mercoledì 14 marzo 2012

Un Brunello da 19/20mi


 - del Guardiano del Faro-

Ve lo anticipo, questo è un pezzo lungo, noioso e malinconico, ma oggi va così, abbiate pazienza.
Potrebbe essere l'inizio di una serie, qui, sul mio bloc notes digitale degli appunti.
Ci saranno degli errori di battitura, ma non ho voglia di correggermi, non ne ho proprio voglia.
Gli Aerosmith li metto prima o dopo? Meglio prima, così non ci sbagliamo




Lui partiva da Firenze, l’altro lo aspettava a Chiavari. Io stavo al casello di Bordighera e ormai non li aspettavo quasi più. Una domenica mattina di primavera, la brezza tesa di Ponente non era per nulla calda, anzi, invitava a rifugiarsi già nella tarda mattinata in un qualche locale fuori dai sentieri battuti. Verso le undici perdo la pazienza e mi ci infilo in uno di quei locali così confortanti e confidenziali che rendono viva la parte alta di Bordighera anche durante le mattinate domenicali passate fuori dalle chiese disegnate da Garnier. Preferisco i paesaggi di Monet, da dentro o fuori le finestre dei bar di Bordighera alta.  Bevo una Tennent’s, aspetto che squilli il telefono. La scusa, non la solita, finalmente arriva, ma è così poco significativa per giustificare due ore di ritardo: un tentativo di tamponamento, neanche ben riuscito, in prossimità dell’autogrill di Ceriale. Una crepa sul paraurti del SUV però giustifica tutto e non compromette nulla, andiamo in Borgogna, andiamo nel solito posto, ma non nella stessa maniera, andiamo in una maniera che non è mai più stata replicata, fortunatamente mai più in quel modo.



E va bene, ormai abbiamo fatto tardi; a metà pomeriggio, se stai su Cannes, forse è meglio che ti organizzi la serata su Avignon, non si sa mai, potresti anche non trovare agevolmente un albergo spingendoti oltre verso tarda ora. Ma no, mi dico, la domenica sera i francesi se ne vanno a casina a dormire, il lunedì devono andare a  sostenere uno dei PIL più brillanti del pianeta, non me li vedo ad imperversare tra ristoranti monostellati e alberghi pluristellati dopo le 18 della domenica. Però allora perché non riesco a trovare tre camere libere in nessun albergo della regione?  Bha! Sarà un caso, dopo tutto ho chiamato solo quattro alberghi dalle parti di Arles, St.Remy e Les Baux. Sarà un caso. Il tempo è bello, la Provenza lo è sempre e comunque, non preoccupiamoci.



Piano B. Il solito, sarò banale quanto furbo, dai! Questo ha sempre funzionato. Se non trovi una camera in un albergo di media taglia, chiama un ristorante cha abbia qualche camera. Ho visto centinaia di professionisti impazzire per cercare inutilmente una camera d’albergo di catena in concomitanza di grandi fiere o eventi internazionali che coinvolgevano mezzo mondo. Però poi bastava chiamare un ristorante con sette camere nella campagna circostante la città che ospitava la manifestazione per trovare magicamente un tavolo a due stelle Michelin con due piccole camere al piano superiore, a mezzora dalla città. E allora andiamo con il piano B. I due, piazzati davanti sul SUV non proferiscono parola, o almeno, non in relazione al mio piccolo dramma, nessun conforto, sono io l'esperto Michelin, e allora che me la cavi io senza tediarli. Preferiscono confrontarsi su temi fondamentali quali le recenti vendemmie del Sangiovese in Toscana, del Brunello di Montalcino e del Ciliegiolo del Tigullio. La Borgogna è ancora lontana e in  ogni caso  è meglio prenderla in questo senso: Provenza-Rodano-Borgogna. Mai fare il contrario, il risultato potrebbe essere equivalente ad accarezzare un gatto isterico contro pelo.

Se ti metti dietro, puoi usare un SUV quasi come un ufficio. Avanti con le telefonate quindi, guida rossa, penna blu e telefonino. Ma non succede niente, non funziona neanche il piano B. Sono in tre ad avere il tavolo ma non le camere, mai successo.   Forse c’è qualche convegno, qualche evento, qualche fiera, qualche caspita di festa. Qualche caspita di festa?  Qualche caspita di festa francese ma non italiana? Loro davanti stanno parlando della nuova vendemmia, la 2006, pare sia andata particolarmente bene a Montalcino.

