Marco 50&50
No smoking.
Appurato che non stiamo parlando di un abito da sera a fascia alta, né del terzo album di Sergio Caputo, anche se in sottofondo si sentono le note di “Hemingway Caffè Latino”, e che nei locali vige il divieto di fumo possiamo procedere.
Cari ristoratori di fascia media e medio bassa, visto il divieto, evitate di mandarci fumo negli occhi proponendoci o propinandoci un caffè di fascia bassa accompagnato o camuffato da piccola pasticceria di bassa gamma.
Non crediate di aver avuto l’autorizzazione ad alzare il costo del liquido corroborante quasi fosse oro nero, sentendovi giustificati dal fatto di averci offerto un misero piattino di tristi biscottini.
Quando il costo del caffè, supera l’asticella della simbolica moneta limite da euro tre, se il caffè è una ciofeca e la piccola pasticceria non invoglia, non ci state offrendo nulla e, anche se non lo sapete, vi state facendo del male.
Oltre ai locali di fascia alta di cui sopra, vorrei escludere da queste considerazioni i bravi ristoratori che senza aumentare eccessivamente il ricarico, a fine serata, propositivi, volonterosi ed accorti, ci fanno trovare accanto alla tazzina un “dolcino” di nicchia, scaturito dalla loro testa pensante.
Quindi mi rivolgo a voi, che avete il locale mezzo pieno, ma in questo caso è meglio dire mezzo vuoto, e non provate a chiedervi quali siano le ragioni di fondo che non vi consentono di riempire anche l’altro cinquanta.
Beh, in piccola percentuale, se la piccola pasticceria è percepita dal cliente come un modo per essere raggirato, il cattivo caffè di fine pasto che frequenta cattive compagnie incide.
Il periodo è difficile, lo capisco, c’è la necessità di far cassa, lo capisco, con un paio di bottiglie d’acqua pagate il conto della lavanderia, lo capisco, ma il periodo è difficile per tutti, perché strafare, un imprenditore deve guadagnare ma soprattutto costruire, costruire qualcosa di solido, evidente eppure non tangibile, la credibilità.
Siamo partiti dal fondo, sperando di non toccarlo, dalla piccola pasticceria, ma il discorso vale dal benvenuto che ci riservate a parole e sorrisi di dubbia credibilità al benvenuto della cucina che da noi clienti, leggermente più attenti, viene percepito spesso per quello che è, qualcosa che sentite di dover fare perché altri lo fanno, un dovere col fiocco sgualcito del pacco regalo.
No grazie.
Acquistate tagli di carne e pesci di qualità ma che non abbiano prezzi proibitivi, lavorateli, spadellateli, estraetene il meglio, usate frutta e verdura di stagione, cercate un formaggio buono di un piccolo produttore, pensate ad un assaggio, anzi ad un mini assaggio di un creme caramel servito in piccoli contenitori di ceramica, pensate ad un cioccolatino che si faccia ricordare, ad un morso di zuppa inglese, finiamola con quelle tristi ed insulse meringhette, lo capisco che se usate i tuorli, vi avanza l’albume, questo sarebbe ottimizzare, ma il problema è che i tagliolini dichiarati a trenta tuorli sono un falso in bilancio e sulla bilancia.
Tenersi stretti i vecchi clienti è molto più semplice e redditizio che “cercarne” di nuovi, e se il nuovo cliente preferisce il pesce fresco…l’armonia, come i titoli di borsa, scende in un attimo e per risalire, hai voglia a prendere il toro per le corna…
Quindi, cari ristoratori, pensate ad una fragola a fine pasto, abbinatela, siete chef, pensate ad una ciliegina senza torta, col tempo, lavorando con Costanza in cucina e Armonia in sala potrebbe verificarsi una cosa inaspettata, che, a poco a poco, come con le ciliegie, un cliente tiri l’altro e se dovesse entrare in sala una donna come questa che vi chiede di accendere, accontentatela e accendete le vostre padelle.
M 50&50
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