- del Guardiano del Faro -
- Si rilassi Alain, si beva con tranquillità questo ottimo Negroni, si
sta guardando in giro come se non avesse mai visto una hall e un bar di Grand
Hotel, accidenti, sembra un periscopio in movimento lento e implacabile.
- Se ne è accorto. Accidenti, sudo. L’abitudine. Non si perde facilmente. Qui la consueta mezzoretta sarebbe stata difficilmente
sufficiente.
- Mezzora per fare che cosa?
- Per presentarmi, per attendere un incaricato della proprietà che mi
avesse fatto visitare le parti comuni, la qualità degli arredi, i bagni al
piano, qualche camera – sempre le più belle – le cucine, il bar, la piscina, le
terrazze, la sala del ristorante.
- In mezzora ? Ci sarà voluta
una grande capacità di memorizzazione.
- Memorizzare, prendere appunti,
e soprattutto ascoltare senza mai dare giudizi o, peggio ancora, scendere a
confidenze e farsi scappare qualche indicazione, qualche consiglio. Mai dare
consigli, solo osservare e annotare. Si immagini se un ispettore si mettesse a
dare consigli.
Per migliorare lo standard e la classificazione negli anni successivi la proprietà avrebbe potuto prendere iniziative immobiliari azzardate, e poi, raggiunto uno standard diverso avrebbe potuto pretendere una recensione migliorativa. Ma se poi si fosse dimenticato di qualche dettaglio che un collega avesse in seguito rilevato inadeguato? Niente categoria superiore e letteracce accusatorie sul tavolo del Direttore! Ah, no, nessun commento, e soprattutto, nessun consiglio. La consegna del silenzio, il silenzio è d’oro.
Per migliorare lo standard e la classificazione negli anni successivi la proprietà avrebbe potuto prendere iniziative immobiliari azzardate, e poi, raggiunto uno standard diverso avrebbe potuto pretendere una recensione migliorativa. Ma se poi si fosse dimenticato di qualche dettaglio che un collega avesse in seguito rilevato inadeguato? Niente categoria superiore e letteracce accusatorie sul tavolo del Direttore! Ah, no, nessun commento, e soprattutto, nessun consiglio. La consegna del silenzio, il silenzio è d’oro.
- E finito il giro avrebbe però
potuto sedersi ad un tavolo del ristorante principale dell'albergo?
- Ah, no, proprio no, sarebbe stato, come dire, molto sconveniente, al ristorante gastronomico sarebbe poi
andato un collega nel più completo anonimato, per me ci sarebbero stati altri
hotel da visitare durante la giornata, ce ne sono di mezzore da riempire
durante un’ intera giornata.
– Un Ristorante come quello qui sopra? Vuol dire che
ci sarebbe andato un collega più esperto e più preparato di un novizio alle
prese con la schede del censimento alberghiero?
- Sicuramente meglio così, non
esiste una scuola del palato, non esiste una scuola del gusto, non esiste una
scuola di ispettori di cucina. Il palato però è educabile, non rimane fisso ed
immobile negli anni. Non ci si può improvvisare professori, ci vuole
esperienza, ci vogliono molti anni, buona predisposizione, buona salute e tanta
sensibilità.
- E tutti quei piccoli simboli?
Chissà quanti dubbi prima di attribuirli. Io per esempio quando viaggiavo con
una giovane fidanzatina cercavo sempre le casettine rosse, quelle dell’amenità,
però in campagna, non in città.
- Quando l’hotel, o il
ristorante con camere, era già stato recensito da anni bastava dare un occhiata
e verificare che la categoria non fosse cambiata e che le condizioni generali
di confort non fossero decadute, abbastanza semplice, un giro di periscopio
poteva bastare. Quando un esercizio era invece nuovo bisognava invece
destreggiarsi tra le diverse possibilità: moderno, classico, ameno, in
campagna, in città, tranquillo, disturbato, con piscina, senza giardino, con la
palestra ecc… e poi miscelare le diverse condizioni in un cocktail per
permettere a lei e alla sua fidanzatina di arrivare sul posto e ritrovare le
condizioni cercate ed immaginate. Non c’era internet per guardare i siti degli
alberghi, al massimo poteva farsi mandare una brochure, alla quale dover sempre
fare la radice quadrata per arrivare alla vera misura di confort
dell’esercizio.
- Questo tumbler alto è
totalmente sbagliato come bicchiere per un Negroni, però il cocktail è così
equilibrato che al barman si può perdonare anche questa disattenzione. Voglio dire, l'esperienza e il savoir vivre può compensare le carenze altrui.
- E’ vero, però è comunque un
errore che ci ha privato di un risultato migliore caro Roberto, la stessa cosa si può dire di un piatto,
perché se l’ingrediente principale, i suoi accompagnamenti e la salsa non sono
stati messi in un vasellame opportuno ci potremmo perdere qualche dettaglio in
grado di fare la differenza, pensi solo ad una zuppa con tartufi, dei vostri
d’Alba o dei nostri pregiati neri del Perigord piuttosto di altre zone meno
conosciute ma ugualmente qualitative; ebbene, se la zuppa verrà servita in una
cocotte da scoperchiare sotto il naso al cliente piuttosto di un qualunque
piatto fondo l’approccio iniziale sarà totalmente diverso. Dettagli che fanno
la differenza.
- Secondo me, per approccio e
per concentrazione sull’argomento da esaminare, siete molto più attenti voi
rispetto ai nostri guru della critica gastronomica, star del giornalismo della
forchetta, con tutte le eccezioni del caso, come sempre, però questo approccio
umile e sotterraneo vi toglie da un lato la soddisfazione di ostentare il
vostro ego sui giornali, riviste, blog e ogni possibile media di comunicazione, ma da altro lato, anche oggi, vi da modo di andare al punto centrale della questione senza
condizionamenti esterni, o mi sbaglio?
- Noi non siamo critici
gastronomici, non siamo delle star della comunicazione, gli chef lo sono, noi
no; noi indichiamo semplicemente attraverso simboli e poche righe parecchi esercizi che possano incrociare le
necessità del lettore; molto semplice a dirsi.
- Adesso sono sudato anch'io Alain, e non è il terzo Negroni, comincio a far fatica a seguirla. Possiamo andare a vedere
come mai a pochi chilometri da qui, qualche anno fa, di una promessa tre stelle non se ne fece nulla?
- Andiamo , ma non credo che lo scopriremo
oggi caro Roberto, andiamo là per mangiare e non per farci venire il mal di testa
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