- del Guardiano del Faro -
Sta fermo sulla porta di uno
degli ingressi di un cinema multi-sala a staccare i biglietti d’ingresso al
pubblico pagante. Sorride a denti stretti, cortesemente, gentilmente,
nascondendo il malcelato sconforto. Sono entrati tutti, il loro spettacolo sta
per cominciare, può tornare per un ora e mezza alla biglietteria a dire
banalità con le ragazze impegnate a vendere altri biglietti che lui più tardi
dovrà spezzare in due, come la sua carriera.
Ha il tempo per uscire sul
marciapiede e fumarsi una sigaretta con il collega, esattamente come gli
chiedeva di fare il suo chef quando voleva condividere qualche minuto di
dialogo confidenziale senza che i ragazzi di sala li ascoltassero, così, per
attenuare la tensione prima del servizio, per concordare dove collocare in sala
quel tavolo apparentemente problematico prenotato da tre settimane. O perché
quel singolo prenotato da qualche giorno puzzava di guide lontano un
chilometro. E poi il nuovo di cucina? Ce la farà? E il sommelier? Hai visto
come si comporta? Sempre a prendere in mano il pallino e sovrastare la sua
figura.
Peccato, non c’è più spazio per
chi al gueridon riusciva a smontare
un’intera Canard de Challans solo con
forchettone e cucchiaio, senza neppure usare il trinciante, che veniva utile in
caso di Gigot d’agneau de Sisteron o
per un tenero Carrè d’agneau de Pauillac.
La salsiera, la cloche, un giro di
salsa, la collocazione del contorno, la chiusura della cloche e il servizio teatrale sotto il naso dei clienti stupiti da
tanta maestria.
Ma lo chef ormai voleva
porzionare tutto in cucina, era più pratico, più preciso, meno rischioso di un
servizio in sala e, anche il tempo è denaro, e quindi caro il mio Maitre, non
puoi prenderti tutto quel tempo di stare al tavolo per dividere la polpa dall’osso
di quel Turbot in casseruola; non
puoi diliscare e ricomporre quella Sole
meuniere, ci pensano a farlo in cucina per te.
Ha accolto amabilmente migliaia
di persone, riaccompagnandole elegantemente fino alla porta per un sorridente
congedo. Ha fornito loro la grande carta, ha raccontato il menù, ha preso la
comanda, consigliando e delineando una sequenza breve o lunga di portate che
potesse essere la migliore per ognuno dei commensali. Ma ormai era la Signora , la moglie del
proprietario che se ne poteva occupare, libera da altri impegni, sempre vestita con quegli abiti
vistosi, e intrisa di quel profumo troppo concentrato per non alterare l’atmosfera.
Lui, che al massimo masticava una
mentina mezzora prima del servizio, solo per essere certo che l’unico profumo
che il cliente potesse avvertire fosse quella di una fresca nota balsamica nell’aria.
Lui che aveva tenute aperte le finestre fino all’ultimo, perché come al solito
lo chef si era dimenticato di accendere la cappa in cucina e il sentore di jus de viande aveva compromesso quel
lieve profumo di deodorante che usava spruzzare due ore prima in sala,
arrivando sempre mezzora prima degli altri al ristorante per rifinire ogni
dettaglio: dalla pulizia del bagno, la stiratura delle tovaglie, l’apparecchiatura
dei tavoli, l’aggiornamento della carta e dei menù.
Menù e piatti che avrebbe avuto
piacere di continuare a raccontare, ma che i clienti desideravano fossero
spiegati direttamente dallo chef, che usciva con piacere per qualche minuto a
salutare ogni tavolo, prima e dopo il servizio, togliendogli anche quel momento
di centralità.
I sommelier stavano diventando
sempre più bravi ed eccentrici. Del resto, se dovevano abbinare un piatto ne
dovevano conoscere tutti gli ingredienti e il tipo di cottura, esattamente come
doveva sapere lui, però il cliente era più incuriosito dal gioco di contrasti e
di armonie che si creavano tra il piatto e il vino, e dunque piano piano lasciò
fare. I clienti gradivano i giochetti del sommelier, e per lui di spazio ne
rimaneva ormai poco: prendere la comanda, portare avanti i piatti pieni e portarli
indietro vuoti.
All’accoglienza arrivava prima la Signora , al congedo era di
nuovo lei a stringere la mano a chi se ne andava, previa stretta di mano allo
chef. Al tavolo il dialogo era diventato un affare del sommelier.
Marginale a tutto, si rese conto
progressivamente di essere diventato un buon cameriere. Aveva fatto la carriera
andata e ritorno. Aveva cominciato come cameriere, era diventato Maitre,
Direttore di sala, ed era infine tornato ad essere un cameriere a causa dell’estinzione
di un ruolo.
Spense la sigaretta nel
posacenere posto fuori dall’ingresso del cinema, tornò come un automa verso la
porta che dava alla sala dove lo spettacolo era quasi terminato, attese che il
pubblico uscisse e salutò singolarmente e amabilmente ogni cliente in uscita
dalla sala. Qualcuno ricambiò il saluto chiedendosi del perché di quel gesto
non dovuto, addirittura incongruo a quel ruolo, a quello di un qualsiasi stacca
biglietti.
bellissimo pezzo Guardien
RispondiEliminaLuca c
Speravo di chiuderlo 0-0 questo post, comunque grazie lo stesso Luca, l'importante è che il msg sia in qualche modo arrivato da qualche parte lungo l'orizzonte.
Eliminalacrime tra il sudore della fronte
RispondiEliminaB
Scava davvero dentro,complimenti.
RispondiEliminaG.
Fa male...
RispondiEliminaR
17,5/20
RispondiEliminaIn mezzora, fuori carta.
Elimina...bello,il maitre me lo sono immaginato come Bruno Ganz in Pane e Tulipani di Soldini. Io odio quella Signora, ma fortunatamente ora ha lasciato marito e ristorante. Sfortunatamente c'è ancora qualche signora cliente che entra con il suo orribile profumo e me la ricorda...chissà come mai non riesce mai ad avere il miglior tavolo.
RispondiEliminaMarco
Marco maitre?
EliminaR
Marco breg
EliminaUn maitre e ottanta 2
EliminaUno così non può che fumare Turmac o Dunhill, e bere ogni tanto un bicchierino di whishy delle Low Lander con tre cubetti di ghiaccio e uno spruzzo di soda.
RispondiEliminaNon hai idea di quanto ammiri il mio amico Mimmo che serve porzioni impiattando in cucina per trecento persone e di quanti mi siano penosi quei piatti tutti uguali, fatti di pesci tutti uguali, e di verdure tutte uguali e salse tutte uguali.
Credi davvero che la signora sappia la differenza di sapore tra il collo dell'oca e il suo petto?
Comunque bellissima stripes Guardiano, deve esser figlio di uno Champagne d'ottima casa e di ottima annata.
Che dite? era un racconto? Mah, io ho visto tutte le immagini. Ciao
Ciao Pino, grazie del commento, purtroppo niente grande champagne, solo una inopportuna Redbull bevuta la sera, e che non mi ha lasciato dormire per ore, e quindi ad un certo punto mi sono alzato e mi sono messo a pensare...
EliminaChiudo con una precisazione il pezzo- lasciando aperti i commenti, ovvio - perché sono diversi i messaggi provati preoccupati.
RispondiEliminaNon è una storia vera, o forse si, o addirittura molte. Ma se neanche i giornalisti scrivono il vero non vedo perché dovrei farlo io che sono un piccolo scrittore digital-paper.