di Sophie
No,
non si tratta dell'ultimo film di Woody Allen... Quest’ultimo,
ambientato nella città eterna, malgrado un cast di tutto rispetto di
cui fa anche parte il genialoide enfant terribile del cinema
statunitense, ha lasciato, anche noi, santi bevitori, a bocca
asciutta...
No,
il titolo si riferisce al meraviglioso mondo del Whisky,
la cui
paternità è da sempre contesa tra scozzesi e irlandesi.
Ma non
solo… perché sono oramai anni che l’egemonia scozzese stessa
viene contestata da un gruppetto di paesi emergenti, tra cui spicca
il Giappone.
Il
concetto di Whisky giapponese è stato a lungo sottovalutato,
addirittura considerato un'aberrazione…. A torto però, perché
piaccia o meno ai puristi, il whisky Made in Japan, ha dimostrato di
non avere nulla da invidiare a nessuno, e non è a caso se la
notorietà dei Single Malts come dei Blends giapponesi ha da un bel
po’ varcato i confini nipponici.
Clima, purezza dell'acqua, presenza di torbiere... il Paese del Sol Levante aveva naturalmente tutte le carte in regola per produrre whisky. Da lì a proporre Single Malt e Blends in grado di competere con i più grandi whisky scozzesi, ci voleva un asso oltre la Manica… Però era senza contare sulle leggendarie tenacia e precisione giapponesi. Sì
perché i Giapponesi non si sono limitati ad accarezzare il sogno di
emulare il maestro scozzese... Hanno fatto loro, con grande maestria,
un know-how secolare.
Ma facciamo un passo indietro.. Le origini del whisky giapponese risalgono all’inizio del secolo scorso per merito di Masataka Taketsuru e Shinjiro Torii che ne sono stati i pionieri. Agli inizi del'900, il giovanissimo Taketsuru, figlio del titolare di una fabbrica di Sakè, si iscrive all'Università di Glasgow per imparare la difficile arte del Whisky. Dopo diversi anni di permanenza in Scozia, il giovane torna in patria con tanto di moglie scozzese, e viene assunto alle dipendenze di Shinjiro Torii, che fonda nel 1923 la prima distilleria giapponese nella valle di Yamazaki, nei pressi di Kyoto. Nel 1934, Taketsuru impianta la propria distilleria a Yoichi sull'Isola di Hokkaido, nella zona più settentrionale del Giappone. Nel giro di un secolo, la distillazione dei cereali nel Paese del Sol Levante ha conosciuto uno sviluppo straordinario, in termini di quantità ma soprattutto di qualità, permettendole di godere oggi di una fama oramai internazionale.
Tra le distillerie attualmente in attività, quelle di Yoichi e Miyagikyo sono situate nel nord del Giappone, quelle di Chichibu, Karuizawa e Hakushu nei dintorni di Tokyo, e quella di Yamazaki ubicata più a sud, non distante da Kyoto e Osaka.
I
Single Malt millesimati Karuizawa hanno oramai raggiunto l’olimpo
dei miti. I Blend firmati Nikka, grazie alle loro caratteristiche
organolettiche uniche, sono particolarmente seducenti. I Malt Yoichi
ci riconducono al torbato dei Malt di Islay.
La
peculiarità dei Whisky Giapponesi risiede nel fatto che, oltre a
possedere la potenza e il carattere propri dei Whisky Scozzesi, hanno
i modi raffinati e accattivanti di una Geisha. Degustare un Whisky
giapponese è un viaggio tra tradizione e modernità, con un tocco di
esotismo.
Sono piuttosto carente sui distillati,non mi vergogno ad ammetterlo...post come questo sono preziosi!Grazie.
RispondiEliminaG.
Whisky molto buono questo, si, ma con questo caldo però evita.
RispondiEliminaAlmeno fino a settembre preferirei avere a che fare con una Bloody Mary che con una Whisky Sophie ;-)
"resisto a tutto ma non alle tentazioni" diceva un certo O.W., quindi come fare a resistere ad un whisky così seducente?
RispondiEliminacomplimente bell'articolo!
Brava Sophie,articolo interessante e piacevole. Una perfetta lezione di stile...giapponese. Continua!
RispondiEliminamarinella
non mi ricordo il produttore ma a St. Moritz ci fecero assaggiare un whisky giapponese dai riflessi rosati e dall'affumicatura lieve, la solito pompetta nel bicchiere d'acqua per diluirlo. esperienza interessante ma se ci fosse stato anche un balik...
RispondiEliminaF:
Mi ricordo benissimo che, fino a circa venti anni fa pensavo che non avrei mai avuto un' auto made in Japan.., solo tedesche e inglesi, bene ora posso dire di essere alla terza Giapponese con estrema soddisfazione! Qualcuno diceva che solo gli stupidi non cambiano mai idea. d'accordissimo.. solo su una sono restío e non sono i whisky...
RispondiEliminaComplimenti So'!! bel post..scritto bene e gradevole.
RispondiEliminaRB
Grazie della lezione.Ogni giorno mi scopro sempre piu' ignurante!
RispondiEliminaAnzi combattero' per difendere la mia ignoranza per continuare a godere di queste buone nuove.
Chapeau
Bwin che ruffiano :-)
EliminaSophie, alla prossima degustazione di whisky a cui sarò chiamato imporrò la tua presenza per la parte storica, degustativa e sukenghe
RispondiElimina:-;
EliminaProprio recentemente ho assaggiato un eccellente whisky giapponese e ne ho apprezzato la qualità, nonché la pulizia nei profumi...
RispondiEliminaconcedetemi un azzardo: se li volessi paragonare ad un vino direi... un Barolo di La Morra.
I giapponesi sono bravissimi a copiare e ritengono questa prassi comunque una forma di rispetto (?) e di sicuro apprezzamento per il creatore del prodotto... meno male che le langhe sono uniche !
... Sophie quando ci racconti la storia del sukenghe ?? ... aspettiamo il prossimo post !
Bell'articolo, brava So, rendi il whisky affascinante! K
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