Grandes Boucles |
Dicendo Pinot, da quelle parti –
di massima – si intende quello noir. Buono molto giovane, in chiusura sul medio
periodo e grandissimo negli anni a venire. Il blanc e il meunier vanno specificati quando si parla
di loro. Invece questo è Pinot, è il più giovane, è blanc, ha i capelli lisci e
fa fuori tutti nella tappa de la grande boucle ( grande ricciolo ) in
territorio svizzero, nel Jura, quello di qui e quello di là, rischiando di
mandare alcuni fuori tempo massimo.
Svizzero chi sbanca Wimbledon, davanti ad uno scozzese, sotto una fredda pioggia inglese, ma anche sotto il sole, non importa con quale tempo, Roger è di nuovo il numero uno, di ora e di ogni tempo, a 30 anni, quando altri pensavano fosse già terminato il suo tempo.
Anche il nebbiolo si apprezza
meglio con gli anni, anche dopo molti anni, ma in Piemonte, sua terra, si
accorgono con un certo ritardo che il numero uno, Bruno Giacosa - millesimato 1929 - è uno bravo a fare il
nebbiolo. Lo premieranno domani con una laurea honoris causa all’Università
delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo, clamorosamente fuori tempo massimo.
Voltando pagina leggo di un altro
fatto destabilizzante. In Francia hanno mandato in pensione anche l’ultimo
Guardiano del Faro in attività. A Cordouan, tra Gironde e Charente, come dire,
tra un Bordeaux e un Cognac. La storia iniziò nel 1611, all’epoca di Luigi XIII
e si ferma sotto il governo Hollande. Jean Paul Eymond, l’ultimo Guardiano del
Faro francese, era lassù dai tempi in cui se volevi parlare con qualcuno lo
dovevi fare via radio perché non c’era neanche il telefono al faro, non dico il
citofono, ma neanche il telefono. Per passare il tempo il Guardiano del Faro di
Cordouan si mise a scrivere e, adesso che gli hanno tolto il giocattolo non l’ha
presa benissimo, minacciando di scrivere un libro, che non sarà un libro fuori
tempo massimo ma fuori dal tempo.
Prendo atto e me ne vado in
campagna a mangiare fiori di zucchina ripieni, patate e funghi, maltagliati al
pesto e coniglio alle olive. Finalmente un agriturismo vero, dove quello che
arriva ben cucinato nel piatto proviene principalmente dall’orto, dalle colline
e dai cascinali circostanti. Ma il vino è uno solo, quello che fa il
proprietario, clamorosamente coerente con la filosofia prescelta. Il vino è uno,
è rosso, è Rossese 2011, e sa di cheval, non blanc, solo di cheval e della sua
sella sudata, come doveva essere il vino del contadino, di un altro tempo.
Chiudo avvicinandomi al testo del
giornalista de La
Stampa Alberto Mattioli senza essere però testuale: Vacilla
il mito del faro, con la sua dura realtà che sfocia nel romanticismo, con la
tempesta che diventa metafora d’altro e le torri sull’oceano che diventano
musei. Perché i fari sono alti, misteriosi, solitari, forse un po’ sinistri,
fallici, inquietanti, certamente affascinanti, ma adesso anche vuoti.
Jean Paul Eymond, l'ultimo gdf francese |
Carina!
RispondiEliminaBeppe