martedì 29 marzo 2016

Tenuta Carretta e il nuovo ristorante 21.9 di Flavio Costa - prima parte -


del Guardiano del Faro


Benvenuti alla Tenuta Carretta della famiglia Miroglio. Decine di ettari di terreno e di vigneti circondano la cantina, la villa, l'albergo e il nuovissimo ristorante 21.9 di Flavio Costa. Ritrovo Flavio qui. Roerizzato o langhizzato, oltre i limiti lessicali e ai margini geografici. Un ligure piemontesizzato insieme ad un piemontese ligurizzato.

Una piacevole collisione, come è sempre stato tra noi, mai ruffiani : non ce la potremmo mai fare a mentire o mentirci. C'è meno scazzo del solito nel suo sguardo, così come la prima volta che lo osservai entrando all'Arco Antico, -approssimativamente il 14 marzo 2004- quando mi portò con disinvoltura un anomalo "amuse bouche" stellato di primavera : fave e salame. Fave e salame a Savona, messi dentro un toast croccante. Arrivavo da una cosa così in Bourgogne, a Fleury, dove Madame Chantal osava un toast de saucisson che valeva 2 stelle Michelin, insieme al resto, quindi perché stupirsi.

Mi dissi. Questo lo vorrebbe essere ma alla fine non è ligure di testa, anche se la testa in cassetta è tra le sue idee fisse. Beh, in effetti, un prosciutto al coltello trionfa in sala anche qui, come dire: ti fermi li? Ma di cucina parleremo più avanti, sperando di prenderci: io in foto -vittima dei faretti e dei piatti fondi- e in didascalia, mentre lui nelle esecuzioni, garantisco, non ha sbagliato un colpo, solo mezzo.


La fotografa insiste a riprendermi dalla parte stempiata, ma andiamo oltre i dettagli tricologici dettati dal tempo, perché il luogo, più dell'autore -si noterà- non manca di fascino. Spazi aperti, brezza primaverile, impatto ambientale discreto, almeno all'interno della tenuta, mentre all'esterno si sta costruendo parecchio, in questo piccolo villaggio di 1300 abitanti, collocato strategicamente tra Alba e Canale, tra Langhe e Roero, di cui Piobesi fa parte per delimitazione geografica.

Piobesi d'Alba, nota ai gourmet per circa un anno e mezzo grazie alla presenza sfuggente di Carlo Cracco, dove divorai il meglio della sua cucina a Le Clivie, che non ho più ritrovato e non ritrovo.  E poi proprio qui, dove anche il Siccardi si conquistò una stella, dentro questi muri.

Da queste parti -Roero Langhe- non mancano ne' grandi cantine ne' ottimi alberghi, ma è soprattutto la gastronomia ad attirare -insieme ai prodotti della terra- turisti da ogni parte del mondo, in un distretto eno-gastronomico senza paragoni in Italia.

Del luccicante ristorante e della cucina che Flavio Costa propone ne parlerò nella seconda parte, perché prima di tutto va valutato il contesto, così distante da ogni concetto di ristorazione ligure. Flavio, gestore dei due ristoranti e dell'albergo, disporrà qui di un bacino di utenza che crescerà in maniera esponenziale, e questo dettaglio non è un dettaglio, perché cambia di molto il panorama, anche senza vista mare : l'ingrata e insipida vista mare.

I primi clienti, da subito, vogliono vedere nel piatto il pesce e annusare il sentore del mare senza il caos del lungomare. Otto su dieci qui domandano pesce. Scopriranno prima o poi quale talento della cucina del territorio si cela dietro le spesse porte vetrate di questa cucina.

Ma intanto i vini della tenuta, che si possono veder nascere in cantina, che si possono acquistare o assaggiare nel wine shop, cominciando a prendere confidenza con l'accento locale, cominciando ad assaggiare un Arneis, un Roero, un Barbaresco, un Barolo, con un inaspettato sconfinamento in Bulgaria, dove una quota di famiglia Miroglio produce vini ricavati da qualche cosa come 1200 ettari di vigne. 

Me ne parla Igor Vendemia, già incrociato dalle parti di Cervere e perfino nei paraggi di Paraggi, nella fugace apparizione al Carillon, uno dei ristoranti di alta gastronomia più rapidi della recente storia italiana. Con il Barba pensavo di aver battuto un record a Volpedo, ma anche il Giuse e Igor a Portofino non si sono voluti fare mancare l'emozione forte del touch end go. L'end non è un refuso.

Ma adesso andiamo da Gaia, la terra.

Nei vigneti con vista su Piobesi, ma sullo sfondo spunta dai colli il Monviso 

La fascinosa villa che domina la tenuta 

L'ingresso del complesso che contiene la cantina, lo shop, gli uffici, l'albergo e i due ristoranti. 

Una mappa aiuta a non perdersi 

Sulla sinistra la cantina. A destra, al piano terreno ci sono le ampie cucine, le due sale ristorante, la zona colazioni, il british bar il ricevimento. Al piano le 10 camere e junior suite


Uno sguardo al wine shop 


Dicevo, andiamo da Gaia,
la gentilissima e sorridente Gaia, che è di Barbaresco solo per caso ... a stappare una prima bottiglia di Arneis Cayega, cavallo di battaglia dell'azienda. Tanto per rompere il ghiaccio in una giornata tiepida di inizio primavera


 Gaia di Barbaresco e le immagini storiche della Tenuta 

L'Arneis premiato da Decanter 

Banco degustazione 


In via ultimazione la grande sala che sarà dedicata unicamente ad eventi e cerimonie, che potrà contenere agevolmente una ventina di tavoli tondi da 10 coperti l'uno, con margine. Erano già decine le giornate vendute, ma da quando è arrivato Flavio, le richieste -ovviamente- si sono moltiplicate.

Salotto e bar, ricevimento e ingresso al ristorante gastronomico, accuratamente separato dallo spazio eventi. 

La sala colazioni 

Una camera standard 

Junior suite

Ogni camera ha un nome proprio di vigneto 

Junior suite 

Ed adesso caro Flavio andiamo a tavola ...

gdf
fine prima parte

2 commenti:

  1. Buona la prima!Attendo seconda,perdincibacco meno male che si chiama Carretta :D

    In bocca al lupo allo Chef,nato il mio stesso giorno,stesso mugugno,ma io la mano la ho molto meno felice.

    TMC

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  2. Meno male, dopo l'orrido Boscareto temevo un'altra ristrutturazione fredda, senza storia né gusto, invece dalle foto direi che è tutto ok.
    Ora rimane la suspance su quel mezzo colpo sbagliato ...
    Prosit

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