di
GIOVANNI
LANDO
Qualche tempo fa un
articolo di Fabio Rizzari analizzava su cosa fosse di moda e cosa non lo fosse
nell'ambito dei vini. Fra i vini fuori moda elencava i vitigni internazionali
come il merlot, il sauvignon e lo chardonnay. Prendendo spunto da queste righe
ho voluto approfondire il vitigno a bacca bianca più conosciuto al mondo il più
sfruttato, ma anche il più "sputtanato".
Di origine borgognona, lo
chardonnay riesce ad adattarsi molto facilmente a climi e terroir molto
diversi. Si trova più a suo agio tra argille, marne e calcare, ma non disdegna
altri tipi di terreni. Questa duttilità gli conferisce un carattere
ubiquitario, che gli ha permesso di diffondersi nel mondo intero. Nella sola
Francia, il suo successo l'ha portato, in poco più di 50 anni, da 7.300 ettari
vitati a oltre 46.400 ettari: una crescita esponenziale affermatasi soprattutto
a partire dagli anni Ottanta. Tuttavia lo chardonnay riesce ad esprimersi nel
modo più entusiasmante nel quadrante centro-nord-orientale del paese, tra la
Borgogna, Côte d'Or, Chablisien e Maconnais, lo Jura e la Champagne.
Gradisce infatti un clima
fresco, mentre soffre il caldo e soprattutto la siccità. Dal punto di vista
sanitario, teme in particolare l'oidio e il marciume nella fase terminale della
maturazione, piuttosto precoce. I cloni provenienti dalla Borgogna possiedono
grappoli di dimensioni ridotte (120-125 grammi), acini piccoli e una buona
capacità a equilibrare zuccheri e acidità.
La parte più interessante
del lavoro è stata quella di stabilire il criterio per la selezione delle
bottiglie.
Dovevano provenire da
terroirs i più disparati possibili, ma nello stesso tempo bisognava riconoscere
un certo peso alla regione da cui provengono i migliori campioni, tipologie di
substrati geologici diversi, clima (latitudine, esposizioni ed altezze
diverse), metodi di coltivazione dal biodinamico al tradizionale (mancava lo
sciamanesimo perché gli sciamani interpellati non sapevano cosa fosse il vino)
e con tecniche enologiche dalle più semplici alle più sofisticate.
Sono state selezionate
dunque bottiglie provenienti dalle seguenti denominazioni: Borgogna,
Pouilly-Fuissé, Viré-Clessé, Meursault, Chablis, Côte du Jura. Inoltre sono
state aggiunte bottiglie provenienti dalla Slovenia , dall’Italia (Piemonte,
Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige), da Israele e dalla Nuova Zelanda.
L’altro problema è stato
quello, in fase di degustazione e comunque sempre in abbinamento a qualche
piatto, di realizzare una scaletta che avesse un senso logico. In un primo
tempo avevo pensato di utilizzare i gradi di latitudine da Nord a Sud - tra
l'altro, invito a dare un occhio alle carte geografiche, perché riservano delle
sorprese - ma poi ho deciso di seguire l’istinto.
I vini selezionati sono i
seguenti, degustati in quest’ordine e rigorosamente alla cieca:
1) Viré-Clessé Guillemot Michel Quintaine 2015
2) Chablis Domaine De Moor L’Humeur
du Temps 2015
3) Bourgogne Sextant di Julien
Altaber 2013
4) Pouilly-Fuissé Domaine Valette
Tradition 2011
5) Côtes du Jura Domaine Labet Les
Varrons 2014
6)
Meursault Henry Boillot 2009
7)
Dobrovo Movia Lunar 2008
8) Marlborough Cloudy Bay 2013
9) Galilea Golan Heights Winery
Yarden 2013
10)
Friuli Vie di Romans 2015
11)
Piemonte Coppo Monteriolo 2009
12)
Trentino AA Cantine Terlano Kreuth 2001
DATI E NOTE DI DEGUSTAZIONE
Quintaine 2015
Guillemot
Marc
Guillemot-Michel
AOC Viré Clessé (1998) Maconnaise
Clessé lat 46°41’ N
Suolo
limo da degradazione calcarea
Lavorato
in biodinamica
Densità
media per ettaro 7000/ha
produzione
media 49 hl/ha
età
vigneto 55 anni
vendemmia
manuale
uva non
diraspata
fermentazione
alcolica e malolattica in tini di cemento
affinamento
per 5 mesi leggera filtrazione
solforosa
totale 29 mg/l
Brillante colore giallo e leggermente dorato, al naso rimandi di
frutta gialla matura, agrumi e sensazioni di frutti esotici con piccolissimi
accenni di burro.
