mercoledì 15 giugno 2011

Montrachet e dintorni: Orizzontale obliqua di Grand Cru


Il lato oscuro della Divina Collina.

– del Guardiano del Faro -



Chi manca all’appello? Parecchi in effetti, però i riferimenti non ci mancano. Possiamo guardarci intorno con una certa tranquillità, non supponenza, solo tranquillità. Professionali? No, amatoriali bien sure . Però sull’altissima qualità dei grand cru del Domaine Leflaive nessuno manifesta dubbi, Anne Claude è una grandissima, più facile per qualcuno sentire la mancanza del bisonte americano marcato a fuoco DRC, ma solo per un attimo, perché anche l’ultimo ricordo, piuttosto recente del resto, ci ha lasciato la bocca foderata di tanto frutto maturo abbattuto da altrettanto legno maturo e scarsa acidità. Ma è il vino che in quel modo non matura bene. Fidatevi, battetevene il belino del bisonte. Nessuno ha poi pensato a Comtes Lafon ? Accidenti! Il virtuale confidenziale. Qualcuno starà pensando inarcando un sopraciglio: eccoli qua alle prese con la fiaba della volpe e l’uva. Ma credere alle favole fa poco bene alla fantasia e oscura la realtà, scriviamoci la nostra piuttosto di leggere quelle degli altri, quando leggo troppo scrivo peggio; viaggiamo oltre le fiabe tenendo gli occhi ben aperti. Piuttosto a me spiace si siano esaurite le scorte messe a disposizione dalla nostra mecenate, la Marquise de Laguiche, proprietà di gran lunga la più estesa nell’orto di Montrachet quella gestita da Joseph Drouhin e che nell’occasione di una storica sessione sul tema non fu secondo a nessuno, mentre uno dei due piccoli grand cru di Notre Dame de la Divine Colline ci ha fatto non poco soffrire, quel Criots 2002, accidenti quanto era complicato, aspettiamo il 2006 per ridargli ossigeno e dimentichiamo quell’inglorioso Chevalier fin de siécle. Anche di un massiccio Prieur non rimpiango la mancanza. Ma quanto siamo diventati snob, ma del resto quanti nomi poco noti di Chassagne e Puligny possiedono nobili parcelle sparse tra i cinque Grandi Cru compresi tra i due comuni ? Che facciamo di quelli, li espropriamo? Più Chassagne che Puligny, così a occhio, perdendoci tra le ricadute ereditarie e gli intrecci di cognomi che invitano a passare qualche istruttiva nottata intrufolandosi furtivamente negli uffici dei notai di Beaune e Digione per cercare di capirci veramente qualche cosa su quanto è accaduto negli ultimi mille anni tra un Amiot , dei Colin , Ramonet, Lamy o Gagnard. Proprio loro, i meno blasonati chez nous, avranno il diritto di essere stappati o dobbiamo fossilizzarci sempre e solo sui quei soliti quattro nomi? Inoltre su un tema come questo, volendolo affrontare a mente aperta, meglio levarsi subito il pensiero relativo ad ipotetiche esclusioni motivate sulla base di certificazioni di vario genere, così come sulle proprietà delle parcelle che originano i vini : biodinamici, biologici o altre qualifiche fantasiose quali Grand Vin de Bourgogne e altre definizioni ammiccanti e fuorvianti, spesso indicate nelle retro etichette o nei rispettivi siti internet. Infine rassegnarsi a dover abbattere anche il confine di muretto tra proprietari e negociant.
Qui a fare troppo gli schifiltosi si rischia di rimanere all’asciutto. Finita l’introduzione, colossale sega mentale a due mani, ecco dunque quello che abbiamo ramazzato questa volta, questo c’è sul tavolo . I soliti quattro gatti con dodici bottiglie, avendo avuto il buon senso last minute di non rompere i coperchi delle cassette di Montrachet, Batard e Chevalier di Sauzet 2008. Messi in salvo i bambini appena tornati dall’asilo andiamo dunque a metterci in piega lungo il pendio. Cominceremo dunque dal 2007 e arriveremo al 1989, scendendo per annata e infilandoci anche un vino pirata.





Batard Montrachet Marc Colin 2007 ( **** )
Rotondo, grasso al limite del burro di montagna. Ruffiano e buonissimo ma un pochino corto. Poteva sembrare un infanticidio ed invece è stato il miglior inizio possibile per immergerci nella giusta atmosfera Grand Cru. Esattamente quello che ti aspetti quando decidi di mettere sul tavolo qualche biglietto grosso per berti un grande vino de La Cote de Beaune.


