del Guardiano del Faro
Nell’immaginario comune all’uomo
ingenuo, uno chef di cucina di una certa notorietà durante il pomeriggio
potrebbe o dovrebbe occuparsi di terminare la pulizia della cucina con i suoi ragazzi non
appena finito il servizio del pranzo, quindi salutare la brigata e poi andare a
riposarsi qualche ora in attesa del servizio serale. Uno come Michel Troisgros si comporta così, tanto per fare un esempio noto.
Si, ma il primo pomeriggio non è ultimo neppure per alzare il telefono in continuazione. C'è sempre da chiamare qualche fornitore in ritardo sulla consegna, qualche collega con il quale condividere lo stupore per l'aumento sulla bolletta della nettezza urbana, e poi, alla fine, anche qualche giornalista a cui confidare qualche novità epocale.
Non è proprio così, perché lo chef moderno di successo è diventato per necessità di
sopravvivenza anche un animale migratorio e geneticamente modificatosi in un “consulente
globale” al servizio del resto del mondo alimentare.
Consulente globale perché non si pone limiti (dimentichiamoci quelli così definiti negli anni ’80), perché qui l’ampiezza di spettro di impieghi va ben oltre il vendere fondi di investimento, assicurazioni, case in multiproprietà o abbonamenti a San Siro.
Consulente globale perché non si pone limiti (dimentichiamoci quelli così definiti negli anni ’80), perché qui l’ampiezza di spettro di impieghi va ben oltre il vendere fondi di investimento, assicurazioni, case in multiproprietà o abbonamenti a San Siro.
Lo chef consulente ha di fatto
bruciato il lavoro ai consulenti di sala e di cantina, me compreso, che almeno qualche cosa sui temi
del servizio in sala e sulla composizione delle carte dei vini mi ero applicato
con qualche risultato.
Investitori, albergatori e
ricconi assortiti si affidano solo a loro ormai, o per meglio dire, secondo me
sono loro, gli chef consulenti che si sono appropriati anche degli altri ruoli, intermediazioni incluse.
Prendono l’appuntamento
con l’architetto per scegliere il colore delle tende, fanno il casting alle
ragazze da assumere per il servizio in sala, indicano al sommelier quali
produttori di vino potrebbero essere interessanti da avere in carta, delegano ai
migliori impiegati di cucina i compiti loro: dove e come condurre la danza della padella.
Volendo distinguere, in uno ormai stanco dualismo nell’intendere il moderno ruolo di chef, aveva sicuramente ragione
Ducasse e non Adrià, perché sarà il cuoco manager a cavarsela, quello con capacità di
comunicazione e talento nelle pubbliche relazioni e tanta buona sostanza, anche senza alghe e senza l'ambizione di essere per forza un numero uno in assoluto.
L’abbigliamento, l’occhiale, la scarpa, la camicia su misura … e poi farsi vedere nei posti giusti della città per
ricordare al mondo che loro tra qualche ora si metteranno una giacca bianca
molto firmata e saranno in grado di cucinare degli ottimi piatti, degni della
migliore cucina d’autore. Proprio così.
Non ho inserito foto in questo blocco di bla bla bla perché Fabio Barbaglini (quello in alto a destra della foto iniziale) mi ha detto che preferiva quando scrivevo senza sostenere il post con l'ausilio di foto.
Foto che però aggiungo ora tutte insieme, perché secondo me l'altro, Andrea Ribaldone (quello a sinistra nella foto iniziale), dicevo, secondo me lui ci tiene un po' di più ad essere paparazzato in giro per la città.
Cominciamo dalla Sartoria Davin, dove Andrea si fa tagliare e confezionare le camicie su misura utilizzando i tessuti esclusivi selezionati da Fabrizio, il Miguel Bosè alessandrino.
Dettaglio sull'insegna e sull'attesa
Dalla sartoria alla pescheria il passo è breve. Belìn, dal >Nanni si pesca bene.
Qui si fornisce Andrea, ma anche Fabio lo faceva ai tempi di Gavi e Volpedo.
Tutti i giorni di qui si parte, si va e si torna dalla Riviera con il pescato del giorno
Qui invece non serve neppure l'insegna.
