- del Guardiano del Faro -
Torino, 7 febbraio 2017
Era George Peppard ma non nella versione A-Team, ormai ispessito, saggio e pratico. Era prima, non ricordo esattamente in quale film ma era sicuramente un George Peppard millesimato inizio anni '60 quello che all'interno di un Grand Hotel Newyorkese scolpì a parole un concetto che mi colpì profondamente.
L'autore gli mise in bocca una frase che lasciò un segno profondo nel mio cervello da apprendista crapulone, una citazione precisa che non trovo su google in questo momento. Mi devo quindi fidare di una memoria neuronica e non digitale : "non mi serve una casa, la mia vita la voglio vivere tra una suite e l'altra di un grande albergo ..."
Sicuramente ispessito, forse saggio, ormai pratico, ci penso mentre mi aggiro da ormai 24 ore nel Grand Hotel Sitea di Torino, considerato il migliore della città. Non fatico a crederci. Si, ok, George, però per fare quella vita in "affitto breve" l'albergo deve essere come questo, e non è così facile trovarne molti così.
Un precoce colpo di telefono può essere rivelatorio? Si, per la cortesia e la praticità di informazioni arrivate de la bouche à l'oreille. Brevi, cortesi, efficaci. E poi l'accoglienza vera e propria, prima al ricevimento e poi nel servizio bagagli e voiturier.
La posizione del Palazzo, la sua storia, i suoi ambienti lussuosi e classici, giustamente sabaudi fino al midollo di bue. 120 camere che immagino tutte all'altezza di quella consegnatami in busta: la 328 per 24 ore da Peppard. Ok, senza Colazione come da Tiffany, senza nessuna Audrey, ma senza Gatto no, visualizzabile idealmente tra le trame delle spesse e morbide moquettes.
Gli spazi comuni, le camere curatissime, la splendida colazione, l'American Bar, il servizio in camera, i profumatissimi bagni al piano interrato, defilati ma splendidi. Cosa mancava? Un ristorante gourmet di assoluta eccellenza -nelle intenzioni- che è appena nato, e che sarà presto affiancato da un bistrot, così da creare due alternative del gusto ben distinguibili e delimitate negli spazi distinti. Accessibili anche senza passare dalla hall.
Il personale ? Le figure più importanti di un Hotel, quelle che stanno nei punti critici della struttura sono tutte qui da lustri, alcuni da decenni. Questo non è un dettaglio in un'epoca in cui trovare lo stesso maitre o lo stesso chef due volte in un anno nello stesso luogo è cosa rara, diventa invece valore aggiunto assai importante, perché fidelizza una clientela che non deve ripetere le stesse cose a persone diverse ogni volta che torna e, spesso torna proprio per quel motivo, perché riceverà attenzioni specifiche, personalizzate e, confidenziali.
Il mio Maestro d'Hotellerie mi diceva spesso: il cliente paga per quello che si aspetta e ritiene gli sia dovuto, ma è disposto a ben altro se riceverà un plus che non si aspetta. Qui non sei un numero di camera, sei una persona che condivide del tempo con altre persone, ognuno coprendo un proprio ruolo, senza pestarsi i piedi o facendo confusione.
Nessuno gira a vuoto. Non li vedi, non le vedi, ma ci sono. Ho provato a lasciare in giro un bicchiere vuoto negli spazi comuni della zone hall-colazioni, due volte. Mi spostavo di qualche metro per sbirciare uno dei tanti quotidiani a disposizione nei salotti e quando voltavo lo sguardo il bicchiere era già scomparso. Ho lasciato aperta una bottiglia di spumante, per accompagnarlo a buonissimo pane maison e salumi prima di lasciare l'hotel in tarda mattinata. Volgo lo sguardo, già ritappata.
Che fare se non complimentarmi con la Famiglia Buratti che porta avanti il proprio lavoro con costanza e consistenza da decenni, in perfetto stile Sabaudo, quello riconoscibile, perché immutabile. Profilo basso, qualità del servizio alto. Il nuovo progetto di ristorazione sarà invece polivalente e andrà seguito con occhi di riguardo.
Dettaglio: chissà quante volte al giorno qualcuno andrà a timbrare la sabbia dove affondare mozziconi ...
Scorcio di Sala Vittorio Emanuele
Una parte della Hall
Uno dei diversi salotti
Il Carignano in apertura
Come spesso accade nei locali nuovi, una sistematina all'acustica sarà necessaria, mentre l'illuminazione credo sia già modulabile.
Mise en place impeccabile
Ma è giunta l'ora della presentazione del progetto, divisa in due parti.
Metà dalle 12 e metà dalle 19.30
Ore 12.00, fuori piove
Dentro ci si comincia a preparare. In attesa del breve ed efficace discorso di presentazione da parte della P.R. Sara Paladini e poi ... seguirà buffet.
Gianluca Giromini è l'uomo Selecta del giorno (un cuoco vero, protagonista della ristorazione anni '90 e 2000 nel novarese) proviene dalle stesse parti di Fabrizio Tesse -zona laghi- Fabrizio che sarà lo chef del Carignano, raddoppiando la tenuta del timone della Locanda Orta, a Orta San Giulio.