In bocca, pur avvertendo la grassezza dello Chardonnay, tuttavia
rileva una bella verticalità senza apparire citrino e acido, e mineralità che
lo rendono equilibrato e molto piacevole da bere. Infatti finisce. Da
aperitivo, ma anche gourmand.
L’Humeur du Temps
Chablis 2015
Domaine de Moor
Alice e Olivier de Moor
Courgis a sud ovest da Chablis lat.47°46’ N
Suolo: Marne argillo-calcaree del Kimmeridgiano
Coltivazione
bio dal 2005
Densità
media per ettaro 5500
Resa +/-
38hl/ha
Età
media vigneto 20 anni
Fermentazione
in vecchie pièces di rovere
Lieviti
naturali, nessun travaso, né batonnage, né chiarifiche, ne décollaggio per 11
mesi in botti usate
Solforosa
totale 27 mg/l
3208 btt
prodotte
Certificazioni:
bio ecocert
Mentre il primo ho fatto fatica
a individuarlo come uno chardonnay, questo rivela subito al naso e poi in bocca
le caratteristiche tipiche del vitigno. Di un bel colore giallo dorato al naso,
si presenta con note burrose però con profumi di fiori bianchi e note minerali
saline impercettibilmente iodate date dal terreno. In bocca ritrovo ampiezza
con note boisées e frutti bianchi. Mi impressiona la persistenza e la bella
chiusura in fondo al sorso.
Bourgogne 2013
Sextant
Julien Altaber
Saint Aubin lat.46° 57’N
Cuvée da
diverse parcelle: una è a Puligny, un'altra vicino
a
Chassagne–Montrachet e un'altra a Montbellet, tra Côte Chalonnaise e il
Mâconnaise.
Julien Altaber è cresciuto nella cantina di
Dominique Derain e dunque mi aspettavo una declinazione particolare dello
Chardonnay. Un colore giallo con riflessi dorati, un naso particolare con
aspetti ossidativi ma riconoscibili le note di fiori gialli, agrumi. In bocca,
perfetta coerenza con il naso, mineralità. Persistenza e voglia di finire la
bottiglia. La Borgogna qui è lontana
Pouilly-Fuissè Tradition 2011
Domaine Valette
Philippe
et Cécile Valette
AOC Pouilly-Fuissé (Mâconnaise)
Chaintré lat. 46°26’N
Suolo
argillo-calcareo
Vigne di
55 anni
Vendemmia
manuale diraspata manualmente
Lungo
affinamento senza filtrazioni né collaggi né solforosa
Biodinamica
dal 1992
Bel colore giallo, richiama al naso la confettura
di frutti gialli, mandorle, brioche, con un qualcosa che ricorda un miele alla
camomilla, una lieve punta ossidativa. Miscela di spezie e mele al forno. In
bocca impressiona per intensità e complessità. Finale lungo
Cotes
du Jura Les Varrons 2014
Domaine Labet
Julien
Labet
Revermont lat. 46°58’N
Vigne
del 1932 e 1940
Terreni
argillosi provenienti da decalcificazione del Bajociano
esposto
ad est e ben ventilato a 280 mt slm
Vinificazione
con pressatura soffice
Fermentazione
spontanea con lieviti indigeni
Affinamento
su fecce fini in barrique vecchie da 228 lt per 19 mesi
Filtrazione
per gravità
No
solforosa aggiunta
Imbottigliato
il 4/5/2016
pH 3.10
solfiti
totali 9mg/l
vin ouillé
Proseguiamo
anche con questo vino su sentieri inesplorati degli Chardonnay declinati con
note ossidate. Un colore giallo paglierino intenso con riflessi dorati. Al naso
si coglie immediatamente il profilo ossidativo con note di brioche burrosa, frutti
bianchi, albicocca matura, fieno e un che di fumé. In
bocca si presenta pieno con una buona acidità e una discreta mineralità
sostenuta da una struttura ricca e equilibrata che rende il finale salivante.