Questo è l'unica maniera per riconoscere il locale di Giorgio Pagella
Giorgio è riconosciuto come maestro e cintura nera di tramezzini e focacce farcite
Oltre a selezionare prodotti di estrema nicchia
Colazione o pausa pranzo. Aperitivo dolce o salato
E ci sono esposte anche le pe... le pesche della Colombera, la mia maestra di Timorasso
Sport di estrema nicchia
Sport di estrema nicchia
Qui Andrea si va a prendere un pollo allo spiedo quando non ha voglia di cucinare
Uno chef senza coltellinaio di fiducia non esiste
Coltelli...
ma anche trafile e timbri, per passatelli o corzetti
L'inseguimento continua, ma adesso prendiamo l'auto
Ton sur ton
Si suda, ma in baule Andrea ha previsto due ricambi di camicie prelevate in lavanderia
Il nostro obiettivo è nelle terre del Ruché
Grandissima proprietà che si contraddistingue per la specializzazione su questo vitigno raro, vinificato in diverse maniere, e finalmente anche esportato con successo
Fa tutto lui: l'autista, il cuoco, il maitre, il cameriere, il sommelier, l'intrattenitore...
Tra vigne di ruché, noccioleti ed anche il laghetto privato. Luogo bellissimo
Per ogni informazione sull'azienda prego clikkare sul link
Ci sarebbe anche questo da visitare, si tratta di Enosis Meraviglia, dove Donato Lanati e il suo gruppo di studio concentrano le loro attenzioni sulle ricerche applicate allo sviluppo enologico
Ma non si può arrivare dappertutto, anche perché l'orario è ormai quello del Martini e le cadreghe del dehors sono già girate al contrario. Dai, che noia, un altro bar
Ma per fortuna che c'è il Guidetti, che il ghiaccio non mette a cubetti
Glaciale e immediato il suo Martini Montgomery 15/1 , fatto senza usare il ghiaccio, perché qui tutto è mantenuto a meno 18 gradi.
Si deve bere in tre sorsi e in 180 secondi, in silenzio, se no il Guidetti se la prende a male.
Si deve bere in tre sorsi e in 180 secondi, in silenzio, se no il Guidetti se la prende a male.
Pausa in hotel prima della cena.
Lo chef torna ad essere uno chef che cucina
Andrea Ribaldone
gdf
Più che Bosè direi Hugh Grant
RispondiEliminaMarziapuntini
Anch’io sono stato colpito dalle foto in sartoria, ma più che dai puntini o dai quadretti sulla camicia di Hugh, mi sono fermato a lungo all’ingresso, sarà stata la coda…di cavallo.
EliminaPost interessante, quando ho gente a cena mi metto in moto all’alba, chi lo fa per mestiere non sente l’ansia da prestazione e riesce a trovare momenti per sé mentre la padella può attendere, fuori fuoco.
M 50&50
Giorgio pagella, il primo in ordine di tempo che mi scoprì8 anni fa, subito dopo un certo gdf
EliminaRicordo di Giorgio la sua esclamazione,"QUELLA RICCIOLA ANDAVA TENUTA ANCORA 1GIORNO SOTTO VUOTO COSÌ FROLLAVA MEGLIO" da quel giorno , complice la sorella che lavorava vicino al ristorante, ogni lunedì per 5 anni della mia vita lo passati dentro la tazza d oro, ad ascoltare i suoi racconti
Ora ci siamo un po persi ma resta una persona squisita e di grande professionalità a cui devo tanto
davide cannavino
Ah, dunque è li che hai imparato a fare i tramezzini ;-)
EliminaEsatto , ma i suoi sono imbattibili poi la bottiglia di barolo sopra la teca dei tramezzini, no barique no Berlusconi vale il viaggio
Eliminaps volevo fare un Camogli, con il gelato di Focaccia ,in omaggio al autogrill ma ci arrivò prima qualcuno
davide
Uhm,non son fatto per il doppiopetto,massimo raglan,o arrosto laccato:)
RispondiEliminaTHEMETALCUCCO