"Una
triglia rossa in padella à l'unilateral e servita su una salsa a base d'acqua
pericolosamente volatile e una sottile purea di cerfoglio poteva compiacere un
critico gastronomico professionista perché era leggera, insolita e
assolutamente priva di agenti ingrassanti, ma poteva anche scioccare i clienti
non iniziati, che pagavano un conto (i clienti, mentre raramente i critici
n.d.r.) che già sfiorava la gamma delle tre stelle, e che in cambio del denaro si
erano aspettati una memorabile abbuffata.
Un piatto come quello offriva un'illustrazione pertinente di un
fenomeno importante ma poco compreso che affliggeva il mondo della haute
gastronomie: i critici professionisti non sono necessariamente utili al mercato
della ristorazione e al grande pubblico sul quale il mercato si basa.
Per cominciare, i loro pareri possono essere soggettivi,
capricciosi e autocelebrativi quanto quelli di qualunque altro mortale
investito di un po' di potere - non ci sono regole scientifiche per l'atto del
tutto personale di giudicare il cibo - e, in secondo luogo, questi critici
stanno nel bel mezzo della metafora del Serraglio: troppa roba buona. "
Rudolph Chelminsky, da : Il Perfezionista
Infatti ho sempre pensato qui sopra ci fosse una critica né arrogante né presupponente, soprattutto, ho sempre tenuto in mente valesse uno, come un voto, ma proprio come un voto scelgo io a chi darlo, una cosa, però, a malincuore devo dirtela, per quanta stima nutra nei tuoi confronti, dovessi recarmi nel Sol Levante…per quanto riguarda Ponente puoi sorridere, non tradisco, anche se non credo basti questo a far si che tu sostituisca quelle lenti fumè con altre sfumate di rosa, la montatura sceglila tu
RispondiEliminaParole fin troppo chiare e di un certo peso. Anche se ultimamente sei sibillino e ti comprendo pochino. Forse perchè da me le notizie non arrivano, oppure sono io sempre troppo in ritardo ;-)
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