Il tappo è brutto, molto brutto, brutto e cattivone.
Al naso è cattivissimo, così cattivo che, al
99,99 periodico, un tappo così è prodromico di un vino bouchonné. Invece…quel
nulla di probabilità cui aggrapparsi, con il trascorrere delle ore, ha
ribaltato le più nefaste premesse.
Schema olfattivo inizialmente irrigidito, che
piano piano si “scalda”, assumendo, dopo alcune ore, quella personalità
intensamente espressiva e cangiante, che, di norma, si riconosce solo ai grandi
vini.
Naso che combina, sapientemente, freschezza e
terziarizzazione: champignon e
tartufo bianco, humus e cera d’api, resina di pino e anice stellato, burro e frutta
tropicale, con nervature iodate e affumicate.
In bocca il passo è splendidamente serrato e
compatto. L’ossigeno aiuta, come non mai, a svelare la ricchezza dello scrigno,
la boccia si apre completamente generando reazioni simil-ormonali, o giù di lì.
Scorze di cedro e mandarino, pesca e pera, zucchero di canna, miele e zenzero...La
ripresa delle prime sensazioni olfattive, fa ripartire le danze, creando un ciclone
di emozioni al palato.
Persistenza quantificabile in quarti d’ora,
con potenti richiami di spezie orientali e tartufo, uniti a effluvi
salmastro-affumicati.
Al di là di qualsivoglia descrizione, resta
granitica la convinzione di quanto, dinnanzi a queste opere d’arte, sia
complicato – forse impossibile – raccontare compiutamente un’emozione e,
soprattutto, trasmetterla via pixel.
Se non si parlasse di champagne, avrei potuto intendere che il soggetto fosse proprio l'anno 1993. Ci sta tutto nella descrizione del Duca, sia di esperienza personale che sociale. Per me uno degli anni indimenticabili.
RispondiEliminaAlba
Si potrebbe approfittare per fare un po' di outing sul 1993 ? ... anche per me cruciale, proprio sotto vendemmia, mentre a Reims, Epernay e dintorni si stava vendemmiando il vino che il Dj ha appena bevuto stavo rivoltando la mia vita; e così, nel giro in tre mesi cambiai tutto: auto, fidanzata, casa, taglia di completo, l'orologio importante, quello che scandì quel tempo da cui passare da una Moet ad alcune Krug
EliminaIl nostro anno dello sliding doors, perchè ad un certo punto della vita abbiamo la sensazione che il destino non è già scritto e che la rotta si può cambiare. A qualcuno succede più volte ma è perchè non gli funziona il navigatore.....
EliminaAlba
Era l'anno in cui tale Lorena Leonor "Gallo" Bobbitt evirò il marito, John Wayne Bobbitt. Frank
RispondiEliminaBeati voi. Io, viceversa, circa il 1993, più che un outing, preferisco fare un bel "closing".
RispondiEliminaDiecimila passi, per coerenza in un'unica direzione, sembravano alla mia portata, avevo il navigatore rotto e continuavo ad andare avanti e indietro, in modo apparentemente ottuso, davanti a un negozio che faceva angolo, ogni vetrina consentiva una visione parziale, d'altronde chi non lo è non ha idee proprie né passioni, se qualcuno si fosse soffermato ad osservarmi avrebbe potuto pensare... ma il tempo limita pensieri e possibilità, un eventuale osservatore distaccato comunque, forte di una visione imparziale, non avrebbe potuto godere dell'intermittenza ad irregolare cadenza di una visione paradisiaca al di là delle tende a righe, tra le righe ci arrivo, con i miei tempi, lontani dal ritmo in didascalico stretto che permette uno scorrimento più veloce delle immagini, sequenze frenetiche che lasciano nella retina potenziali castelli di sabbia.
RispondiEliminaL'avevo osservata e seguita a distanza di sicurezza, pubblica, privata della libertà da occhi indiscreti e all'apparenza discreti che percepiva ad un'incollatura, lei aumentò il passo, io, forte dei miei decimi non cambiai marcia né proposito, strinsi gli occhi per metterla fuoco e rallentai, consentendole una via di fuga nel negozio dalle tende a righe, un salone di bellezza per donne già belle, aveva qualche anno più di me, l'aspetto di una donna in carriera mentre la mia non era ancora cominciata né aveva intenzione di farlo, i miei sensi, le mie energie, tutto era indirizzato verso un'unica direzione, trovare il modo per conoscerla, non me ne sarei andato per nulla al mondo dalla mia posizione privilegiata, poi mi resi conto che avevo sprecato la carta solitamente vincente dell'improvvisazione e mi venne voglia di un gelato.
Era il trentadue febbraio del novantatre ed era ancora tutto possibile.
1993, arrampicando mi ruppi una vertebra e tenni il busto per 6 mesi ma nel frattempo col lo stesso busto andai in ferie in tailandia, accompagnai in dolomiti la mia amica e con il suo alpino andammo ad arrampicare alle pale. in seguito lei si ruppe arrampicando gli scafoidi era divertente andare in giro assieme come sciancati poi però sempre col busto andai a sciare sempre con l'amica che a natale mi regalo un vasetto di nutella bigusto. a lei piaceva succhiarla... bei tempi non da sliding doors ma da estremi. poi, qualche anno dopo ho messo la testa a posto. solstizio
RispondiElimina