di Giorgio Manara
TRA STORIA E LEGGENDA
Aquitaine si
chiamava la regione, ai tempi in cui
Giulio Cesare conquistò la Gallia. Coniacum o
Compiacum (per le legioni di Cesare) invece la città di
Cognac ( le desinenze in < ac>
denotano origini gaeliche ) , che sembra derivi da Conos, capo della tribù dei
Galli Santones che viveva appunto in quella regione denominata oggi Charente. Saintonge è anche il nome della zona di saline vicino a l’attuale ed antico Porto
di “ La Rochelle
“ dove approdavano mercanti Norvegesi, Inglesi e Fiamminghi per caricare il
sale indispensabile alla conservazione dei pesci pescati nei mari del nord. Questa regione
leggendaria ,dove i primi vigneti sembra furono messi a dimora nel III° secolo
d.c. per concessione dell’imperatore romano Probo è diventata l’attuale culla
di uno dei più grandi distillati del mondo.Molteplici intrecci
fra storia e leggenda, fanno da corolla a questo straordinario prodotto!
Prima era solo
vino,……. il vinello bianco di Charente –Poitou che grazie agli scambi
commerciali incontrò il gusto delle genti nordiche e dette un grosso impulso ,
assieme al sale , all’economia della Charente.
Fu nel XVI° secolo che
si ebbe la maggiore espansione dei vigneti della Charente che coprivano a quel
tempo circa 300.000
ettari ( contro gli attuali 75-80.000). Accadde però che l’eccesso di produzione
facesse diminuire vistosamente la qualità : venivano prodotti vini di elevata
acidità e basso livello alcolico( 8-9° circa), che non reggevano i trasporti
via terra, ne tantomeno via mare, diventando facilmente aceto!
Sembra però che
l’ingegno umano non abbia limiti, quando ci sono di mezzo gli affari : qualcuno
pensò infatti di trovare rimedio , fortificando il leggero vino charentese con dell’acquavite distillata
dallo stesso vino per aumentarlo di gradazione e permettergli così di reggere
il trasporto! Una autorevole conferma a questa usanza viene da uno scritto di
Jean Baptiste Colbert Ministro delle Finanze di Luigi XIV° nel 1669.
Ugni Blanc |
Anche se la tradizione
vuole che i “Distillateurs et vendeurs d’eau de vie et esprit de vin” risalga agli inizi del 1300, prova gli
Statuti che vennero modificati nel 1349 e rinnovati nel 1394 sotto Carlo V° Re
di Francia, la storia-leggenda dice che : fu il cavaliere Jaques de la
Croix Marron ,
aristocratico della regione, uomo d’armi
nato nel 1558 si era ritirato nel castello di “ La Brée ” presso Ségonzac , dopo
aver passato a fil di spada la moglie che lo tradì mentre Lui era in
battaglia, che per primo pensò di distillare
due volte l’acquavite di vino della
regione, per migliorarne le qualità organolettiche.
Meno leggenda sembra
invece la storia di quando Caterina dé
Medici recandosi in terra di Francia, portasse al seguito i suoi Distillatori
Fiorentini, già esperti nel distillare “acqua
ardente” , ovvero grappa, i quali trasmisero il loro sapere agli addetti
francesi per salvare appunto il vino delicato della Charente che risultava di
difficile conservazione , e portando inoltre il vitigno del “Trebbiano Italico”, chiamato laggiù “St. Emilion de Charente o Ugni Blanc”
Ma sembra un segno del destino il fatto che un caso
fortuito , dovuto in parte alla crisi delle esportazioni, ma soprattutto a
tasse vergognose sui vini di Charente ed a vere e proprie rivolte dei contadini
che nacque il Cognac! Rinunciarono infatti a
produrre il vino super-tassato, e vendettero per ripicca a “ vil prezzo “il prodotto ai
Distillatori. L’eccesso di
distillato che rimase forzatamente per anni nelle botti di rovere e quercia
delle foreste del Limousin e del Troncais ,
in attesa di essere venduto, migliorava con l’invecchiamento e diventava
sempre più armonico e gradevole.