Il primo ad arrivare ed a salutare Fabrizio Tesse e Gil Grigliatti.
Sara Paladini -voce degna di una radio professionale- presenta il progetto, la famiglia, e i protagonisti di questa avventura. Buratti Bros assai emozionati ( e te credo ), la sorridente Madame Maria Clotilde Lera, mamma dei ragazzi e Signora dotata di classe rara. Fabrizio si gode il momento.
Tra Federico e Niccolò Buratti spunta quello che alla fine condurrà le danze in cucina, il coopilota di Fabrizio, o come definito in brochure: The Wingman, Marco Miglioli, un altro, che come Fabrizio, può vantare un curriculum imponente già a soli 30 anni.
Altri attori protagonisti di questo film saranno Ruggero Rolando, resident chef da tempo (2003), insomma, quello che sa dove trovare gli utensili in cucina; e poi il Maitre Giuseppe Andresini, millesimato 1960 e qui da tre lustri. Nell'articolata brochure non trovo un sommelier di riferimento al locale e, mea culpa, mi sono scordato di leggere la carta dei vini.
Altri attori protagonisti di questo film saranno Ruggero Rolando, resident chef da tempo (2003), insomma, quello che sa dove trovare gli utensili in cucina; e poi il Maitre Giuseppe Andresini, millesimato 1960 e qui da tre lustri. Nell'articolata brochure non trovo un sommelier di riferimento al locale e, mea culpa, mi sono scordato di leggere la carta dei vini.
Finger, canapé, piattini caldi e freddi.
Intanto anche l'American Bar ha aperto le nobili porte.
Il Bar del Grand Hotel, spesso più un'angoscia che una certezza, sono curioso.
Lo provo già all'ora del caffè del pomeriggio. L'offerta comprensiva di caffè è degna dei migliori caffè di questa città. Piccoli torcetti, pasticceria mignon sabauda e gianduiotti di Guido Castagna. E' semplice come concetto: quel che non puoi fare al meglio nelle tue cucine lo vai ad acquistare nel miglior artigiano nelle vicinanze. Castagna è qui dietro.
Il Negroni parla chiaro. Tanqueray Ten. I canapè sono perfetti nella loro concezione, un po' fané come principio, ma anche questa è tradizione. Le sfogliatine sono servite calde e questo buon salame crudo opportunamente servito a mezza fetta per non mettere in imbarazzo le signore arriva da dove? Da Cavour.
Ancora questa e poi smetto quando voglio con i Negroni
La cena:
Ultimo scatto sul menù confezionato nero su bianco. Spengo la Nikon, basta flash, arriva Marta, Canonista di Altissimo Ceto che si occuperà di fissare le immagini dei piatti della serata. Stay tuned.
Intrattenimenti fritti di carne e di pesce, per cominciare. Burro in tavola, ma ci sarà spazio anche per l'olio. I condimenti che vedo sono Taggiaschi, di Terre Bormane, quelli che usava anche Ducasse al Louis XV.
St.Jacques in foglia di verza, crema di topinambour e bagna caoda. Chips di radici amare.
Piatti che mi rimandano a bellissimi ricordi di Trecate e Orta San Giulio. Andrò a cercare in archivio.
Piatti che mi rimandano a bellissimi ricordi di Trecate e Orta San Giulio. Andrò a cercare in archivio.
Lasagnetta di pasta fresca con quartirolo e radicchio tardivo. Riduzione di Vin Santo .
Spalletta di vitello cotta nello spumante, composta di patate e carciofi di Gerusalemme
Tiramisù del Carignano
Piccola
Torniamo Nikon con la carta e il menù iniziale del Carignano
Sostanzialmente è il menù presentato alla serata, con la variante del secondo piatto. C'è abbastanza del percorso di Fabrizio Tesse -che, lo ricordo ora sul finale di questo post cinematografico- anche se neppure quarantenne può vantare un curriculum ultra-stellato in Italia: La Taverna del Pittore di Arona, il Caffè Groppi di Trecate di Fabio Barbaglini (quello che più ha segnato il percorso leggendo e guardando i piatti), e poi La Conchiglia di Arma di Taggia, i Balzi Rossi di Ventimiglia, il Villa Crespi di Orta San Giulio, La Locanda di Orta ... insomma, facendo le somme siamo poco sotto un cielo illuminato da quasi 10 stelle.
La carta completa del Carignano e' qui
Il ristorante, va specificato, è aperto solo la sera, sei giorni su sette, e non nasconde ambizioni.
Il bistrot -in apertura in Primavera- si occuperà invece di sfamare appetiti diversi in orari più ampliati, e si chiamerà Carlo e Camillo, perché sta all'angolo di due strade che si chiamano Via Carlo Alberto e Via Camillo Benso di Cavour. Forse bastava Camillo? Ci penserò stanotte.
Ancora dettagli da cogliere nella 328, ma che non lo sono, sono un plus. Compreso l'ampio bagno dotato di finestra, una mia fisima.
Gossip
gdf
Nessun commento:
Posta un commento