso.
Un croccante pesce lama con cipolla confit e pomodorino candito
Le posate giuste per questi piatti. Il maitre lo misuri già da questi dettagli.
Il tenero polpo arrostito con crema di zucchine trombetta, gocce di peperone e limone candito
La profumatissima triglia nel suo ristretto, porri alla piastra e finissima tegola al parmigiano
Cappellacci di giuncata, passatina di piselli freschi e schegge di mandorle tostate. Armonia.
Sugarello scottato in acqua, asparagi e cipollotto. Stracci di parmigiano. Contrasti
Risotto Acquerello ai frutti di mare. Quando sei saturo dei gamberi di Sanremo prova quelli di Santa Margherita.
Il duello infinito, senza vincitori.
Ombrina, carciofi e zafferano. Equilibrare la spezia è fondamentale
Baccalà confit in bianco e al verde. Confortevole
Variazione di agnello. Vivace.
La roccia di gin & tonic gdf. Molto gdf
Cannolo friabile di formaggio di capra, patate dolci e mandorle salate. Anche con meno patate.
E il classico tortino dal cuore morbido, però in contrasto nero e bianco.
Piccola pasticceria
Abbinamento di fine pasto
Ma c'è anche questo polivalente, buono all'aperitivo ma anche come digestivo estivo. Notevoli anche gli agrumi disidratati
Prezzi: alla carta 55/75 euro
Menù degustazione: 45/60/90 euro
Tel 0185 286721
gdf les pieds dans l'eau
Mamma mia ! Ricordi che irrompono dalle onde. La Bellezza che ritorna. Da santificare, subito.
RispondiEliminaGiorgio
Andateci, fate in fretta, prima che cominci l'estate e tutti i suoi effetti collaterali
RispondiEliminaRicordo un 50mila per una coca&cola,nelle notti d estate Gigizicchesche,preferisco adesso,speriamo che questo angolo di paradiso risorga.
RispondiEliminaTMC
Trattengo, come Giorgio, i ricordi che irrompono dalle onde e le emozioni che arrivano da un pezzo di vita cucito nella fodera di un pezzo d'informazione, nelle splendide foto rivedo le sequenze di un film che mi ha visto comparsa, quell'epoca scomparsa ritorna, la malinconia lascia campo al riso e che riso, poterlo gustare in una baia tra le più affascinanti ed esclusive d'Italia è un valore aggiunto non quantificabile.
RispondiEliminaM 50&50
era l'estate del '77 quando sentitomi abbastanza cresciuto, ne avevo 17, andai per la prima volta al Le Carillon, e quella sera fu anche un'altra mia prima volta indimenticabile, la forte senzazione di trasgredire approdando ad un locale realmente esclusivo mi appartiene ancora. E poi rivedere BB che mi tenne in braccio da bambino, come dai racconti di mia madre, mi riporta ora ad allora. Fantastico!
RispondiEliminaFondamentale fare un ripasso, la materia va sviluppata se c'è polpa
RispondiEliminaGiGi
Fornace, Vescovado e adesso qui, forse Ricchebuono non vuole sbagliare location per paura di un ammutinamento delle padelle…
RispondiEliminaBucci@, non potevano che essere le vibrazioni di un Carillon a risvegliare i ricordi, davanti a quella baia, dalla vela della tua amica con paura mi sono tuffato, l’avrei fatto anche dalla cima del pennone pur di dare un morso a quel mondo non mio dove non mi sarei nemmeno potuto avvicinare se non per te.
M 50&50
Dai che 20 euro per una coppa di Dom vista mare e vista poppe non è poi così fuori :-)
RispondiEliminaBep
Una coppetta di Dompé con la Petit Moet...
RispondiEliminaA dirla tutta entravo e uscivo con sottobraccio "Il vademecum del single boy" di Sandro Toni.... Scritto 30 anni fa, ma funziona ancora adesso. Giuro. Levo la polvere dalla copertina e riparto.
RispondiEliminaAndrea
Se ci affittassero una bacheca in vetro ci potremmo mettere dentro qualche copia del ns/ di libro ;-) e dove se non lì, con quella copertina che guardava così lontano...
EliminaChissà che casino questa estate..... di sera poi.... ci andrò adesso. Pranzo, spiaggia, doccia, aperitivo, cena,discoteca e buona notte, l'Eight Hotel è a 20 metri... pescando nel mazzo qualche cosa ti porti via
RispondiEliminaFranck