- del Guardiano del Faro -
BIELLA - Il vecchio palazzo che conteneva -tra l'altro - l'appetitoso Liceo Linguistico ha finalmente ripreso vita dopo un'impressionante ristrutturazione, ritornando stuzzicante, ora per il palato, mentre in passato stimolava appetiti più primari, per via della massima concentrazione di carica seduttiva in mini gonna e jeans sempre troppo attillati per non ferire gli sguardi.
Una quota di fascino è stata acquistata dall'imprenditore biellese di origini lucane Pietro Calcagno, già protagonista -da lustri ormai- della scena gastronomica biellese. La Lira esisteva già, proprio a due passi da questa, giustificando con il suo successo un passo avanti molto ambizioso nelle intenzioni e nei contenuti, evidenti da subito.
Trattoria, ristorante gastronomico, pizzeria e servizi catering sono state e sono in parte le attività collegate alla famiglia Calcagno, che qui alza il tiro e cerca una certificazione di prestigio che suggelli tanti anni di lavoro dedicati alla somministrazione di cibo civilizzato.
Il recupero dell'immobile ha evoluto lo stabile ad un livello di classe piuttosto eminente. Arredi, corredi e dotazioni del ristorante hanno seguito quasi inevitabilmente la deriva positiva, integrandosi elegantemente nel contesto.
Ingresso abbagliante, con luci, specchi e cristalli a riflettere se stessi in un infinito intrattenimento edonistico, quello che poi si rivelerà essere il tema principale una volta raggiunto uno dei pochi tavoli disponibili nella saletta "Ecrusco" dove vanno in scena i piatti creati ad hoc da Fabio Barbaglini, che affianca lo chef proprietario Pietro Calcagno, il resident chef Claudio Cinalli e il resto della piccola brigata, che al completo può quindi contare fino a cinque cucinieri.
Vi sembrano troppi per 20 coperti ? Beh, in realtà La Lira non è solo "Ecrusco" ma anche "Egrano" e cioè uno spazio conviviale semplificato -ma non troppo- con zona bar e proposta di cucina che ripercorre la storia della vecchia Lira, come un momento nostalgico da ricordare, da prima dell'Euro, ma oggi il focus sarà lo spazio Ecrusco, con la sua carta di alta cucina, corredato da un menu' degustazione di cinque portate proposto a 60 euro, più che congrui rileggendo e rivendendo proprio uno di questi menù, che ovviamente cambierà periodicamente, seguendo il filo delle stagioni e delle ispirazioni di Fabio, condivise con Pietro e Claudio.
Sei/sette tavoli : 18 - 22 coperti
Sul fondo la modernissima cucina completamente a vista
La Lira come strumento e non come moneta, e quindi ecco anche gli altri strumenti che fungono da trompe l'oeil, separando L'Ecrusco dalla zona bar e dalla saletta Egrano.
Eccola, la prima carta gastronomica.
Concisa, con idee chiare e ben espresse.
20 piatti dessert compresi, così si fa, senza tante dispersioni di energie, concentrandosi su ogni piatto per "centrarlo" il meglio possibile. Dritti, al centro del gusto complessivo, come piace fare a Fabio. In realtà non tutti i piatti sono così "verticali" anche per venire almeno inizialmente incontro ad un pubblico che in città non ha mai visto una cucina così pura e fine. Gli ingredienti si devono riconoscere, capirsi tra di loro ed esprimersi al palato del cliente in maniera comprensibile quanto personale, rivelando un pensiero. Nessuna complicazione eccessiva, perché Fabio non potrà star qui tutti i giorni, quindi, nei talenti di uno chef consulente va evidenziata la capacità di dare in mano al pilota una macchina che sia in grado di guidare, se no si schianta alla prima curva difficile.
Guardare ed essere guardati.
Il punto di vista dalla cucina è questo
L'aperitivo analcolico che spinge sul vegetale acido più di un Riesling della Valle Isarco
Mela verde, sedano ... ma ci potrebbe anche essere qualche agrume.
L'ottimo pane conviviale ai cereali e il servizio dell'olio da Coratina lucana.
Nel back office della cucina esiste anche un forno a legna.
I cubi di piedino di maiale (caramellato) , limone e melone al coriandolo
Piatto consolidato e codificato nei suoi ingredienti. Il risultato al palato è notevole. La presentazione migliorabile in epoca di chef che badano spesso più all'estetica che al sapore ;-)
Baccalà al naturale, mela verde, peperoncino e verbena.
Assemblaggio apri stomaco
Eccolo il boss! Pietro Calcagno, La Lira.
Tra l'altro "autore" di una carta dei vini che per qualità e spessore ha ben pochi rivali in zona.
Stavolta mi sono trattenuto ma la prossima volta ...
Non do valutazioni numeriche da ormai sei o sette anni. Per questo non servirebbero comunque riferimenti se non il fondo scala.
Una piccola aragosta cotta gentilmente e raffreddata, poi immersa nel sidro con uva caramellata, purè di mela al limone e cipollotto.
Finitura al pass del prossimo piatto
Dopo questo me ne potevo anche andare, tanto è chiaro il messaggio : Fabio sta benissimo, ed è pure dimagrito. Cosa che a me proprio non riesce, anche per colpa sua.
Uovo morbido in zuppa fondente di cipolle e mandorle croccanti, crema di latte di baccalà, caviale di salmone Balik e croccante di pane alla maggiorana. Anche in questo piatto tutti gli ingredienti convergono verso il centro del piatto, verso il centro di un gusto complessivo trovato nonostante il numero di ingredienti. Non ci provate a casa.
Bello, cromatico, glamour declinato al femminile. Sembra pensato per le Madamin biellesi. Pubblico che gradirà questo comfort food che appena farà un po' freddino sarà abbinato alle tante sciarpe di cashmere che circolano in zona. Tortelli di seirass in passata di zucca e carote, semi di zucca e vecchio aceto balsamico.
Quando ho letto quaglia -ingrediente sempre meno usato nell'alta cucina - immaginavo un'esibizione degna di una delle sue tante royale con foie gras, tartufi e funghi porcini. Invece mi spiazza così. Impanando di polvere di porcini e friggendo le coscette di quaglia come delle piccole Milanesi. Emerge il contorno di spinacino saltato in padella e le rape insieme alla riduzione di Vermouth.
Il ritorno del Barbaglini in purezza:
Crema fredda al limone, salsa limoncello, sedano e rabarbaro fresco
Stagionale: croccante ai semi di papavero, capra e fichi confit (al vino rosso speziato credo) o forse era Ratafià, tanto per usare un prodotto di qui. Non sono stato attento, ormai riprendendo il discorso con un Barba menu' che mi mancava da anni.
gdf
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