Ormai con le cuvèe numerate dei fratelli Chiquet sono un habitué, anche per via dei tempi (lunghissimi) di sboccatura.
48 parti di Chardonnay, 20 di Pinot Meunier e
32 di Pinot Nero, con base vendemmia 2002 per il 60%, vins de réserve
per la rimanenza, dosaggio 3,5 gr./lt e dégorgement nel terzo trimestre
2006.
Svetta per un finissimo perlage e tanta freschezza, praticamente intatta, nonostante tutti
questi anni. Crema pasticcera, mista a note agrumate, anche confit, nocciola e sottobosco, sfumature
di cipria e lavanda, costituiscono l’elegante trama olfattiva, impreziosita da
una accurato, quanto incisivo, tratteggio minerale.
Grip da vendere, anche in
bocca, effervescenza sottilissima, nonchè la riconferma dell’andamento
olfattivo, con ulteriore consistenza dell’allestimento minerale.
Sorsi di qualità, la cui tensione gustativa è
in dinamico e continuo sviluppo, ergo, da assaporare molto lentamente.
Verticalità mai arrendevole, persistenza
significativa, con lunghi e radicati richiami di caffè e di sapida gessosità
marina.
Ho appena finito di degustare una coda di rospo da urlo per nulla impreziosita da un bianco della casa, per cambiare musica, qui in Romagna ci vorrebbe un DJ, al Povero Diavolo sembra cerchino uno che ci sappia fare con i piatti...
RispondiEliminaAl momento non mi sento all'altezza di sostituire quel gran chef di Piergiorgio Parini...
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