di Fabrizio Nobili
Il Duca Cuneese capirà se saltuariamente i Nobili Danesi invadono un spazio a Lui dedicato dal ns. Guardiano. Però quando c’è da parlare ma soprattutto da bere dello Champagne non si è mai trovato nessuno che si tirasse indietro: noblesse oblige.
Se poi si parla di un Vigneron Recoltant Manipulant del calibro di Peter Larmandier allora si deve parlare anche di viticoltura in biodinamica e tutte le solite filastrocche che ci girano attorno e che i francesi con il loro sciovinismo sono abilissimi a far pesare per sentirsi migliori (o forse perché la Francia è il maggior consumatore europeo di prodotti di sintesi in agricoltura).
D’altro canto il personaggio in questione produce Champagne di notevole fattura che prevede oltre ad una notevole materia prima anche ottime capacità in cantina (cosa che si vorrebbe trovare più spesso nel bicchiere).
Lo Champagne in questione, un premier cru di Vertus, si rivela alla vista con un bellissimo giallo paglierino tenue e bollicine finissime, i riflessi viranti al verde sarebbero sufficienti a capire di essere di fronte ad un Blanc des blancs senza doverlo leggere in etichetta.
Al naso l’approccio appare sotto forma di una burrosa pastafrolla con scorzette di agrumi, note fruttate e floreali con un sottile finale di erba cipollina. Non ha grande complessità olfattiva e neanche grande evoluzione o trasformazione in base alla temperatura di servizio.
In bocca è equilibrato, leggero e vivace, nessun retrogusto amaro come spesso accade tra le bollicine di italica provenienza, un finale che lascia la bocca pulita.
F.N.
Intanto nessuna invasione, a casa del Guardiano c'è posto per tutti credo. Giusto domani scriverò del Latitude che non mi ha convinto del tutto. Tuttavia mi fido del tuo palato Fabrizio e me ne procurero' una boccia.
RispondiEliminaSpero che sia stata una bug sfortunata, tra i Bio la variabilità élite più facile.
RispondiEliminap.s. sabato sarà a pranzo nel cuneese.
F.