- del Guardiano del Faro -
TRE STELLE - Dopo decenni la vecchia scuola ritorna contenitore di maestri e allievi. il Direttore didattico Matteo Dimoro (ex Vescovado e Il Marin) ha però cambiato programma. I Maestri sono di cucina e gli studenti allievi del gusto dall'accento langarolo.
L'edificio disposto su più piani splendidamente recuperato dalla famiglia Giacosa ci ricorda di quando si andava e si tornava dalle scuole elementari senza genitori alle calcagna. Così si cominciava presto ad imparare altro oltre che a scrivere e a contare, perché solo su di te potevi contare.
Gli stessi maestri lo erano per ruolo, ma avevano loro stessi ancora molto da imparare in quegli anni '60 del post boom industriale. Già si parlava di crisi, già si parlava di Italia in declino, esaurita la spinta del Piano Marshall. Declino compiuto proprio ieri, con la Nazionale simbolo di un paese eliminata dai Mondiali di Calcio. Era, appunto, dal 1958 che non succedeva, quando qui si cominciava ad insegnare l'Italiano ad una generazione contadina che faceva i conti con la prova del nove.
Messi via i calamai, inchiostro, tempera matite, penne d'oca, gessetti, piccoli banchi e seggiole mignon, resterebbe da recuperare una grande lavagna dove indicare il compitino gastronomico del giorno, riprodotto al tavolo in misura ridotta, compensata però dalla carta dei vini su fogli protocollo e dai menù dedicati al Preside, alla Maestra e al Bidello.
Quest'ultimo, il più disprezzato, spesso confuso con lo scemo del villaggio ma in realtà il più amico dei bambini, confidente e complice in quei momenti sfuggenti da coprire mentre si metteva in atto una marachella nei bagni delle bambine o quando c'era da mettere insieme una palla di carta e scotch per una grande partita di calcio nell'intervallo.
Il bidello, quello al servizio di tutti, umilmente, come lo sono oggi tutti qui, proprietari ed impiegati. Sorridenti e attivi. Concentrati e pronti a tutto. Diversamente non ne esci vivo (magro si) da un pranzo dove -sui diversi piani e non so quante salette- sono più di 100 quelli che condividono i cinque antipasti prima di scegliere primi, secondi e dessert, per una spesa media di 30 euro.
Quelli come me potrebbero dimagrire solo lavorando in un posto così oppure ammalandosi di nostalgia.
In cucina conduce il bollitore Matteo Dimoro, 25 anni, quindi già laureato nella sua specializzazione, come la mia nuova amica fotografa, che oggi non c'era ma quando vedrà queste foto -chissà- forse vorrà sfidarmi a colpi di Nikon in un momento storico della comunicazione fatto proprio di questo, video e immagini.
Scrivo lo stesso, anche se sono consapevole che leggeranno in pochi, ma è gesto dovuto nei confronti di questa famiglia, tutta unita intorno alla loro creatura che sta crescendo da zero. In cucina -li tengo d'occhio dal vetro che lo divide da una delle sale- Matteo non fa un gesto fuori posto e pretende calma e silenzio.
In sala la famiglia e gli impiegati sorridono, spiegano. E' la domenica di festa. E' la vera festa di quando era un po' tutto più semplice, beatamente ignoranti e per questo bisognosi di studiare per venirne fuori in maniera dignitosa da questa vita, partendo comunque da una generazione fatta si di sopravvissuti, ma anche favoriti dal momento storico.
E' il giorno di festa delle persone semplici, quelle felici di spendere 30 euro per un pranzo che diventa importante proprio perché semplice ma ben fatto e ben servito. Non cade una posata in terra, quando ne avranno fatte girare 1000 in tre ore.
Beatrice, la sommelier, che potrebbe far la carta dei vini in bicicletta, ed infatti ha selezionato molti vini di produttori dei comuni limitrofi, scegliendo cose veramente originali e a tratti sconosciute. Ora vorrebbe allargare gli orizzonti. Mi parla di Toscana e gli replico Borgogna. Mi dice di Sicilia e gli replico Rodano.
Qui l'accento è langarolo, ma allargabile al piemontese più condivisibile, così vicini alla Savoia e alla Borgogna. Il cognome di famiglia fa Giacosa. Beh, mi prenderebbe male tornare qui la prossima volta e trovare una selezione di Nero d'Avola o di Primitivo di Manduria.
Per chi è andato a Scuola ma non ama leggere ecco 42 foto da Tastè , che significa provare, assaggiare, quasi come in francese.
Dalla terrazza, Barbaresco
Dalla terrazza, il comodo parcheggio
Matteo Dimoro
Stefano Giacosa
Due acciughe fritte per cominciare
Un ottimo Barbaresco consigliato da Beatrice
Grissini fantastici, ma anche il resto è sopra la media
Tutte le verdure provengono da un "orto" privato della famiglia e il risultato si sente, eccome. In questi peperoni con bagna cauda come nelle altre preparazioni con vegetali aggiunti.
Soufflé di zucca e fonduta di Castelmagno
Sorprendente la riuscita di questo lingotto di salmone marinato e leggermente affumicato.
Immancabile battuta di carne cruda
Vitello tonnato. TOP!
Perfetti tajarin al ragu'
La famiglia produce proprio questi tajarin giù ad Alba.
Riprovati a casa con burro e tartufo. Buonissimi.
Consigli per gli acquisti
Morbidissimo stinco, delicato purè, salsa da rinforzare
C'è tanto da fare, ma senza concitazione
Neanche un bicchiere rotto, eppure ne avranno presi in mano almeno 300
Il mix di dessert tipici. Bonet, torta di nocciole e zabaione, panna cotta e pere al vino.
Tutti ok con particolare menzione per la torta di nocciole, ma anche la panna cotta ...
Bravi tutti a Tasté
Tastè:10, Strada Nicolini Alto, 12050 Tre Stelle CN
gdf
Nessun commento:
Posta un commento