Era fatta la fortuna di quello che sarebbe diventato il Re delle
acqueviti del mondo!!
LA ZONA GEOGRAFICA E CLIMATICA
Nel centro ovest della
Francia, sopra le foci del fiume “Gironde” si estende la regione della Charente
e della Charente maritime , che si affaccia sull’atlantico davanti all’Isola di
Oléron.
Come nella zona dello Champagne il terreno è a base
calcarea (craie) risalente al Cretaceo superiore, ed anche qui milioni di anni
fa c’era il mare, per poi ritirarsi lasciando un terreno ricco di fossili ed
elementi marini.
Ripeto, e capirete dopo perché , che anche se i nomi
dei Crus, derivano da un’antica distinzione della regione in Champagne ( campi)
e bois ( boschi) attualmente i geologi
usano i termini bois o champagne per definire terreni gessosi/calcarei,
senza alcun riferimento al famoso vino del nord-est..
Il clima è temperato
oceanico con una temperatura media annuale di 13,5°. Quindi la natura
calcarea più o meno pronunciata del suolo ed il particolare microclima delle
zone di produzione influiscono in modo determinante sulla maturità e finezza
delle uve raccolte, senza ovviamente dimenticare la cura costante e preziosa
dei vignerons. E’ importante ricordare che la produzione di vino e Cognac da
lavoro ad oltre 60.000 persone!
LE SOTTOZONE DI PRODUZIONE
Il Cognac si produce solo nella regione della Charente e
Charente Maritime.
La regione di
produzione viene suddivisa con la legge del 1° Maggio 1909 in 6 sottozone che prendono il nome di “
Crus”, i quali sono delimitati in funzione delle caratteristiche del terreno (
più o meno calcareo), del microclima discretamente vari partendo dal mare e
proseguendo verso l’interno, e
dell’esperienza dei vignaioli dei quella particolare sottozona .
Partendo dalla città
di Cognac ed allargandosi
concentricamente i Crus sono :
1. Grande
Champagne ( la zona centrale e
migliore)
2.
Petite Champagne ( più esterna verso sud)
3.
Borderies ( piccola zona a nord ovest di Cognac)
4.
Fin Bois ( la più grande e circonda le tre zone precedenti)
5.
Bon Bois ( che circonda le quattro zone precedenti)
6.
Bois ordinnaires o communs ( vicino al mare nella Charente marittima a
nord ovest)
I VITIGNI
Ci sono in Charente circa 80.000 ettari di
vigneti.
Solo tre vitigni di uve bianche, innestati su piede
americano resistente alla filossera ( philloxera vastatrix) , che nel 1878
distrusse praticamente tutti i vigneti della regione che furono poi pazientemente
ricostituiti intorno al 1900.
1.
Ugni blanc (trebbiano it.) in quantità
superiore al 75%
2. Colombar
3.
Folle blanche
Folle Blanche |
Un’alternativo
10% può provenire dai seguenti
vitigni: Jurancon – Blanc ramé (Meslier St. Francois) –
Montils – Semillon – Sauvignon – Select.
Il
vino prodotto per la produzione del Cognac e che deriva dai tre vitigni
suddetti è bianco, di basso tenore
alcolico ( 8° circa) e di elevata acidità ,ma però fortemente ricco in aromi,
……caratteristiche ideali per un’acquavite di qualità!
Le uve sono vendemmiate verso la fine di ottobre, ed
in certe annate anche ai primi di
novembre . Dopo una pigiatura
soffice il mosto viene fatto fermentare in grandi tini senza aggiunta di
lieviti e senza controllo delle temperature ma del tutto naturalmente per
ottenere un vino bianco e leggero. Lo zuccheraggio è
assolutamente proibito!
