Aveva appena sbagliato il
rigore. Nove su dieci se lo tiri forte va dentro, non importa in che punto,
basta che sia tirato in porta e di potenza.
Se cerchi la precisione, anche se lo angoli e lo tieni rasoterra il portiere potrebbe arrivarci se si è buttato dalla parte giusta.
Allora, meglio buttargliela tra i piedi piuttosto, per confonderlo, specie se è molto alto, e siccome tutti quel che fanno quel lavoro lo sono...il 7, si, lo so, ce l'ho sulla maglia, ma in quell'angolo veramente rischi i fischi.
Se lo vuoi tirare di precisione devi ricordarti di spiazzarlo il portiere, che vuol dire fargli fare un movimento contrario a quello che hai in mente tu.
Se cerchi la precisione, anche se lo angoli e lo tieni rasoterra il portiere potrebbe arrivarci se si è buttato dalla parte giusta.
Allora, meglio buttargliela tra i piedi piuttosto, per confonderlo, specie se è molto alto, e siccome tutti quel che fanno quel lavoro lo sono...il 7, si, lo so, ce l'ho sulla maglia, ma in quell'angolo veramente rischi i fischi.
Se lo vuoi tirare di precisione devi ricordarti di spiazzarlo il portiere, che vuol dire fargli fare un movimento contrario a quello che hai in mente tu.
Pensava a tutto ciò,
camminando mestamente con le mani sui fianchi dalle parti del centrocampo invece di correre
nuovamente verso la porta avversaria, cosa che stavano facendo i suoi compagni,
abbastanza stupiti negli sguardi, perso-lo di vista nella sua posizione naturale
di agile ala destra col piede contrario, così da potersi poi girare sul lato giusto al momento imprevisto.
Al suo posto, sull’ala, era
sceso il terzino destro, che una volta arrivato in affanno dalle parti della bandierina
del calcio d’angolo si rese conto che il campo stava finendo. Con una maldestra
ma fortissima ciabattata contro mano buttò il pallone verso il centro, che si impennò
dirigendosi più verso il centro del campo che dentro l’area, dove erano in
molti ad attendersi un cross e non un rinvio.
Lui vide arrivare il pallone, pieno
di pensieri ma libero da marcature, perché era completamente fuori posizione, penultimo dei 22. Dietro di lui solo il suo sconsolato portiere. Dietro di me, dalla riga di poltrone schierate in tribuna stampa, solo un polemico commentatore che si alzò veemente di postura e di voce:
provaci, provaci, tanto rimarrai sempre e comunque
uno str…
Il collega non riuscì a
completare il concetto, perché quel pallone la nostra ala destra mancina e fuori zona decise che
l’avrebbe colpito come gli veniva, di collo pieno, di sinistro, fortissimo, da almeno 25-28
metri. Colse al volo la parabola pur consapevole che non sarebbe mai andato via satellite.
Era solo una partita di Coppa Italia, ma quella terribile pallonata gommata lasciò di sasso tutti, andandosi ad infilare sotto la traversa, nel bel mezzo della porta difesa da un portiere buono ma un pelino troppo avanzato per poterci arrivare. C'entrava poco, ma pensai lo stesso a Jo Jordan in quel momento, per alcuni lo squalo, per altri un nasello.
Era solo una partita di Coppa Italia, ma quella terribile pallonata gommata lasciò di sasso tutti, andandosi ad infilare sotto la traversa, nel bel mezzo della porta difesa da un portiere buono ma un pelino troppo avanzato per poterci arrivare. C'entrava poco, ma pensai lo stesso a Jo Jordan in quel momento, per alcuni lo squalo, per altri un nasello.
Un paio di domeniche dopo
tornava il campionato, e lui si presentava dall'alto del suo metro e settanta da capo cannoniere del torneo ma non
più portandosi dietro l’etichetta di raffinato stilista del gol ma bensì quella di spacca reti.
Dopo pochi minuti si trovò
nella sua posizione preferita, dentro l’area avversaria, dentro il gioco di testa giocato con i piedi, attendendo un passaggio
degno di essere preso di considerazione. Ricevuta la palla dal 10 di spalle alla
porta, invece di chiudere la triangolazione con lui o con il 9 centellinò la
palla sotto la punta del piede sinistro. Il suo marcatore lo teneva più d’occhio
che di spalla, facendo solo attenzione che non si girasse su temibile sinistro, per attirarlo in un angolo cieco, verso destra.
Ma le opzioni erano diverse,
almeno altre tre secondo me: A: poteva ridarla indietro ad un compagno e liberarlo al
tiro. B: poteva tentare di girarsi e tirare forte sotto la traversa. C: provare un ultimo dribbling strettissimo che
l’avesse messo a tu per tu con il portiere. Ci fu un momento di stallo temporale. Tre secondi di black out in area. Nessuno si muoveva.
Lui, nel dubbio -ma non credo ne avesse- fece un’altra cosa; un po’ con
la suola tacchettata e un po’ di tacco liscio colpì sporco il pallone senza guardare dove lo aveva
indirizzato, ma conoscendolo bene quel posto. Piano piano e no look. Tunnel da fermo. Il pallone, lemme lemme, rotolò laggiù, nell’angolo più lontano,
infilandosi di precisione in gol senza che nessun difensore o il portiere
trovassero un riflesso buono per impedirglielo.
La sua squadra arrivò comunque sesta in quel campionato, ma lui vinse il titolo di capo cannoniere e salvò l'etichetta dell'individuo che vince sulle squadre.
gdf
La sua squadra arrivò comunque sesta in quel campionato, ma lui vinse il titolo di capo cannoniere e salvò l'etichetta dell'individuo che vince sulle squadre.
gdf
Colse al volo la parabola pur consapevole che non sarebbe mai andato via satellite.
RispondiEliminasiderale
Meglio di un tacco dodici
EliminaM 50&50