Appena tremila flaconi per questa tipologia,
da una Dame della Champagne, i cui
prodotti sono, tutti quanti, dritti e di purezza e bontà inversamente
proporzionali alla sua simpatia e disponibilità. Tuttavia, in fondo in fondo, chissenefrega, quelli sono tratti non
edibili e qui il carattere del produttore importa punto.
Una sola avvertenza, non essere impaziente di
bere i vini della Signora. Frenata la smania qualche annetto, la soddisfazione
ripagherà, con alto rendimento, l’attesa.
Ci troviamo ad Ambonnay – Montagna di Reims -
prestigioso villaggio Grand Cru per
la qualità del Pinot Noir. La boccia di oggi è declinata con una mediocre
percentuale di Chardonnay (15%), a contrastare l’enorme massa della bacca nera.
La vendemmia è base 2009, un tot non
dichiarato di vini di riserva, per 36 mesi sur
lattes, con due anni di dégorgement.
La densità del Pinot Nero macchia il calice
di giallo oro, con una effervescenza fine ed elegante, per un intenso panorama
olfattivo.
Aprono il ballo scuri toni fruttati – arancia
e melograno, fragola e cassis - ben impastati
nella fresca florealità dello Chardonnay – biancospino e lavanda – e collocati,
per filo e per segno, in una dinamica e potente ossatura minerale e speziata.
In bocca è rettilineo, ma allo stesso tempo
cremoso, confermando, in virtù di uno stato organolettico formidabile della
materia, tutta quanta la tonicità espressa durante l’olfazione. All’assaggio il
Pinot Nero rafforza le sue “grasse “peculiarità, che solamente una spiccata
acidità riesce a contendere e contenere, risultando determinante per
equilibrare e persino snellire il sorso.
Finale di classe, tra agrumi e mineralità, tra
nocciole e spezie orientali.
Avec coquillages, lunga vita alla Signora.
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