gdf+Fabrizio Nobili
Il decimo anniversario dalla tragedia è prossimo. Con il compimento della seconda metà di agosto il secondo lustro avrà chiuso il suo cerchio sulla maledizione della canicule 2003. Era dai tempi in cui gli pterosauri smisero di nidificare sui campanili di Meursault e Gevrey Chambertin che i Villani della Cote d’Or non registravano sui loro pallottolieri 15 giornate consecutive ad una temperatura superiore ai 40 gradi.
Non erano in vacanza in
Mesopotamia, ma i più, per prudenza, si limitarono al Languedoc. In fretta e
furia furono costretti dagli eventi meteo a posare il bicchiere di Mas de Dumas Gassac sul tavolino e a portar via le palle infiammate dalla sabbia rovente
della spiaggia di Montpellier per correre ad affittare qualche camioncino termo
condizionato a Lyon. Suonarono qua e là, ma quasi nessuno rispose; in Cote Rotie
erano felici di poter festeggiare l’evento. 6-0 6-0 6-0 ai fighetti del pinot noir! Finalmente. Allora
i Villani del pinot noir salirono più a nord, ma a metà agosto erano quasi
tutti chiusi anche i rent à car di
Dijon, figuriamoci i rent à camion avec frigidaire.
Qualcuno ce la fece, qualcuno no.
La selezione delle specie fu spietata.
L’uva Darwin qualcuno la colse, e qualcuno invece la raccolse. La produzione si dimezzò. Qualcuno fece
del vino, bianco o rosso, mentre altri fecero della confiture de mirabelle o della creme de cassis. Le chardonnay confit e le pinot roti erano comunque finiti in bottiglia
e pronti ad essere venduti al doppio del prezzo della straordinaria annata
precedente: la 2002, eccellente sui due colori. Due categorie di persone ci
rimisero parecchio: gli ottimisti che pagarono quei vini il doppio e i
produttori di vetri a forma di bottiglia borgognona, che ne vendettero la metà.
Ma Notre Dame aveva o non aveva
l’arma segreta? Mandò i cagnolini in perlustrazione in vigna oppure no? Sicuramente Bettina (e le altre impiegate) stavano sotto la
doccia ( eh! ), ma Lei, che l’anno dopo si dimostrò umana non riuscendo a
venire a capo della disastrosa annata 2004 (en rouge) sarà riuscita almeno al
Domaine D’Auvenay a portare in cantina qualche cosa da lasciare in eredità alle
prossime dieci generazioni a perenne memoria enologica? Annata illogica, focosa, furibonda e furiosa.
Mi sembra di stare su Kazzenger,
ma adesso atterriamo. Perché Fabrizio Nobili (te lo ripeto caro il mio utente
distratto), è uno dei più grandi nasi mai apparsi sul web; dicevo, il Nobili mi
manda i suoi rilievi sul bianco, su un Meursault Narvaux 2003 esaminato al
coroner di Meda. Si tratta di un vino prodotto in 1704 esemplari, quando la
normalità è il doppio (la grandissima 1999 in 3597 esemplari per esempio), mentre a
distanza di tre giorni a me è toccato di bere un 2003 in rosso, perché la
bottiglia era trafilata.
Lo fa a volte, non spesso ma talvolta ammicca, fa così quando vuole essere bevuta prematura. Ti fa l’occhiolino e si fa scappare la goccina fuori. E tu che fai? Non la vai a leccare? Io, no, io non la vado a leccare. Io me la bevo, facendo finta di essermi fatto prendere dal panico. Intanto il Meursault.
Lo fa a volte, non spesso ma talvolta ammicca, fa così quando vuole essere bevuta prematura. Ti fa l’occhiolino e si fa scappare la goccina fuori. E tu che fai? Non la vai a leccare? Io, no, io non la vado a leccare. Io me la bevo, facendo finta di essermi fatto prendere dal panico. Intanto il Meursault.
Non si può perdere l'occasione, "non s'ha da fare"!
l'occasione di degustare nelle migliori condizioni possibili un vino importante, prodotto da un mito dell'enologia mondiale qual'è Mme Leroy, in un'annata più unica che rara e dalla giusta maturazione, al fine di testare e se del caso, mettere in discussione le proprie capacità di degustatore.
Bisogna innanzi tutto tener conto che "Nostra Signora del pinot noir e dello chardonnay" è una biodinamica convinta ed indefessa, che ha come primo obbiettivo quello di esaltare le caratteristiche di quello che la materia prima gli offre. La cura amorevole e maniacale dei vigneti, l'esperienza che non ha paragoni in cantina, sono elementi che dobbiamo necessariamente prendere in considerazione nella fase di assaggio di qualsiasi vino sia stato prodotto da Lei.
