Il brut rosé di L-P vide la luce nel 1968,
grazie alla maestria di quel genio di monsieur
Bernard de Nonancourt, che seppe dare vita, prima che a uno champagne, ad un
vero e proprio vino, la cui costanza nella qualità è, da sempre, unanimemente
riconosciuta.
Si tratta di un sapiente assemblaggio di
diverse parcelle, principalmente grand
crus, di sole uve Pinot Nero, provenienti da alcuni villaggi della Montagna
di Reims, tra cui Ambonnay, Louvois, Bouzy, Tours-sur-Marne, Verzy, Mailly, e
Verzenay.
Pochissime le maison che fanno rosè (osè) da
macerazione - bucce a contatto con il mosto - che qui varia tra i 2-3 giorni e
riposa sur lattes almeno 4 anni (6
per il formato magnum). Il mio flacone risale ancora al vecchio importatore,
ergo si fregia, quantomeno, di 5/6 anni di dègorgement,
la cui ulteriore ratifica mi arriva dallo stato del tappo.
Eleganza e finezza di effervescenza, per una (ancora)
vispa vinosità, confermata dal colore, quel rosa salmone intenso, deciso, dai
riflessi leggermente aranciati.
Naso assai vinoso e fresco – due tratti che
manterrà anche il palato - che offre un articolato ventaglio di fruttini rossi
– litchi e fragolina, lampone e cassis, mora e ciliegia – seguiti da melograno,
splendide arancia e mela rosse, un fine tocco floreale – geranio e rosa – con note
minerali e tostate a rifinire questa pregiata tessitura olfattiva.
La stessa pulizia certosina di aromi l’ho
ritrovata all’assaggio, il cui approccio è guidato da una forte caratterizzazione
fruttata, un filo acidula.
C’è totale e straordinaria rispondenza con i
trascorsi olfattivi, con la bocca che via via si fa sempre più avvolgente. Gran
finezza e formidabile struttura perfettamente integrate. Ricchezza fruttata e
vinosità che si sprigionano fino all’ultimo sorso, complesso, molto lungo e molto
persistente, con incisivi richiami minerali e di liquirizia.
Costa un botto, tuttavia altra galassia
rispetto ai suoi pari grado rosé sans année.
Ci vedrei bene un abbinamento ton sur ton con una quota rosa di un annata successiva, profumata ed effervescente quanto basta, ma non ho il tuo naso né quello di Nasone da Meda, tengo comunque cara l’indicazione di gdf, con un rosè non sbagli l’approccio, che volesse intendere la boccia passepartout di inizio pasto…
RispondiEliminaCaro Marco, LP rosè non lo bevo da annni, ma per quanto riguarda la categoria concordo l'abbinamento. L'ultimo Krug rosé bevuto mi ha fatto sognare Charlize Theron tutta la notte, ma anche il penultimo ed il terz'ultimo. Sono strano?
RispondiEliminaF.
Sono molto più strano io che non ho mai bevuto un Krug rosè in vita mia e ho perso il numero di Charlize...
Elimina@ Marco 50&50 abbinamento impeccabile e lunga vita al Maestro.
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