Chiamo l’ennesimo albergatore e faccio la domanda ignorante temendo una risposta intelligente. Ca##o! Venerdì era festa, e anche domani è festa. E’ un ponte! Un viadotto. Lungo e profondo come un incubo. Occorre pensare ad un piano C. Ci credo poco ma ci provo, prenoto un tavolo stellato e confido nella capacità del maitre di rintracciarci tre camere in prossimità di St.Remy mentre noi abusiamo della sua carta dei vini. Ci sta anche la manciona , se serve, speriamo.
No, si mangiò bene a la Maison Jaune, ma il maitre, il sommelier e la patronne glissarono in coro, pas des chambres dans la region pendant le week end. In questi casi il problema è doppio, perché da un lato l’euforia immediata post dinner porta a non dare troppo peso alle difficoltà. Per contro, per esperienza, sarebbe preferibile cominciare a pensare lucidamente da subito e  adottare un profilo basso anti caduta, perché così eviti di picchiarci contro la faccia quando ti renderai conto che il problema non è risolvibile, perché non c’è la volontà di risolverlo.

Perché, se ci fosse stata la volontà di risolverlo quei due che stanno davanti avrebbero pensato per lo meno di fare il pieno al SUV, perché avrebbero pensato di provare a fermarsi in un paio di modesti motel mentre un portiere fosse ancora operativo, almeno prima di mezzanotte, almeno prima che scoppiasse il temporale e iniziasse il diluvio.

Si, ho capito, mi sto rassegnando, così non la risolviamo, con gli hotel ormai blindati per la notte, sotto la pioggia battente e senza benzina non andremo da nessuna parte. Metto in atto il Piano D, personalizzato: training autogeno.
Mi spengo, anzi, lascio aperto un occhio, mi metto in stand by, con la lucina rossa accesa, che qualcosa consuma, ma non in maniera significativa. Adesso tocca a loro. E di fronte alle avversità  la capacità imprenditoriale dell’uno e il sarcastico fatalismo dell’altro combattono una battaglia verbale non priva di doppi sensi, ma tutti senza molto senso. Osservo in silenzio;  poi ascolto l’idea più geniale che riescono a mettere insieme e che consiste – visto che i distributori francesi di notte funzionano solo con credit card e pin riconosciuti solo in loco – dicevo, l’idea consiste nell’approcciare una prostituta riparatasi dal diluvio sotto una protezione della fermata dell’autobus, convincerla che non si tratta di un orgia, poi condurla al più vicino distributore, convincerla anche ad usare la sua carta di credito per farci il pieno, e quindi restituirgli il contante, con mancia, spero.

Stavo così bene stamattina in quel bar tra le vecchie mura di Bordighera alta. Ora sono qui, acciambellato come un gatto sui sedili posteriori del SUV  che hanno appena ospitato per motivi utili ad una commedia di Woody Allen una prostituta dell’est, mentre il navigatore satellitare continua a rassicurarci tramite una voce femminile dall’accento russo che la strada è quella giusta, sotto la pioggia, alle tre di notte, tra Avignon e Lyon.

Fermarci a dormire qualche ora in macchina in un’area di servizio nei dintorni di Lyon è la seconda idea geniale, almeno per chi riesce a dormire in quelle condizioni. A me ormai viene solo da ridere, perché l’uno accenna a cercare la concentrazione e una respirazione programmata che lo porti al rilassamento che precede il sonno. L’altro, butta giù il sedile con un tonfo sordo e si addormenta nel giro di due minuti, cominciando immediatamente a russare su tonalità che fanno realmente vibrare i vetri. Il nostro autista così rinuncia, si convince di aver dormito una buona oretta e verso le cinque riprende il viaggio verso nord.

Dove vai alle sei del mattino a Beaune? La disperazione porta a giocarsi una fiche sul numero di telefono dell'hotel prenotato per la notte seguente, ma ovviamente alle sei del mattino non ti risponde nessuno. Lo so, l’alberghetto è carino, è appena stato ristrutturato, è nella prima campagna che circonda il centro storico, è a gestione famigliare, l'ho scelto per questi motivi, però prima delle sette non c’è mai nessuno che possa andare oltre i compiti della segreteria telefonica. Le soluzioni sono dunque prossime allo zero, mentre la stanchezza è tanta e la lucidità nulla.