Meursault 2009
Domaine Henry
Boillot
Henry Boillot
Meursault
/ Bourgogne Côte d'Or - Francia / France
Inizio
Attività 1930
Vitivinicultura
Biologica
Ettari
15
Bottiglie
prodotte 75.000
Terreno:
argilloso e calcareo
Vendemmia:
manuale - smistamento delle uve
Vinificazione:
pressatura pneumatica a temperatura di 10 °C, fermentazione alcolica e
malolattica in barrique, infine una leggera filtrazione
Affinamento:
10 mesi in barrique di legno, 15% nuove e il resto usate una o due volte
Grado
Alcolico: 13% vol
Colore giallo-oro
luminoso, naso che richiama pietra focaia, miele, nocciola, agrumi, fiori
bianchi (gardenia peonia magnolia), zenzero, con lievissime tracce di rovere e
torba sottobosco, che preannunciano un sorso ampio, ricco (probabilmente dovuto
ad una annata calda), ma soprattutto una persistenza lunghissima e affilata
come una lama di rasoio, precisa, con una mineralità marcata che esalta appieno
il terroir. Ci si rende conto immediatamente che siamo di fronte ad un qualcosa
di importante.
Lunar
2008
Movia
Mirko e
Ales Kristancic
Dobrovo Lat 45°99’N
Terra
del Flysch del Collio con strati di marna e arenaria
Estensione
vigneto 1,5ha
Lavorato
in biologico
Densità
media 6000 /ha
Età
media vigne 30 anni
Produzione
media 34
hl/ha
Raccolta
tardiva manuale diraspata a mano
Affinamento
sulle bucce per 9 mesi senza aggiunta di solforosa
No
chiarifica né filtrazione
Solforosa
totale 18mg/l
Bottiglie
prodotte 9600
Prima della descrizione organolettica di questo
vino vorrei ringraziare Ales e Vesna che ho avuto il piacere di incontrare a
Sestri Levante in occasione della presentazione del catalogo Triple A Velier.
In seguito alla mia mail dove descrivevo il tema della serata, dopo solo un
giorno e mezzo trovavo il loro vino recapitato in studio. Senza parole.
L’avvicinamento a questo tipo di vino non è
facile e soprattutto bisogna armarsi di santa pazienza. L’ho portato nel luogo
della degustazione due settimane prima della serata. Ho raccomandato di
lasciarlo in posizione verticale e una settimana prima l’ho fatto mettere in
frigo sempre in verticale.
La sera della degustazione, dopo aver stappato
le bottiglie, è stato obbligatorio versarne il contenuto nel decanter con
mooooolta calma. Rimaneva nel fondo della bottiglia un contenuto torbido del
colore di un caffelatte.
Nei bicchieri invece abbiamo trovato un vino
dal colore giallo dorato carico che ricorda il fondo dorato delle icone che
sono presenti nelle chiese ortodosse, alcuni riflessi aranciati svelano la
persistenza sulle bucce per mesi. Forse il naso non sarà di quelli che ti
fulminano, ma ti incuriosisce e non riesci a staccare il bicchiere. Distingui
che è chardonnay, ma impressiona per schietta genuinità.
