domenica 15 marzo 2015

Cene eleganti



Marco 50&50


A cena, in abbinamento ad ogni piatto ci è stato servito nel calice adeguato un vino adeguato, l’arrivo di ogni singola portata è stato caratterizzato da una diversa musica di sottofondo, ognuno dei miei commensali seduto comodamente attorno ad un tavolo tondo di cristallo apparecchiato senza tovaglia aveva, al proprio fianco, una bionda a sinistra e una rossa a destra, le more servivano da bere abbigliate con una crestina da cameriera, sotto la crestina niente.
Non so se quella di ieri sera si possa definire una cena elegante, una cosa è certa, stamattina l’ispezione in ufficio non ci voleva.
Due men in black mi hanno mostrato il tesserino con un acronimo, poi si sono impossessati degli archivi cartacei e digitali, rifiutando caffè e convenevoli di rito, ma la documentazione in corso non ha mostrato lacune, non avendo precedenti penali ho consegnato loro con relativa sicurezza anche quella relativa agli anni precedenti, ma il rischio è dietro l’angolo, per questo impossibile da calcolare, dietro l’angolo infatti, nella stanza delle fotocopie l’hanno vista, anche perché è impossibile non notarla, e le hanno fatto qualche domanda incutendole timore non compensato dal fascino della divisa.
Mi chiamo Assunta e sono in prova, si è presentata timidamente battendo i tacchi dodici ed accennando un saluto militare, credendo fosse caduta in contraddizione avranno pensato di aver individuato l’anello debole e l’hanno sottoposta ad una raffica di domande riguardo le presunte cene eleganti, le mie frequentazioni e se avesse mai rubato qualcosa, cuori nello specifico.
Lei ha negato tutto rifiutando, da buona contabile e fedele segretaria, ogni addebito, quando il discorso stava prendendo una brutta piega ho cercato di addormentare la partita chiedendole un caffè per svegliarmi.
Gliel’hanno permesso non prima di averle chiesto i documenti e constatato con soddisfazione il fatto presunto ed ora appurato che fosse minorenne.
Il margine di trattativa era ridotto ad un filo di speranza e al filo di perle che le avevo regalato la sera prima insieme all’anello che non si rivelerà così debole.
Chiamai in disparte quello che sembrava il più in alto in grado e a mezza voce gli dissi espressamente che tra Caporali ci s’intende.
Qui non c’è nessun caporale, siamo due colonnelli.
Lo sapete quanto me come vanno queste cose, una cena tira l’altra tira polvere candida e tra maschietti ci si diverte un po’ senza fare del male a nessuno in un ambiente raffinato e confortevole trascorriamo la serata elegantemente, il susseguirsi di calici ed il rischio etilometro mi vedono costretto ad offrire un posto nel lettone a chi me lo chiede.
Non riuscii a coinvolgerli nemmeno emotivamente, erano sicuramente freddi ed incorruttibili e per nulla spiritosi perché quando provai con una barzelletta delle mie sulla divisa che significa anche moneta non risero.
Assunta la precaria, come tutti noi e come mi disse un amico, rientrò in ufficio e mi servì un cappuccio, avevo chiesto un caffè le dissi, poi guardai meglio e compresi.
Era venuta a salvarmi.
Dopo aver visto il messaggio in codice sul cappuccio fatto con la schiuma montata ad arte, pronunciai le paroline magiche e i due finanzieri se ne andarono lasciandomi sudato ma libero dopo un bagno di sudore ed un brutto sogno.
Assunta, non più precaria, aveva disegnato sul mio cappuccino un armadillo.
E’ la nipote di gdf, dissi salvandomi.

M 50&50

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