Tengo a ricordare che ne
uve ne vini vengono mischiati ma portati alla distillazione
separatamente per essere poi assemblati in un secondo tempo! Servono circa 8 litri di vino base per ottenere un litro di
Cognac. La sola altra aggiunta ammessa è caramello naturale fino
ad un massimo del 2%. La
Distillazione , per legge, deve essere fatta tassativamente
entro il 31 Marzo successivo alla vendemmia ( in via eccezionale entro il 15
Aprile se il raccolto è stato tardivo).
LA DISTILLAZIONE
La doppia distillazione, come già detto, è obbligatoria.
Il vino ottenuto viene
passato per la prima volta in Alambicco Charentese. (capacità massima 30 hl –
volume massimo di riempimento 24 hl)
Dallo scaldavino,
attraverso un collettore passa alla caldaia ( chaudière), per la prima
distillazione che dura circa 6-8 ore e che dà come risultato un liquido di
colore lattiginoso di circa 24°-30° denominato
BROUILLY.
Dalla seconda distillazione
( BONNE CHAUFFE) della durata di
circa 12 ore e da cui sono attentamente eliminate le teste e le code si ottiene il COGNAC
( max 68°-72°)
Il Rame della caldaia dell’alambicco è importante sia come perfetto trasmettitore di calore,
ma anche perché assolve il compito di fissare e trattenere gli acidi grassi che
hanno gusto e profumi sgradevoli!
INVECCHIAMENTO
Qui il Distillato
giovane si guadagna i” galloni” e diventa definitivamente Cognac.
Come sappiamo il
distillato invecchia solo nel legno e quindi l’età è determinata solo dalla
permanenza in botte
Invecchia ancora separato per “crus” di provenienza in Barriques di rovere o quercia dei
boschi del Limousin o del Troncais della capacità di circa 350
Litri ( le botti
per l’assemblaggio invece di 350
hl.)
Le doghe o “ mérins”
tagliate a spacco dai mastri bottai che lavorano ancora con sistemi in uso nel
medioevo, provengono da alberi che
devono avere dai 70 ai 150 anni e
devono stagionare all’aperto ed alle intemperie per minimo tre anni, ( per
regola, un’anno per ogni cm. di spessore della doga) affinche il legno perda
buona parte dei tannini più forti ed aggressivi.
Le doghe vengono
piegate a fuoco e non si usa ne chiodi ne colla nella preparazione del fustame.
Il Cognac estrae dal
legno ( definizione estratto secco) il tannino, materie coloranti, glucosio,
aldeidi ed esteri che derivano dalla degradazione della “lignina” per
ossidazione.
In particolare, gli
acidi naturali arrivano a quantità quattro volte a quella iniziale, gli aldeidi
5-10 volte, gli esteri 2-3 volte, ma soprattutto le doghe di quercia cedono
tannini nobili e lignina fino a 500 grammi per ettolitro in 25 anni.
Dalla “lignina” provengono soprattutto i “
fénoli “ (componenti del legno di quercia) che influenzeranno sensibilmente
l’invecchiamento e la qualità del Cognac, dandogli quel particolare colore che
va dal giallo oro al bruno ambrato ed il caratteristico profumo di rancio ( pron. Ransiò) che non è
peggiorativo ma definisce quell’eccezionale bouquet che troviamo nelle acquaviti
molto vecchie quali una quintessenza di aromi di tipo terziario!!!!
LE TRE FASI DELL’INVECCHIAMENTO
1.
LA FASE ESTRATTIVA : in funzione della botte e delle volte che è stata utilizzata dura dai
7 ai 12 mesi circa.
2.
LA
FASI DI IDROLISI : degradazione e trasformazione
delle sostanze estratte dal legno dura dai 2 ai 5 anni.
3.
