gdf
Un panettone di vigne con in cima una granella di bosco.
Chi l’ha definita così? Bho, devo averlo sentito dire in qualche bistrot di
quelle parti, tra Pernand Vergelesses, Aloxe Corton e Ladoix Serrigny, i tre comuni che condividono la nobile Appellation. Molto più probabilmente a Ladoix Serrigny. Ma questo
conta poco, quel che conta è che da una finestra del locale si vede nitidamente il giustamente famoso panettone di vigne con la granella di bosco a
decorarlo come fosse un’opera da cake design.
Sembra veramente finto, costruito dall’ente del turismo;
sembra messo lì apposta per essere guardato invece di poter essere bevuto o
mangiato, proprio come una torta di cake design. Un amico chef si è trovato di
fronte ad una di quelle belle torte (mica tutte), portata nel suo ristorante
dalla festeggiata. Lui doveva solo affettarla, ma sotto la glassa colorata e
poco altro, si è trovato ad affettare tutto il materiale che la sosteneva: una
Montagna di Carton.
Pernand Vergelesses |
Diversamente da quell’arte decorativa applicata
all’alimentazione virtuale, qui la manipolazione porta a risultati ben diversi,
se è vero che i vini provenienti dalla Montagna di Corton possono rivaleggiare, in
bianco, con i migliori della Cote de Beaune, e in rosso con i migliori della Cote
de Nuits.
Aloxe Corton |
Un’intera montagna grand cru, in bianco e in rosso. Le
Corton, se è rosso (ma non sempre); e Le Corton Charlemagne, se è bianco. Non devo, credo,
neppure più accennare a quali vitigni sto alludendo, spero. E mi dispiace,
rivedendo il sito di Anne Gros, sia sparito quel giochino a scacchiera con i
grappoli che apparivano immediatamente sulle schermo in apertura di sito. Quasi
tutti i grappoli rappresentativi dei vitigni più piantati nel pianeta. Mi pare
fossero almeno una cinquantina a tappezzare l’intero schermo senza dare via d’uscita.
Ladoix Serrigny |
La regola del giochino era semplice. Dovevi cliccare
consecutivamente sul almeno due grappoli che rappresentassero la viticultura in
Borgogna. Quindi, se non clikkavi un grappolo di pinot noir, di chardonnay, di
aligotè, e per non far male a nessuno andava bene anche il gamay, potevi
tranquillamente restare fuori da quel sito.
Per scherzo ho provato a clikkare grenache o cabernet, ma
loro non scherzavano, e non ti facevano entrare. Che bella la Borgogna che ti prende
sempre a pesci in faccia. Ma ormai quel sito è diventato come gli altri, dommage.
Una montagna e due vitigni con pari dignità di vino e di
colore. Un gemellaggio con lo sperone di roccia sul Rodano chiamato Hermitage
sorge spontaneo, e il Cavaliere di Sterimberg potrebbe di nuovo apparire
all’orizzonte, per confrontarsi addirittura con Carlomagno. Ma qui non di
cavalieri ma di stallieri dovrei riferire, e dei soliti pazienti monaci arrivati dall'Abbazia di Citeux, presi
dall’ossessione della divisione dei terroir.
Se può sembrare complicato districarsi tra i muretti che
dividono i grand cru della Cote de Beaune e la Cote de Nuits, qui siamo proprio al delirio della
denominazioni interne al medesimo grand cru. Provate a intendere, è
semplicissimo farlo attraverso i 100 ettari di Corton grand cru e i 50 di Corton Charlemagne.
Per esempio, il Corton rouge può essere prodotto su tutto
il pendio grand cru e può anche fare menzione del lieu-dit catastale di zona, sorta
di sottozona, salvo se viene prodotto nella zona del Corton Charlemagne. Il
Corton blanc può essere prodotto su tutto il pendio ma non può portare in aggiunta
il nome della sottozona, del lieu-dit, salvo per la Cuvée
Corton Vergennes degli Hospices de Beaune. Alcuni Lieux-dits
di Aloxe o di Ladoix, possono dare vita a volte del Corton rouge o blanc, e
anche del Corton Charlemagne. Chiarissimo mi pare. Di abbastanza certo resta il fatto che un Corton Charlemagne è sempre inteso come un vino bianco da uve chardonnay, mentre un Corton, nel 97,5% dei casi è un vino rosso da pinot, noir, ma per il restante 2,5% potrebbe anche essere un vino bianco da uve chardonnay
La parte della Montagna definita grand cru è quella
compresa tra le altitudini di 215 e 350 metri s.l.m. e con una esposizione che va
da sud est alla sua estremità di Ladoix, fino a nord ovest, alla sua estremità di
Pernand. La parte più bassa dei versanti è piantata a pinot noir, mentre, per
esclusione, solo la parte più alta della montagna è pianta a chardonnay, fino
ad un limite di altitudine definito e tirato dritto come un righello, a delimitare l'inizio del Bois de Corton.
Per rendersi conto di tutto quanto è però necessario
andarci dentro a questi vigneti, magari risalendo da dietro, da Pernand, avendo
cura di aver prenotato una visita alle cantine di Bonneau di Martray, il
produttore indipendente che possiede le più grandi parcelle sulla Montagna di
Corton.
Si sale, si sale fino in cima, verso la Madonnina che ne definisce un apice approssimativo, e poi si attraversa il
bosco, si osserva un infinito panorama di vigne e poi si ridiscende piano dall’altra
parte, fino ad arrivare dalle parti di quel buon ristorantino stellato che sta
giusto sullo stradino che porta a Pernand, che con una botta di fantasia hanno
chiamato Le Charlemagne. http://www.lecharlemagne.fr/
Un post non dovrebbe essere più lungo di 5000 battute, ma
nemmeno più corto di 4000. A
questo punto dovremmo esserci, tra etichette evocative ed immagini che una
volta di più invitano a partire, alla ricerca dei rossi vellutati di Corton,
vellutati ma anche potenti quanto alcuni grand cru della Cote de Nuits, e del
bianco, il magnifico Corton Charlemagne, ampio e massiccio, degno, e a volte
migliore di tanti Montrachet.
Le migliori etichette sono passate, ma nel dubbio e nella voglia di stappare, bisognerà sempre mantenere la priorità sulle produzioni in bianco e in rosso di Bonneau du Martray, il Domaine di riferimento delle due appellations, quello che si propone al pubblico con relativa facile reperibilità e con un discreto rapporto qualità prezzo, che da queste parti vuol dire comunque investire un centinaio di euro a bottiglia.
Le migliori etichette sono passate, ma nel dubbio e nella voglia di stappare, bisognerà sempre mantenere la priorità sulle produzioni in bianco e in rosso di Bonneau du Martray, il Domaine di riferimento delle due appellations, quello che si propone al pubblico con relativa facile reperibilità e con un discreto rapporto qualità prezzo, che da queste parti vuol dire comunque investire un centinaio di euro a bottiglia.
gdf
Ho solo una btg di bianchino 2005 che comprammo assieme a Volnay da quel produttore deceduto di recente di cui si è sempre parlato poco e dal cognome ingombrante.
RispondiEliminaF.
Che sfacelo, che disastro, che dicotomia c'è tra una cena dal nuovo Lucas Carton ad una torta di cakedesign di puro carton. Lucas
RispondiEliminaSu 150 ettari di vigneto chissà quanti produttori si spartiranno il bottino.....saranno almeno un centinaio? Giorgio
RispondiEliminaDi più, di più. tra negozianti e proprietari.....
RispondiEliminaBeppe
C'era un vento da NE che mordeva lunedì 25/11.....
RispondiElimina