mercoledì 12 giugno 2013

Alain Llorcà | Comment ça va? - prima parte -


gdf


Ci ho aggiunto un accento che non c'è, ma resta comunque difficile pronunciarlo correttamente, miscelando catalano e provenzale, e quindi mi sono venuto incontro. A volte chiedo agli altri: come sto?

Più o meno dovrebbe essere buttato fuori dai denti così, ma con coraggio e decisione, come sputando: Iiorcà! Adesso che tutto è più chiaro posso partire con il consueto raccontino infarcito di cose vecchie e nuove.


Lo chef disse a Monsù l'ispettore: basta con la cucina di Palazzo, mi ritiro in collina a fare bistecche alla griglia. L’ispettore si accese un sigaro guardando lontano l'orizzonte. No, a occhio non pareva convinto, neanche dopo il secondo Bas Armagnac. 

Se ce l’hai nel sangue l’alta cucina non ne puoi fare a meno, istintivamente anche una bistecca alla griglia non potrà mai essere così banale. Banale può sembrare il concetto, ma sarà il risultato nel piatto a parlare, a dire la prima e l’ultima parola. E così l’ispettore, anche contro tutte le previsioni e le intenzioni, si vide costretto dalla sua etica a conferirgli di nuovo una stella: la sesta.
 
Questo di gambe ne ha otto sotto il motore

L’inseguimento continua sulla strada di St.Paul de Vence, come su un circuito tortuoso partito da qui sotto; qui sotto anche se si chiama Haut de Cagnes, dove al Ristorante dei Pittori Alain Llorca cominciò ad usare al meglio la sua tavolozza di colori e di sapori vivi e nitidi come la solo la luce della Provenza li può rivelare.



Restaurant des Peintres, dove fu inevitabilmente notato da Madame Augier, che invitò gentilmente il ragazzo ventinovenne a prendere in mano le cucine de Le Chanteclair, dentro il mitico Negresco niçoise, per riportare quel ristorante a dominare la città. Due stelle anche li, prima di subentrare con il medesimo stellaggio al grande Roger Vergé, giubilato  nel Moulin de Mougins.


La sua cucina sanguigna è stata come una corrida, è sangue catalano il suo, quello che si sente sia nelle esecuzioni di cucina quanto in quella di rotisseur. La sua  Ronde de Tapas dentro il Negresco provocò stupore al Palazzo; ma poi, visto cosa combinarono i suoi conterranei sembrò acqua di mare. Molti tra  quelli rappresentati nelle loro opere alla fondazione Maeght -qui  dietro- mangerebbero  da lui volentieri.



Definire rotisseur uno chef che continua a mettere in carta la tartare di filetto di manzo al caviale d’Aquitania con purè di patate affumicate pare proprio riduttivo. O le animelle croccanti in padellata di funghi selvaggi. Ma  griglia ola ola ola plancha che siano, dominano la scena, non esitando a prendersi tutto lo spazio necessario nella sala principale del ristorante di La Colle sur Loup, con servizio in terrazza e splendida vista su St.Paul de Vence.


Si, la villa è quella che si chiamava Diamant Rose, che fu uno dei più eleganti ristoranti della Costa Azzurra negli anni ’80. Ora è tutto più semplificato, meno pomposo di quando l’aragosta veniva servita in una divina insalata di pomodori cuori bue, mozzarella fior di latte all’olio di basilico. La mia rossa apprezzò. Il profumo di basilico si sente sempre, ma è il richiamo spagnolo che arriva prepotente, sapendo riconoscere il profumo di un pesce bianco cotto a la plancha.


Puoi spendere 38 euro per un piccolo menù, puoi spendere un po’ di più per quello che vuoi mangiare grigliato, scegliendoti anche il tuo “contorno” aggiuntivo preferito. Democraticamente ti sarà consentito anche di scegliere quale salsa preferisci: Sauce Tartare, Sauce Roquefort, Sauce Poivre…ecc


Ma se ti vuoi lanciare su caviale, tartufo, branzino, astice o nobili asparagi, la cucina di Llorca si ricorda che qui il pubblico ce la può ancora a fare a lasciare sul tavolo da gioco più di 200 euro a testa senza un sussulto. E allora perché privarli o privarsi del lusso di farlo?


Ma noi oggi proviamo a ripartire dal basso con Llorca, dal difficile, iniziando dal menù a 38 euro, o per l’esattezza dal carte-menu, da cui poter scegliere due piatti e un dessert. Per non sbagliarci li abbiamo brucati quasi tutti.




Pass caldo con lampade...






Vecchia volpe del Moulin: allora ce la potrei ancora fare anch'io



 gdf

11 commenti:

  1. Due post carichi di nostalgia,per un diversamente giovane come me,ricordando la stradina in salita che portava al ristorantino di Llorca ,lui in cucina e il socio in sala e basta,pieni di entusiasmo,giovani ma in testa una cucina già diversa che amavano spiegare.E poi Ducasse che prima al Juana e poi al Louis xv mi riconciliò,in particolare, con la cucina di pesce deila Cote.
    Ro.

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  2. la location è molto bella. attendiamo i piatti dello chef, e del pasticcere...
    B

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  3. La piazzetta alberata consentiva un parcheggio comodo, sempre che le gambe fossero buone. La salita di pietre arrotondate dai secoli sale irta, senza pause. Poco prima della fine, sulla sinistra, le Restaurant des Peintres. Poco più in là, al termine del borgo, la Rotisserie Josy Jo; e girando intorno alle mura il nobile Cagnard. Tre stellati in 5oo metri. Che bello scegliere.

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    1. E in 500 metri tre mondi completamente diversi !
      Ro.

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  4. Ciao! Ho notato che spesso parliamo degli stessi luoghi, bhè... tu sei un pò più bravo di me a fare le foto ma proprio pochissimo :-) Comunque complimenti, hai un blog davvero interessante. Un saluto, Pigmy.

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  5. Dei “SALIGIA” dipinti da El Bosco, sapevo di averne uno, che, senza voler offendere nessuno, credo accomuni chi ti legge, oggi pur non sapendo ancora cos’abbiate potuto brucare a 38 sento già una piccola punta d’invidia…
    Marco 50&50
    P.S. Topina ti seguo

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  6. Si, la topina della valle argentina la scoprii nel bianco cavallo taggiasco

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    1. Si topina, tieni anche conto che questo blog è spesso popolato da gatti randagi, non solo taggiaschi ;-)

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    2. Gatto che miagola non demorde...
      Marco 50&50

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