Marlborough 2013
Cloudy Bay
New Zealand
Alcol
12,5%
La
fermentazione avviene in botti di rovere francese, per il 18% nuove.
Il vino
affina 18 mesi in legno prima della sua commercializzazione.
Un primo testa-coda nella degustazione. Qui ci troviamo agli antipodi
e non solo dal punto di vista geografico. D’altronde questa cantina in mano ad
un colosso del brand del lusso come LVMH non può che avere questo profilo che
rispecchia pienamente il target dei possibili fruitori.
Giallo paglierino brillante rassicurante, naso netto tranquilizzante
da lieviti selezionati dove ritrovi l’elenco dei descrittori olfattivi imparati
al corso AIS,cheèinutile cheveliraccontoperchètantolisapetetutti,in bocca ti rimangono
sensazioni di un dejà vu che scivolano via nell’attimo in cui lo mandi giù.
Vista l’ora che si è fatta inizio a sbadigliare.
Chardonnay
2013
Yarden
Gruppo Golan Heights
Israele,
Katzrin.
Alture del Golan
La
cantina è stata fondata nel 1983
In
ossequio alla tradizione, è un vino kosher, vale a dire vini autorizzati dai
rabbini e pertanto bevibili anche da ebrei ortodossi.
I
vigneti si trovano su di una superficie che si estende dalle sponde del Mar di
Galilea fino ai piedi del Monte Hermon ad un’altezza che varia dai quattrocento
ai milleduecento metri.
Il suolo
vulcanico e ricco di basalto ed il clima relativamente temperato per la
vicinanza al Monte Hermon sono ideali per la coltura della vite.
Se
quello precedente è un vino agli antipodi questo invece è una finestra
spazio-temporale sugli anni '90. Lo capisci da come (non) scorre nel bicchiere
mentre lo versi, denso, quasi oleoso, e già ti fai un film di come sarà in
bocca. Colore giallo dorato molto carico, naso dove le note burrose sovrastano
le sfumature fruttate di mela pera e ananas. In bocca l’opulenza dello
chardonnay in tutta la sua magnificenza con residui vanigliati e spezie dolci.
De hoc satis. Rimane nel bicchiere.
Rive
Alte 2015
Vie di Romans
Friuli
Isonzo Rive Alte , Mariano del Friuli (GO)
Età
media degli impianti: 20 anni
Densità
d'impianto: 6.000 ceppi/Ha
Superficie
vigneto: 8,61 Ha in produzione
Altimetria:
31 m s.l.m.
Esposizione:
Nord - Sud e Est - Ovest
Tipologia
di terreno: mediamente profondo con scheletro moderato
frazione
argillosa di colore rossiccio per la presenza di ossidi di ferro
e
alluminio.
Macerazione
pellicolare a freddo: 8 °C
Chiarifica:
statica a freddo
Lieviti:
selezionati
Fermentazione
malolattica: non svolta
Elevage:
9 mesi su lievito in barrique
Illimpidimento:
naturale
Affinamento
in bottiglia: 8 mesi
Grado
alcolico: 13,25 % in vol
Acidità
totale: 5,50 g/l
pH: 3,48
Sinceramente mi aspettavo di più. Al netto dei
discorsi sulla vendemmia recente che non permette di arricchire le qualità del
vino etc, etc, yahwwwnnn, ecco, ho ripreso a sbadigliare... Discorso
sovrapponibile al Cloudy Bay.
Oro pallido con uno spettro olfattivo ampio
che va dall’ananas maturo alla mandorla fresca. In bocca si presenta ricco
morbido salino e un po’ alcolico.
Monteriolo
2008
Cantine Coppo
Costigliole
(AT)
Piemonte
d.o.c.
terreno:marna
argilloso-calcarea con prevalenza limo
200 m
s.l.m. sud-sud est
4.500
piante per Ha
Affinamento:
9 mesi in barriques sui lieviti con frequenti bâtonnages
Malolattica
parzialmente svolta
Alcol
12,60%
Acidita
totale 5,55 gr/lt
pH 3,25
Un bel colore giallo dorato. Al naso
fiori di montagna, agrumato, burro, cedro candito. Il sorso è glicerinoso, morbido e fresco,
minerale e infine vanigliato, ma tuttavia chiude amaro.