Chevalier Montrachet Etienne Sauzet 2007 ( ***** )
Questa si, questa come direbbe Enzino Vizzari è stata una mossa azzardata da stupratori di Grand Cru. Questo vino da Negociant parte su eleganti note fumè, poi vira su fiori e frutti bianchi, però rimane chiuso dentro se stesso a lungo prima di rendersi conto dell'affronto subito. Un grandissimo in prospettiva, e meno male che il buon senso dell'ultima ora ha impedito lo stupro continuato sul 2008 ;-)


Montrachet Ramonet 2006 ( ***** )
Questo invece è già buono adesso, figuriamoci tra qualche anno. Un vero campione dove solo qualche sensazione di legno (buono), disturba un frutto che sarebbe comunque profondo anche senza nuances esotiche che fanno pensare a banane e ad altri frutti esotici. Lungo e profondo. Eccellente

Montrachet Baron Thenard 2005 ( *** )
Qui non si capisce se abbiano usato un legno del cz o un cz di legno, diversamente alcool e frutto si sarebbero potuti esprimere meglio e non lasciare entrare questo aspirante Barone a Versailles calzando zoccole di legno.
Smalto iniziale, poi affumicato. E infine ci lascia anche un po' di amaro in bocca. Dommage per il legno usato che ha guastato in parte una buona materia.

Bienvenues Batard Montrachet Louis Carillon 2005 ( ***** )
E si, lo sappiamo, il signore di Puligny dispone di un piccolo fazzoletto da naso su questo grand cru, ed è un peccato che la sua disponibilità sia così limitata. Godiamo comunque della sua grande eleganza avvolta in affascinanti profumi di ananas e cedro candito.


Bienvenues Batard Montrachet Guillemard Clerc 2005 ( ** )
Chi è costui? Me lo stavo anche dimenticando. Dov'era la foto, persa anche la foto, ma forse non l'ho scattata, tanto, insomma, il ricordo sfocato è costituito da due annotazioni che parlano di legno, di sensazioni amare e alcoliche che hanno sopraffatto il frutto in un'annata come la 2005, cosa non facile.


Chevalier Montrachet Colin Deleger 2001 ( *** )
Marcato da una leggera ossidazione fatica a reggere il confronto con i migliori ma si differenzia appunto per questa curiosa nota di evoluzione un po' troppo pronunciata che però a qualcuno non dispiace . Note di tuberosa dice uno, ma non ho capito a cosa poteva essere riferito.


Le Montrachet Vincent Girardin 2000 ( *** )
Un tantino rustico e molto potente, nello stile della maison che non raramente imbottiglia dei vini di Chassagne con tenore alcolico che va oltre i 14 gradi. Qui c'è del burro d'alpeggio e della susina a raddrizzare un quadro che inizialmente stortarello poi riesce a farsi apprezzare in seguito all'ossigenazione.


Il vino Pirata ( s.v.)
Che fosse americano l'avevamo capito , sembrava di stare in segheria. Trucioli, segatura e sbarre di legno in lavorazione. Ma ci avranno messo anche dell'uva?


Montrachet Bouchard Père et Fils 1998 ( ***** )
Questo non delude mai, anche in un'annata dove sono già molti i grandi vini arrivati in cima alla collina, e altri ancora ne stanno subendo la caduta progressiva dall'altro versante. Che dire, burro, yogurt acido, camomilla e cedro, struttura importante, profondità e persistenza grandiose.


Montrachet Bouchard Père et Fils 1996 ( ***** )
Se era eccellente il 98 figuriamoci il 96, ed infatti le stesse sensazioni qui si amplificano e si delineano lungo un percorso evolutivo che invita ad una passeggiata nel sottobosco cercando funghetti e tartufi.

BBM Doudet Naudet 1989 ( *** )
Ultimo vino della scorribanda sulla Divina Collina, piuttosto ossidato ma non in misura fastidiosa. Vino da abbinare,che ovviamente in una giornata così fai fatica a berlo ma che in condizioni normali potrebbe trovare un suo spazio a tavola.


La mia personale top five :

Ramonet 2006
Carillon 2005
Bouchard 1996
Bouchard 1998
Sauzet 2007

- gdf -

4 commenti:

  1. alla faccia del bicarbonato di sodio.
    :-))

    R

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  2. Non è servito, digerito tutto al meglio ;-)

    Notevole anche la buona sorte, solo un tappo storto, di un Batard Montrachet 96 di Drouhin se non ricordo male. Gli altri tutti integri, umidi e profumati.

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  3. Che bella giornata!
    Grazie di cuore per l'ennesima volta.
    Spero che tu stia preparando un resoconto anche dei piatti che hanno accompagnato il vino perché lo meritano.

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  4. Grazie a te per la consueta ironia, generosità e competenza. Ottimo tavolo, molto equilibrato e "sobrio" anche verso la dodicesima bottiglia , fatto abbastanza raro, credimi. Della cucina si occuperà Luca Canessa, attendo il suo resoconto che ritengo più interessante del mio, proprio per la positiva sorpresa che ha destato questo menù ;-)

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