- by Sophie -
Nella puntata precedente, ci siamo arrampicati su per la strada che porta a Campiani di Cellatica. Quando raggiungi una certa quota però, difficile non volere raggiungere anche la vetta… Così, dopo Cà del Vènt, il nostro percorso non poteva che proseguire e portarci a Monticelli Brusati, da Aurelio del Bono…
A casa Del Bono, il vino è un affare di famiglia.
Aurelio è cresciuto in mezzo alle vigne.
Il papà ha sempre coltivato la vigna e parte dell’uva veniva conferita
alla cantina sociale locale. Quando lasciò il nido familiare, Aurelio intraprese
una strada diversa. Non tagliò mai però il cordone ombelicale che lo legava
alla sua terra e a distanza di anni, tornò a occuparsi delle vigne di famiglia.
I sette ettari di vigna si
sviluppano su un suolo di natura argilloso-calcarea, molto diverso da quello
morenico che caratterizza gran parte della Franciacorta come visto nel precedente
post, e conferisce all’uva non solo maggiore struttura ma anche una spiccata mineralità.
Alla stregua dell’azienda Cà del Vènt, Casa Caterina possiede alcuni dei vigneti
più vocati di tutta la Franciacorta, non solo per la natura del sottosuolo, ma
anche per l’esposizione degli stessi appezzamenti.
Le vigne di Casa Caterina sono situate
a Monticelli Brusati, uno dei comuni riconosciuto dal disciplinare del
Franciacorta DOCG. Ad Aurelio però, il disciplinare di produzione è sempre
stato troppo stretto. Così, a un certo punto, ha preferito uscire dalla DOCG,
affrancarsene, rinunciando alla prestigiosa dicitura ‘Franciacorta’ in
etichetta… Non c’è da stupirsi... Aurelio Del Bono è un uomo di carattere e la
sua forte personalità si rispecchia anche nei suoi vini.
Quando si parla di Casa Caterina, inevitabilmente
ti viene in mente Aurelio. Aurelio è la figura pubblica dell’azienda, colui che
si incontra alle manifestazioni, alle degustazioni. Dietro le quinte però, lontano
dai riflettori, c’è una persona che svolge un ruolo non da meno: si tratta di
Emilio, il fratello. E’ lui a curare la vigna. Basta scambiare poche parole con
lui per rendersene subito conto, e capire quanto ce l’ha a cuore.Il ruolo di
Aurelio però non si limita alla sola parte divulgativa… Aurelio è anche e soprattutto
l’artefice in cantina,dove di artefatto però non c’è proprio nulla, comprese le
fermentazioni che si svolgono in modo del tutto spontaneo.
I 7 ettari, coltivati secondo i
dettami dell’agricoltura biodinamica,sono divisi in tante parcelle dove sono
impiantati altrettanti vitigni… diverse decine, ci dice Aurelio. Oltre alla
presenza dei vitigni tradizionali, sono anche presenti numerosi vitigni
alloctoni, quali Gewurztraminer, Viognier o Marsanne. Occorre dire che ad
Aurelio piace sperimentare. E bisogna riconoscere che gli riesce piuttosto bene.
Vendemmia 2007 – Sboccatura
Marzo 2008
Il Brut Cuvée 60 trae il suo nome dal numero di mesi di permanenza del vino
in bottiglia sui propri lieviti prima della sboccatura.. Probabilmente
c’eravate arrivati anche voi… Si dà il caso però che la Cuvée 60 sia, per modo di dire, il vino di ‘entrata’, cioè il vino
più semplice dell’azienda… ebbene sì, 60 mesi di permanenza sui lieviti quando,per
un Franciacorta Brut, il disciplinare di produzione prevede una permanenza di
soli 18 mesi… questo la dice lunga sul modo di intendere il Franciacorta e il
vino in generale da parte dei fratelli Del Bono.
Crémant, termine francese che in Italia corrisponde al Saten. Si
riferisce quindi a uno spumante dalla bollicina più delicata in quanto la pressione
atmosferica in bottiglia si aggira sui 3,5/4,5 bar.Il perlage di questo Blanc
de Blancs si rivela fine ed elegante. Appena versato, il vino ci regala uno
splendido aroma di crema all’uovo,note ossidative volute da Aurelio che ricordano i
grandi Champagne di Anselme Selosse. Il naso si sviluppa successivamente, su fresche
note mentolate e balsamiche.
Brut Rosé Millésime
2004
Sboccatura Giugno 2012
100% Pinot Nero.
Profumo di ciliegie sotto spirito completato da note di mandorla amara. La bocca
denota grande freschezza e sapidità. Vino di grande ricchezza ed ampiezza.
Noncè, un nome che più esplicito non si può, per evidenziare un vino
che in pratica non esiste…Ne sono state prodotte meno di 1.000 bottiglie.Pure il
vitigno non c’è, nel senso che abbiamo a che fare con un’uva non usuale per la
zona. Un Gewurztraminer vinificato in purezza, con macerazione sulle bucce che si
protrae per oltre 60 giorni,e dona al vino grande carattere. Il naso si
sviluppa su degli aromi di zafferano e agrumi. In bocca, il frutto è presente, sotto
le vesti di albicocca principalmente.
I vini di Casa Caterina non sono mai banali, a partire delle
bottiglie, alcune delle quali sono interamente decorate a mano dalla figlia di
Aurelio e vengono sigillate, come si usava una volta, con spago e ceralacca. Sono
vini fuori dagli schemi, istintivi, viscerali,forse non comprensibili da tutti ma in
grado di regalare, a chi li sa aspettare e ascoltare, emozioni che solo i fuoriclasse
riescono a trasmettere.
Sophie
Il post precedente di Sophie sull'argomento lo trovate qui sotto.
http://armadillobar.blogspot.it/2014/01/brindisi-in-franciacorta.html
Sophie
Il post precedente di Sophie sull'argomento lo trovate qui sotto.
http://armadillobar.blogspot.it/2014/01/brindisi-in-franciacorta.html
Questa è roba tosta da bere. Da uomini veri :-)
RispondiEliminaBeppe
Beh! Sophie è una degustatrice tostissima, ce la può fare...
RispondiEliminaBuoni!! Se serve una mano!!
RispondiEliminaRoba tosta? Per me solo roba buona, cmq degustatori di cuvée annamaria clementi astenersi..non fa per voi.
RispondiEliminaFondamentale non etichettarsi Franciacorta: fatto questo passo liberi tutti di agire senza fare prigionieri
RispondiEliminaFranck
Ricordo una bella serie di assaggi di questi vini fatti con l'armadillo Hazel a livello del mare, forse a Chiavari?
RispondiEliminaSophie... scopri sempre realtà interessanti ! ... brava !!
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