gdf 12 minuti
C'ero anch'io, non posso dimenticarlo, e non posso mentire
ne' a lui ne' a me stesso a questo
punto, provocato e disappuntato della mia stelletta. Entrò in quel locale, non da solo, non solo
con me, perfino con altri, che non riuscirono a nascondere
l'imbarazzo di fronte al suo volto corrucciato come un bambino privato della merenda mattutina, quella fatta di soldatini e cappuccini.
C'erano altri a confrontarsi con il suo atteggiamento diffidente, cambiato d'incanto -in peggio-all'ingresso del locale, come se lui fosse ancora lo sceriffo della Contea, avventore controllore di un saloon presumibilmente frequentato e colmo di cialtroni ignoranti, mascalzoni e lestofanti. In comune con il gestore avevano un conto da regolare, 100 dollari da mettere sul bancone, per vedere chi era in grado di far meglio il cambio tra l'effimero e il valore reale di un bene, quello che dovrebbe essere comune, invece no. L'invidia.
C'erano altri a confrontarsi con il suo atteggiamento diffidente, cambiato d'incanto -in peggio-all'ingresso del locale, come se lui fosse ancora lo sceriffo della Contea, avventore controllore di un saloon presumibilmente frequentato e colmo di cialtroni ignoranti, mascalzoni e lestofanti. In comune con il gestore avevano un conto da regolare, 100 dollari da mettere sul bancone, per vedere chi era in grado di far meglio il cambio tra l'effimero e il valore reale di un bene, quello che dovrebbe essere comune, invece no. L'invidia.
Era la sua volta prima immagino, quella che comunque fece
saltare il banco, perché è dura ammettere l'evidenza, e doverla rileggere più
tardi in uno dei peggiori bar in darsena, nero su bianco su foglietti strizzati
e lanciati in faccia -perché quando ci vuole ci vuole- non ci si può astenere
dal dovere di fare giustizia con lo sceriffo della Contea, padrone della legge
d'altri tempi, andato fuori tempo, al limite destinabile a premi alla carriera.
Ci tornai in quel locale, tante volte, ma una in particolare
mi va di ricordare, per un consulto comune. I giudici arrivarano da diverse
Contee, e sentenziarono congiuntamente: questo per noi è il numero uno, e lo
misero nero su bianco con copertina arancione. Solo una volta, perché il numero
uno non se lo è mai sentito il ruolo, e quindi subentrò il Papa di via roma, addirittura,
si, lui, il Papa contadino, che ribadì il suo ruolo di leader indiscusso, anche
perché a nessuno è venuto più in mente da almeno tre lustri di discuterlo, non
trovando udienza.
Intanto lo Sceriffo, in tourné promozionale, si vantava tra
fiori e canzonette di essere finalmente riuscito a chiudere con il suo passato,
quello creato dal nonno e sviluppato dai genitori, finalmente liberato dal suo
senso del dovere e dalla dimostrazione di "saper fare" nei confronti della famiglia, ma non del suo complesso di inferiorità verso il vero numero uno, che gli sfuggì tra le
mani come un gambero appena scongelato e messo a morire in una crema di troppo, troppo, troppo buona e facile a fare. Pure Tom Waits ce l'avrebbe fatta.
Il problema di personalità ancora oggi pare irrisolto, forse
irrisolvibile penso tornando al faro. Ho voglia di una cosa leggera stasera, ma non fresca, solo leggera, fluida, che mi porti velocemente alla risposta al servizio, o proprio ai servizi.
Una Winston in bottiglia prima in cucina, e una dopo in terrazza. Nel mezzo delle zucchine che
frullerò invece di mangiarle integre, sperando di non aver comunque leso i diritti di
Nessuno.
serenamente, pacatamente
De Boer è anche lui ligure di genova
RispondiEliminaFranck
Liguri tutti, liberi tutti :-)
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