Ice Cream

del Guardiano del Faro

Da bambino credevo che le cose dovessero essere semplici: una collezione di Topolino e una di figurine Panini. Colla, il certo profumo della colla, di rilegatura o di apertura di bustina. Ma allora perché il gelato si doveva sempre sciogliere?

Oggi il freddo non c'è più, ma è comunque nelle difficoltà che emergono le idee migliori scriveva Einstein, molto prima di me.

Quella vecchia gelataia lavorava di spatola solo d'estate, per il resto pasticcini. Musica sulle parole, Le parole che non necessitano di musica. Quelle che non gli ho detto. Neanche tra i coni o sopra i gusci d'uovo a rompere l'audio.

Quanti bambini a prendere in mano il microfono in mano, il gelato. Zitti adesso, a leccare. Pensavo potesse vincere il cucciolo d'uomo sul destino. Ma siccome il destino non esiste, il cono te lo scegli, stretto o profondo, e quello che decidi che ti mettano dentro comunque si scioglie, se non ti sbrighi. Lecca.

Come leccava la gelataia.  Quella leccata ti potrebbe segnare la mente e i sogni già da bambino, figurati poi. La differenza la fa il colpo di lingua, quello che praticava così platealmente tra un gusto e l'altro, di fronte a chiunque. La differenza di temperatura è come la differenza di potenziale, è elettricità ; si sente.

Perché sprecare nella brocca d'acqua tiepida ciò che rimaneva tra un gusto e l'altro? Un bel colpo di lingua sulla spatola e via verso il prossimo gusto.

Allibito osservavo a occhi spalancati, e alla mamma confidavo. Quella vecchia leccava quello che sarebbe stato il mio gelato futuro, una parte di quelle 25 lire, spese prima che arrivassero alle mie labbra rosa.

Quella porca esclamò! La mamma... A quella che si era presa la mia parte ingenua, lasciandola sbrodolare ai margini delle labbra.

Mi vendicai parecchi anni dopo, versando un sorso di Champagne ghiacciato ma intiepidito dalle mie labbra, languidamente, laggiù, alle origine del mondo, alzando un occhio, per osservare l'effetto, sulle labbra e sugli occhi chiusi

 gdf