LA
FASI DI OSSIDAZIOINE : per tutto il periodo di permanenza in botte, grazie all’ossigeno e
quindi all’ossidazione di molte componenti del distillato , formando vanillina
ed eufural e si evidenzia come detto sopra, il RANSIO’ CHARENTESE : forte, vellutato e complesso che dona il
carattere ai vecchi Cognacs ( ricordi di spezie-mandorle tostate - goudron (catrame) ed ambra)
Il Cognac è posto ad
invecchiare in queste botti in cantine a
piano strada ( a coté des gents) (deve invecchiare vicina alla gente! ) con
pavimenti in terra battuta o cemento, muri spessi, piccole finestre e travi di
legno al soffitto.
Il tutto per mantenere il silenzio, la giusta temperatura
ed umidità, poiché le condizioni di
cantina hanno grande importanza sul risultato finale : in ambiente secco
evapora più acqua che alcol ed il cognac diventa “duro”, asciutto.
In ambiente umido evapora troppo alcol ed il
cognac diventa debole e fiacco.
Queste cantine si
chiamano “ Chais jaune d’or” poiché
ogni movimento di botti dalla cantina deve essere registrato su di una bolla di
accompagnamento chiamata “ Aquit jaune d’or”!
LA PARTE DEGLI
ANGELI
Ogni anno, attraverso i pori del legno delle botti evapora circa una media del 2,5% del
distillato.
Se si considera che
nei magazzini lo stock di invecchiamento è pari a circa 7 annate di produzione di ogni Casa produttrice, si calcola che
nell’arco di un’anno evapori nel cielo della zona di Cognac, l’equivalente di 20 milioni di bottiglie!!!
I francesi
romanticamente la chiamano “ ……..la
partie de anges !!!!
LA MUFFE SUI
MURI DELLE CASE
Dato che i tannini sono più solubili in acqua che in
alcool, i distillati meno alcolici invecchiano più rapidamente, ed inumidiscono
l’aria delle Chais, dove le muffe sviluppano più facilmente, e ciò si risolve
al meglio dato che le muffe secernono degli enzimi che hanno un forte potere
ossidante.
Ma fuori delle cantine
dove invecchia il Cognac, le case sono facilmente riconoscibili dal colore
grigio scuro delle pareti e dei tetti ( e guai a pulirle : sono segno di
nobiltà)
Responsabile un
microscopico fungo la Torula Coniacensis che si nutre di un altro microrganismo :
il Cladosporium e nitrato
di potassio presente nelle strutture murarie e prolifica grazie ai vapori
alcolici che fuoriescono dalle cantine!!!
COMMERCIALIZZAZIONE
Il cognac non può essere messo in commercio ad una
gradazione inferiore ai 40° alcolici.I migliori cognacs risultano dal taglio di 4-5 fino
a 30-40 acquaviti differenti di cui si occupa il Maître de Chai.
ETICHETTE
Marcel Ragnaud |
TENERE PRESENTE CHE L’INVECCHIAMENTO MINIMO PER AVER
DIRITTO ALL’APPELLAZIONE DI COGNAC E’ DI DUE “ COMPTES” CIOè TRENTA MESI ,
TENENDO PRESENTE I SEI MESI DI “ COMPTE ZERO” CORRISPONDENTE OGNI ALTRO AD UN
ANNO CORRENTE DAL 1° APRILE AL 31 MARZO SUCCESSIVO.
·
COMPTE 2 :
tre stelle o .v.s. ecc. due anni e mezzo
minimo la base più giovane con aggiunta di distillati che vano dagli 8 ai 15
anni.
·
COMPTE 3…………..
·
COMPTE 4 : v.s.o.p. -
v.o. réserve ecc.< 4,5
anni base < 20-30-40 e più anni
·
COMPTE 5 :
v.v.s.o.p – grande réserve <5,5 anni
base < e prodotti molto invecchiati
·
COMPTE 6 :
x.o. – extra - napoleon ecc. < 7,5 anni <
El Manara
I miei complimenti Manara.