Si potrebbe andare a dare una mano ai panettieri, si potrebbe andare ad aspettare i treni alla stazione, si potrebbe anche andare a buttarsi in una vigna a dormire, se non piovesse, ma continua a piovere. La panetteria apre, danno pure una mano al panettiere a tirar su la serranda metallica. Cornetti e crostate sanno di fresco e di buono. Mi domando cosa ci faccia questo negozio di periferia aperto alle sei del mattino. Loro no, nessun commento, entrano e fanno scorta di grassi e zuccheri sufficienti per tre giorni ad un martellatore di barrique, in soli quindici minuti. Si vaga per Beaune sotto due ombrelli in tre cercando di pensare che alle sette, tra mezzora ormai, potremo andare all’hotel e prendere possesso delle nostre camere prenotate, pur arrivandoci con congruo anticipo, forse.

Mi dispiace signori, tutte le camere sono ancora impegnate, almeno fino alle 14. Dovete sapere che questo week end fa parte di un lungo ponte turistico in Francia...
 - Si, lo sappiamo, e ce lo ricorderemo. Grazie.


Cosa fai dalle 7,45 alle 14? Bha, si va a rifare colazione sotto il campanile di Meursault dico io, così si fanno anche due chiacchiere con Coche Dury, Matrot e Roulot. Mi prendono sul serio, forse perché questa storia l’ho già raccontata, forse è per questo che mi  prendono veramente sul serio. Si va al bar sotto il campanile di Meursault, non c'è nessuno fuori dal bar, e nessuno neppure dentro al bar, e  i caffè, orribili, ci possono far compagnia solo per cinque minuti, dopo i quali le palpebre ricominciano implacabilmente a richiudersi. Leggere l'Equipe peggiora la situazione, pensare di buttar giù un bicchiere di Meursault a quell'ora? No, non ce la farei neanch'io. E la cosa mi sorprende, pensavo di potercela fare, ma c'è un limite anche alle perversioni fisiche oltre che a quelle mentali.


Ma è nelle più sofferte difficoltà che l’imprenditore di successo dimostra che per uscire da un cul de sac non serve solo un sac de cul ma anche una buona memoria. Avete mai visitato una Tonnellerie? Anzi, La Tonnellerie!
Un novello viticultore di Montalcino che ti invita a visitare la Tonnellerie François Freres? Alle otto del mattino? A St. Romain, a pochi chilometri da Meursault, a St.Romain, dove ha anche sede il più piccolo e prestigioso Domaine del mondo, il Domaine D’Auvenay di Madame Leroy.

L’uno si fa spavaldo all’ingresso della Tonnellerie e si presenta come possibile cliente, lo seguo; l’altro arranca perplesso già dall'inizio della visita, che si prospetta lunga e che comincia dalla verifica della qualità del legname lasciato per anni alle intemperie, a maturare, e prosegue attraverso tutte le delicate fasi di lavorazione artigianali, tra fuoco e fiamme,  seghe elettriche  e colpi di martello in sequenza continua.
E bravo, sei giovane ma brillante, hai la mentalità americana, e non solo; e se dovevi portarci in un posto dove non si può cadere a terra dal sonno questo è il posto migliore dove resistere fino a mezzogiorno, poi ci penseranno un boeuf bourguigonne e due bocce di Pommard a completare l'opera. E poi, chissà se tra una tronco-conica e una Demi muid, una Bordeaux transport e una Bourgogne export, o forse anche grazie ad una batteria di botti di Slavonia; chissà che tu non possa trovare la soluzione giusta per far brillare il tuo vino, ti auguro che il tuo giovane Brunello che ti aspetta al Passo del Lume Spento  possa trovare una luce degna,  perché la tua soddisfazione non si limiti più a bere i cru di Madame Leroy che andremo a prendere nel pomeriggio, perché un bel giorno anche il tuo vino sia all'altezza di una nota da 19/20mi.



-gdf 2007 /2012-



1 commento:

  1. ..e tu pensa che da qualche parte( se salvato) il " silenzioso" russare dello smilzo e' registrato... magari avessi nostalgia... o ti servisse da colonna sonora
    ciao

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