Kreuth
2001
Cantina Terlano
Denominazione
DOC: Alto Adige Terlano
Varietà:
100% Chardonnay
Alto
Adige Altitudine: 250 - 900 m s. l. m
Orientazione:
Sud - Sudovest
Storia
della varietà: prima annata 1993
Vendemmia
e selezione delle uve manuali
Pigiatura
delicata a grappolo intero e sfecciatura per sedimentazione naturale.
Fermentazione
lenta a temperatura controllata in botti di rovere grandi (30 hl).
Fermentazione
malolattica e affinamento per 8 mesi sui lieviti fini nelle botti di legno
tradizionali.
Abbiamo avuto la fortuna
che il nostro amico Massimo portasse per concludere la serata questa bottiglia
recuperata dalla sua fornitissima cantina. La fortuna è stata anche quella di
abbinarla a formaggi francesi una Tomme chevre, un Beaufort été 2016 e un Comté
stagionato 24 mesi, forniteci per l’occasione dalla Filrouge Formaggi, che
hanno amplificato sicuramente le potenzialità del vino.
Colore:
giallo paglierino con riflessi dorati. Al naso si percepiscono componenti di
frutta esotica, come la maracuja e gli agrumi, una nota di pietra focaia dai
tratti aromatici e minerali. Armonico al palato, morbido e cremoso, una nota
fruttata matura. Mineralità e un finale sapido.
CONCLUSIONI
La serata ad alto
contenuto didattico, contraddistinta da temperature torride, ha messo a dura
prova non solo i partecipanti, ma anche il servizio che ha dovuto correre e
parecchio per versare vini e non brodo, utilizzando una grande quantità di
ghiaccio.
I vini sono stati
degustati al meglio delle loro potenzialità e ai partecipanti (dai diversi
gradi di conoscenza enologica, da 0 al top) è stata consegnata una tabella da
compilare con un punteggio da uno a cinque.
Non ci vuole una
particolare fantasia nell’immaginare a quali vini siano andate le preferenze.
In primis Meursault di
Boillot e il Lunar di Movia, e a seguire il Kreuth della cantina Terlano. Un
netto distacco tra i francesi (Quintaine di Guillemot e il bianco di Altaber, poi
lo Chablis di De Moor, Les Varrons di Labet e il Domaine Valette con il
Pouilly-Fuissé) e il resto del mondo. Da notare che qualcuno non ha disdegnato
la copertina di Linus del vini neozelandesi o italiani. All’ultimo gradino lo
Yarden, scollegato ormai dalla realtà.
Ancora una volta esce la
predominanza del Terroir. Lo chardonnay nasce in Borgogna e lì dà il massimo
delle sue potenzialità. Altrove potrebbe raggiungere qualche successo, ma al di
là di uno sterile scimmiottamento o di un puro esercizio di trapianto
enologico, i traguardi appaiono molto distanti.
I ringraziamenti vanno a
Roberta del B&B Rosso di Sera di Novello, magnifica sede delle nostre
serate, a Daniela della Enoteca Delizie di Bacco che ha fornito alcune tra le
bottiglie presenti, a Massimo con il quale abbiamo messo a fuoco la scelta dei
vini e a tutti i partecipanti senza la cui presenza tale serata non si sarebbe
mai potuta svolgere.
Bibliografia
Vini e Terre di Borgogna.
C.Favaro; G.Gravina Artevino Ed.
Borgogna Cote
d’Or, Il territorio
Post carico di passione e competenza,
RispondiEliminail mondo dello chardonnay così variegato, non facile entrare nel merito di una degustazione così complessa...
bravo Giovanni!
Yanez