Come ricordato fino alla noia, considero il
prodotto di ingresso, la cartina al tornasole, nel bene e nel male,
identificativa di ogni maison, e questo di Pascal e Fabrice, lo è,
ovviamente, nel bene, più che bene, più che mai.
Si tratta di un pure Chardonnay, le cui uve provengono, come indica l’etichetta, da
sette diversi crus. Affina almeno tre
anni sui lieviti, malò sempre svolta,
remuage e dégorgement rigorosamente manuali; la mia è stata sboccata a
dicembre 2013.
Naso vivissimo e caleidoscopico, con fiori
gialli freschi, mela Granny in doppia cifra, botta di agrumi – mandarino e
chinotto – sensazioni vegetali e di nocciola, il tutto sorretto da una
intelaiatura minerale marina di forte impatto.
Effervescenza cremosa, per una bocca svettante
in acidità e di salivazione formidabile, mentre lievita l’intensità del
contesto minerale, sempre più gessoso, sempre più iodato, con nuances di cedro, origano e timo, a fare
da corollario. Chiude sapido, con percentuali bulgare di profonde persistenze
marine, ostriche in primis.
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