RispondiEliminaF.
onorato....
EliminaUno splendido post, come anche quello sull'Armagnac. Grazie mille Giorgio.
RispondiEliminaMario
..c'est un plaisir....
Elimina'na botta de cultura ;-)
RispondiElimina....'na "botte" de cultura...ne ho una cantina piena !....
RispondiEliminaNel complimentarmi con Manà Manara, mi chiedo e chiedo, dopo un rapido calcolo, al ragioniere part time, qual è il tasso alcolemico degli astemi, se ce ne sono…
RispondiEliminaM 50&50
50&50.....
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaConosco qualcuno che riesce a farsi girare la testa con le caramelle all'anice e qualcun'altro che da di matto dopo un petit moncherie: secondo me il tasso alcolemico degli astemi va calcolato sull'evaporazione:-)
RispondiEliminaMannaja Manara, a leggerlo prima questo post... mi sono fatta una settimana bianca ad imbiancare cucina e bagni, a saperlo che la muffa è segno di nobiltà me ne sarei andata al mare.
Alba
...visto che non tutto il male viene per nuocere ?
EliminaAlba, che mondo sarebbe senza la muffa?
EliminaEsposizione professorale, caratteriale, con periodi tutti in maiuscolo, punti esclamativi a raffiche da tre o più, e tante puntualizzazioni. Sembra di sentirne la voce autoritaria e convinta.
RispondiEliminaGiorgio
..giustissimo , Giorgio,...hai beccato il fatto che ho insegnato queste cose per decenni,...e l'abito professorale, mi è rimasto appiccicato addosso ! Grazie !:-)
EliminaL'età e l'esperienza glielo consentono, ci mancherebbe. Passare del tempo con chi ne sa più di me su diversi argomenti, è un esercizio che mi ha sempre fatto crescere, come quando sceglievo con chi giocare a tennis. Mai il più debole.
RispondiEliminaMa il mio problema oggi non è questo, ma che cosa pubblicare domani :-)
Hai dato tu ad Alba il mio decoder ?
EliminaM 50&50
Il tuo post è pieno di cognac per presentare il suo sviluppo. Un ulteriore punto, però (se posso): possiamo considerare il mercato come una moneta, da una parte le grandi case che vendono il 95% del cognac nel mondo e possedere il 5% del vigneto, l'altra coltivatori che possiedono il 95% del vigneto e vendere il 5% di cognac.
RispondiEliminaScopri cognac è incontrare questi due mondi per godere molto diversi cognac, altamente personalizzati e fuori dai sentieri battuti.
Un'altra caratteristica è di scoprire il numero di bottai e la loro importanza per lo sviluppo di cognac.
Volete sapere di più, contattatemi, sarò felice di farvi questo mondo discreto, i vigneti di cognac.
@Gdf
RispondiEliminaCapacità paranormali o normalità non utilizzata?
Le vespe killer attaccano l'Italia.
Scoperto in provincia di Savona il primo esemplare di una specie aliena. Attacca gli alveari e mette a rischio impollinazione e produzione alimentare. Dopo aver fatto milioni di danni in Francia, potrebbe essersi insediata sulla Riviera ligure. E' possibile che nidifichino nei fari?
Le vittime enoiche di quest'anno si conteranno sulla dita di una mano o saranno più dei caduti nella battaglia delle Termopili (300)?
@ Marco
Non ce lo siamo ancora barattato il tuo decoder.
Alba
Ho due decoder e due smart card, una di Fabrizio Nobili e una di Marco 50&50. Quando inverto le carte li capisco meglio.
EliminaGdf, anche per te spesso serve il decoder. :)
RispondiEliminaF.
Eliminainvertire l'ordine dei fattori può provocare danni all’agricoltura
M 50&50
..un fattore di potenza, non è un contadino della Basilicata.
Elimina