venerdì 28 novembre 2014

Aoc Champagne Cuvée n° 729 Brut s.a. Jacquesson

Sottotitolo: evoluzione, questa sconosciuta.


Quando alcune settimane fa scrissi della 728, terminavo con una considerazione sui tempi di sboccatura e sul fatto che non fosse il caso, giustamente, di attendere lustri prima di aprire un bsa, pena azzardi elevati. Sarà fortuna, con la C maiuscola, tuttavia ecco immediata la smentita.

Questa cuvée è relativa alla vendemmia 2001 per il 58% - essere ricorsi al 42% di vini di riserva illustra, con efficacia e più di tanti bla bla, il millesimo - con i tre vitigni classici, sostanzialmente in parti uguali - 34 Chardonnay, 34 Pinot Nero e 32 Pinot Meunier – dosaggio da extra brut (5 gr/l) e dégorgement nel secondo trimestre 2005 – comunque 9 anni e mezzo, mica cotiche.

Apro con un’ora di anticipo e resto letteralmente stonato da un naso freschissimo, che parla come nove fossero mesi, non anni, di sboccatura. All’inizio sensazioni freschissime, irrequiete e avvolgenti di cipria e lavanda, lavanda e cipria e null’altro. Più tardi molto gesso, pompelmo e cedro, zero note ossidative, niente miele e tutto il bagaglio di aromi confit.

All’assaggio la sua freschezza è ancora più nervosa, impaziente, ma di effervescenza affettuosa e carezzevole. La bocca non si schioda da quanto intercettato al naso: sempre cipria e lavanda, in grande rilievo, con l’aspetto agrumato sì presente, ma defilato. Impressiona la formidabile tensione acida che “obbliga”, senza soluzione di continuità, un sorso via l’altro.

Lentamente, lavanda e cipria cedono campo, a totale beneficio di uno spaccato gessoso, al cui interno si fondono, magicamente, eleganti e copiosi spunti di liquirizia.
Lunghissime, profonde, interminabili emozioni. La 729 la ricorderò così: cipria, lavanda, gesso e liquirizia. Ça suffit.


La progressione numerica continua, vedremo come andrà con la 730.


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