venerdì 2 settembre 2016

Il venerdì del DJ : Vouette & Sorbée Champagne Blanc d'Argile Extra Brut s.a.



Il post di oggi, mi offre l’opportunità di rispondere a coloro i quali, mi domandano, come mai gli champagne della Côte des Bar, la zona più meridionale dell’area Champagne, non bazzichino sovente questi pixel.

Molteplici le concause e, qualcuna, già richiamata in precedenti occasioni.
In primis, lapidariamente, ma efficacemente, la liquido così: ”Borgogna nord con le bolle”.
Articolando un tot il discorso - qui comunque troppo lungo, stucchevole, senz’altro discutibile e, in definitiva, forse inutile – ritengo questi suoli, storicamente, non dispongano di quella vocazione da nobile effervescenza con la C maiuscola. Storicamente e geologicamente, soprattutto geologicamente.

Con l’eccezione, forse, di Montgueux, l’enclave baciata dal gesso, dove lo Chardonnay ritrova, seppur parzialmente, il suo habitat.

Ergo, la situazione dell’Aube, è a pelle di leopardo, dove la bacca nera bastona di bella, a prescindere, con pochi e ispirati produttori.

Chi intendesse approfondire l’argomento, legga la storia, segnatamente la rivolta dei contadini dell’Aube del 1911 e, in seguito, vada conoscere queste bollicine, ne beva tantissime, compiendo un parallelo con quelle di Epernay e dintorni.
Io l’ho fatto e garantisco si tratti di un’esperienza fondamentale, ben oltre la mera didattica.

Fine di questo stancante pippone e sotto con i vini di Bertrand Gautherot: due da Pinot Nero in purezza, di cui un rosé de saignèe – struttura tanta, eleganza poca - e due da Chardonnay, un brut nature e il Blanc d’Argile, dal lieux-dit Bas des Biaunes, suolo estremamente argilloso, nome omen, tirato in circa 1500 bottiglie.

Al naso parte, lancia in resta, verticale, molto minerale e un filo oxyd, con la frazione fruttata che emerge dopo – nitida pera e bergamotto – e assiste al ritorno della grassa componente argillosa, con inserti di fieno e camomilla.

In bocca è rettilineo e la vigorosa mineralità continua a far, bene, la parte del leone, mentre l’effervescenza ha più di una increspatura. Di complessità ondivaga, termina fresco e intensamente minerale, con riflessi citrini ed erbe di campo.

Vino sicuramente di terroir, con il fattore prezzo, non secondario, prevalente sulla felicità.


Più in generale, fatto salvo il palato di ognuno di noi, sempre sovrano, sia chiaro e, messi da parte, sempre, tutti i preconcetti, parlare, sic et simpliciter, di gusti, spesso è riduttivo, quando non anche fuorviante.

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