L'annata in questione (la 2003) non ha avuto termini di confronto negli ultimi 200 anni, nessuna annata registrata è mai stata così calda e non solo in Borgogna; pensare altresì che l'annata 2004 è stata esattamente l'opposto permette poi di comprendere quali siano le effettive difficoltà di questo mestiere.
Questi estremi mi hanno portato alla conclusione che le annate fresche ed umide vadano degustate dopo parecchi anni e da persone in età giovanile mentre le annate calde vadano consumate senza troppo invecchiamento e da persone di età matura.
Il Meursault in questione ha un colore giallo dorato brillante compatto ed intenso, al naso esprime una notevole personalità che rispecchia il village ma anche una forte componente alcolica coerente con l'annata. Profumi di caramella d'orzo, fiori gialli, cera d'api e burro sono semplicemente la conseguenza della calura che ha accompagnato la maturazione dell'uva.
In bocca si esprime con notevole corposità e concentrazione ed una evidente mancanza di acidità, una complessità limitata ma una persistenza decisamente lunga dovute all'andamento climatico nell'estate del 2003.
Un vino che soddisfa chi per ragioni proprie ha bisogno di provare più soddisfazione palatali che olfattive. f.n.
Le considerazioni si fanno il giorno dopo. Specialmente se insieme al pezzo da 90 hai bevuto tante altre cose che hanno lasciato il segno; un buon segno. La mia verifica ultima la posso fare solo il giorno dopo, ascoltando la mia lingua, il mio palato, il mio cervello.
Perché se quella sensazione forte di incenso, china e amarena prosciugata resiste fino al mattino successivo vuol dire che (anche stavolta) ci siamo. La prova del nove è quella. Quella sensazione che da pivello mi sorprendeva, alle prese con le prime bottiglie DRC gerenza Leroy, quelle degli anni '70 e '80. Quando al risveglio nessun caffè o tè era in grado di scacciare dal palato un vino rosso di Notre Dame.
E' successo di nuovo, con un sorprendente 2003. A questo punto mi sembra giusto citare un'osservazione che ho colto dal Forum del Gambero Rosso, dove un utente che non conosco personalmente (tale davidef) dice a proposito del mio libro sui vini francesi: "costa troppo caro, è scritto con caratteri cubitali ed una impaginazione che presumo serva a far volume, è troppo Borgognocentrico"
E si caro mio, hai proprio ragione, la Borgogna è un po' così, certe cose si pagano, così te le ricordi, ma non solo per il prezzo elevato o perché l'etichetta è stata scritta in grande. Te lo ricordi benissimo anche il giorno dopo, e senza prendere nessun appunto, perché quel colore rubino scarso perso in una trama rarefatta da sembrare un succo di melograno annacquato non si può dimenticare. Non può non sorprendere quando altrove vedi colori più vicino al catrame che al ribes.
Perché il primo giro di naso è stato come entrare in un'Abbazia Cistercense, e uscendone e rientrandone, in una Chiesa Gotica. Con il terzo giro sono entrato a occhi chiusi in una Moschea. Questo trip me lo sono provocato con due dita di questo Bonnes Mares, dalla Borgogna, attraversando l'Italia e finendo a Samarcanda.
Queste cose è giusto pagarle caro davidef. La Grande Borgogna, in questo caso in versione esotica, non è per tutti. Anche avendo i soldi per potersela permettere. La persistenza di un certo modo di fare e di pensare non può far altro al cervello che provocarti la malattia del Borgognocentrismo.
Bella storia.Nonostante il millino.
RispondiEliminaBeppe
Tra non molto dovrei stappare il mazis 2003. non saprei cosa fare da mangiare.
RispondiEliminamagari qualche fungo.
F.
Magari un piccione di Greppi alla griglia....
EliminaIl colore del bonnes mares ricorda i vini di preuré roch.
RispondiEliminaF.
Il tappo del rosso si è rotto a metà, quali erano le sue condizioni?
RispondiEliminaBenvenuto Pensionato, complimenti per la nuova iniziativa blog! Si, in effetti, oltre ad essere trafilato, il tappo si era anche messo di traverso, ma tutto sommato è poi uscito senza drammi, senza sbriciolarsi, e, come sempre nei vini Leroy, senza lasciare sentori nel vino, pur essendosene impregnato.
EliminaEhila! grazie per il prezioso regalo a tutti e due
RispondiEliminaAd entrambi un grande abbraccio per il test di una annata che come sapete mi sta a cuore, e tutto sommato deve stare a cuore anche a voi, ci siamo capiti :-)
Pare meglio en rouge quindi ?
Albuz