- del Guardiano del Faro -
Ore 07.00 da una finestra dall'appartamento Cipriani del Borro
Isoradio, dopo le notizie sul traffico, sui blocchi dei Tir e sulle zone prive di carburanti, chiude il notiziario comunicando anche qualche notizia di Borsa mentre mi approssimo all’uscita della A1, uscita Valdarno. Non ci ho più messo nemmeno un cent da almeno cinque anni in quella slot machine, associandomi idealmente all’espressione artistica di Cattelan, però, per curiosità e per un latente gusto cinico ascolto distrattamente i commenti sui bagni di sangue giornalieri; ma oggi la chiusura più sorprendente non va in terreno negativo, non paga i ribassisti bensì chi il giorno prima ha messo qualche fiches sulla casella Ferragamo. Risultato: più dieci per cento in ventiquattro ore.
Beh, tra una rotonda e l’altra in direzione Terranuova Bracciolini mi dico: non potevo scegliere serata migliore per presentarmi al Borro dei Ferragamo. Un’indicazione chiara dice Heres, mi distraggo, la tentazione è forte, ma no, tiro dritto, staranno tutti ad aspettarmi con un sorriso stampato da un lobo all’altro su al vecchio borgo. Uno Chambertin di Rossignol Trapet o un Clos Vougeot di Chateau de la Tour mi farebbero perdere il trend.
Mi aspetto un grande sorriso da parte dei proprietari, e immagino quello degli azionisti di famiglia, così come l’entusiasmo dei dipendenti, perché lavorare per una società che si occupa sostanzialmente di produrre e esportare con successo internazionale beni di lusso in epoca di recessione interna dovrebbe essere prima di tutto motivo di orgoglio oltre che discreta sicurezza economica per un futuro prossimo.
E la qualità dell’accoglienza non è seconda all’entusiasmo atteso, prossima all’euforia. Il tempo di varcare il sontuoso cancello, di percorrere il miglio di strada sterrata che divide il pigro rientro dei cavalli dagli edifici che includono anche gli spazi amministrativi, che il giovane impiegato addetto all’accoglienza è già lì, pronto a venirmi incontro e ad accompagnarmi altrove, ma non a piedi, in auto. Temevo a cavallo.
Sai com’è, quando ci si approssima ad una proprietà vasta 150 ettari appartenuti per secoli ai Savoia puoi star certo che di frazionamenti non ne siano mai avvenuti, e quindi le opzioni di spostamento all’interno della sterminata proprietà sono parecchie. Un vecchio Borgo per esempio, il Borro, appunto; dove incontrare nuovi amici, con cui condividere un nuovo progetto che però viene da lontano. Un restauro ben riuscito quello del Borro, dunque si può fare, si può tornare a far luccicare le vecchie pietre. Vediamo se riusciremo anche noi ad essere all’altezza del compito assegnatoci.
Il marchio del Touring è il più antico nel settore dell’assistenza al turista, anche più della vecchia signora francese. Qualcuno lo saprà, ma potrebbe sorprendere sapere che il Touring Club è nato prima della Guida Michelin francese. Sei anni prima, nel 1894, a Milano, e vanta ancor oggi 400.000 soci. I 57 soci che iniziarono l’avventura fin de siecle erano ciclisti e si proposero di diffondere il massiccio utilizzo di quel mezzo di trasporto per invogliare gli italiani a conoscere la loro nazione. Poi le abitudini e i costumi cambiarono radicalmente, ma quando entriamo in qualche località che riporta ancora quella targa smaltata all’ingresso del centro storico non possiamo non emozionarci, immaginando quei tempi in cui il termine turismo iniziò ad assumere il significato che oggi conosciamo bene. Per un conservatore come me non ci poteva essere strada migliore, un’autostrada lasciata sorprendentemente libera da altri e da noi presa in custodia con affetto.
Impeccabile l’ospitalità qui al Borro, immediatamente affidati alla sorridente Gioia, nomen women, dal primo aperitivo all’ultimo digestivo della sera, dal primo caffè del mattino al congedo attraverso le cantine del Borro. E non importa se la sera gli abbiamo un poco criticato i vini che lei difende con onore – senti questo Sangiovese quanto sa di legno... ma questo uvaggio è così, come dire, bordolese… - e che al mattino non avevamo neanche più l’energia mentale per rifarla soffrire, anche se si notava che ormai aveva superato il momento e fosse pronta al contrattacco, ma ho compreso che non era proprio il caso di insistere, perché anche lei avrà ascoltato la radio con le notizie di Borsa, e quindi ha e avrebbe avuto comunque ragione .
Spero che i Rossese ti siano piaciuti Gioia, se no la prossima volta passo da Heres e porto su un Clos Vougeot Vieilles Vignes Chateau de la Tour 009.
http://ilborro.com/
- gdf -
Caro Guardiano del Faro,
RispondiEliminadi tre Rossese ad oggi, uno solo mi resta ancor da assaggiare, ma credo di volerlo lasciare un pò li a meditare sul suo futuro di adulto.
Gli altri due invece hanno accompagnato più che dignitosamente, anzi direi brillantemente, la mia azzardata cucina, per esser precisi, il 2008 si è rilavato egregio cavaliere della mia pasta al sughetto con totani e il 2009 spalla perfetta delle mie polpettine di peposo aretino. Insomma, dopo questo gentil dono davvero apprezzato, se la prossima Sua volta qui al Borro, desidera fare una visita cordiale in quel della Heres a ritirar quei francesi lì... beh che dire, si figuri se posso esser campanilista ... io che amo il Sangiovese con un pò di legno ;-)
Quindi... à la prochaine fois!
Gioia
Oui, mon cherie, anche un Leroy, ma non mi dia del lei :-)
Eliminagdf supertuscan? nooo
RispondiEliminaR.
:-)
No, però le sfaccettature dei riflessi "brunette" nel sangiovese non le ho mai sottovalutate ;)
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