Ormai non è più un segreto – l’ho ribadito a
più riprese - quanto mi piaccia lo stile di questa maison. Anche nella variante rosé,
che nelle cantine di Epernay declinano con 40 Chardonnay, 60 Pinot Noir, cui
vengono aggiunti, prima del tiraggio, un 15% di vino rosso – sempre Pinot Nero
– malò svolta, remuage manuale e
sette anni sui lieviti.
Vista salmone e perlage di grana assai fine, di freschissimo impatto olfattivo e energica
vinosità. Giusto il tempo di una breve ossigenazione, le narici colgono un intenso
e gradito attacco di pepe nero - il filo conduttore della texture – cui seguono una netta evoluzione di frutti e fruttini
rossi, dal melograno all’arancia rossa di Sicilia, dalla fragola fresca al
lampone, nuances di torrefazione, lievi
tocchi minerali e una sorprendente radice di genziana.
In bocca c’è tutta l’eleganza carnale, accoppiata
all’espressione aromatica dei rosè di razza. Struttura, freschezza ed
equilibrio sono i tre pilastri fondanti di questa boccia, di esemplare
assonanza gusto-olfattiva. Sorsi tesi e amaricanti, di affilato allungo
minerale, con rintocchi di liquirizia e caffè, spezia e ancora copiosa
genziana.
Personalità e mordente, in abito rosa.
Mink! la radice di genziana in quell'annata è andata ad infestare anche la Champagne, o di li partì per la Borgogna
RispondiEliminaCosì ho percepito... poi si sa che ogni degustatore fa storia a sé ;-)
RispondiElimina