Del Guardiano del Faro
Nel senso
che è stata l’ultima in ordine di tempo. Ma anche nel senso che se proprio
dovessi scegliere dove, beh! Baumanière potrebbe essere il posto giusto,
sapendolo prima. Bevuto troppo? No, troppo giusto che troppo tanto, perché qui
esiste la carta dei vini che riporta la più profonda collezione di vini
francesi esistente oggi in Francia, dopo che la Tour d’Argent ha dimagrito la sua impressionante
collezione storica
Stop. Questo è un posto emotivo, l’articolo complessivo, con
storia e geografia al seguito, apparirà prossimamente su Reporter Gourmet. Qui
siamo al Bar degli Armadilli, e il clima entusiasta o rilassato del banco bar
va inteso diversamente, raccontando a frammenti interrotti di quel che compare
su un volume di cantina che non ha mai perso identità nazionale, profondità
abissale e follia storica.
Le cantina in realtà sarebbero tre, più un bunker per le
rarità estreme. Sostanzialmente la cantina del ristorante, più pratica da
gestire dai tanti sommelier che bella da visitare, rappresenta una sorta di
cave du jour ricca di non sono neanche quante migliaia di referenze messe a
disposizione sul pret à boire, a partire dalla tarda metà dell’altro secolo.
Non quello scorso, ho scritto “l’altro”.
Baumanière nacque grazie all’uomo che visse due volte,
Raymond Thulier, e poi proseguì nel suo viaggio glorioso sotto l’occhio vigile
e lungimirante (di famiglia) del carismatico Jean André Charial, che oltre al
ristorante e l’albergo si dedicò anche ad altro, compresa l’azienda vinicola
Chateau Romanin, nei pressi di St.Remy de Provence.
Me neppure l’olio manca.
Nel 2005
affidò la cucina a un allievo di Ducasse e Thierry Marx, un giovane pachistano,
Sylvestre Wahid, ed a suo fratello Jonathan, specializzato nella pasticceria. Oggi
il gruppo Baumanière, tra le altre cose vanta anche altri due Relais &
Chateaux: Le Cabro d’or (sempre qui a Les Baux) e Le Prieuré, vicino Avignone.
Manco a dirlo, tutti e tre i Relais possiedono un ristorante stellato
Il custode della vostra auto nel parcheggio coperto... |
Come si mangia oggi all'Oustau de Baumanière? Si mangia molto
bene, sia sul lato coperto dai classici degli anni ’70 / ’80 di Thulier, ma
forse anche di prima, perché questo posto non dimentichiamo che appartiene alla
ristrettissima cerchia dei primi aderenti all’associazione Relais &
Chateaux sull'asse Parigi - Costa Azzurra, e quindi stiamo parlando degli anni ’50. Del resto qui le tre stelle
Michelin arrivarono nel 1954… ma se comincio ad allargarmi perdo il filo, che
vorrei riprendere per un pezzo più completo per Reporter Gourmet.
Dicevo della cucina che non ha rinnegato la triglia al
pomodoro e basilico e il cannone d’agnello in crosta, ma che grazie al duo di
pachistani che reggono il timone, si è molto spostata verso toni speziati,
anche molto speziati, per la gioia dei sommelier che possono divertirsi assai
con gli abbinamenti. Quanto vale questa cucina? Vale tranquillamente le due
stelle Michelin di oggi e i quattro cappelli Gault&Millau. E’ poco? E’
tanto?
Se ti piace la cucina speziata è anche poco, perché se
dico: vale i massimi riscontri Regis Marcon? Certo, però se non ti piacciono i
funghi è meglio che stai a casa. E qui, se non ti piacciono le speziature
importanti, se non gradisci questa cucina, questi prezzi, questa magica
atmosfera en plein air o tra le vecchie pietre, con a disposizione meravigliose
camere, la grande piscina, la spa e con l’accesso alla più formidabile cantina di Francia… beh, se queste
cose ti dicono poco non ci venire.
Erano più di sessanta i coperti occupati in una domenica sera di metà settembre, prima prendendo l’aperitivo in terrazza, e poi cenando tra
le vecchie pietre di Baumanière, non rimpiangendo un conto medio che non potrà
essere inferiore ai 250 euro, ma che potrebbe, in funzione di un'ultima cena
sfondare ogni riferimento precedente.
E infine una citazione da Gault&Millau, dove
curiosamente le spezie non sono state rimarcate: saranno piaciute molto o sono
passate sotto il resto?
Les trompettes de la renommée résonnent de loin autour du Val d'Enfer.
De Shanghaï ou de Los Angeles ,
on vient s'attabler dans ce temple d'une incroyable douceur de vivre au milieu
des rochers tourmentés. Jean-André Charial connaît la mesure et la valeur de
chaque moment pour ses convives, et son chef Sylvestre Wahid compose dans le
juste tempo. Du provençal de luxe , du terroir apprêté, des classiques
inaltérables, le tout appuyé sur une cave parmi les plus grandioses de France et un
service d'une onctuosité remarquable et calculée
La Carta
Il torcione di foie gras con gelatina di fichi
Cannoncino friabile alla ricotta di pecora, la panna cotta alle zucchine e menta e in mezzo il primo delicato approccio alle spezie. Il viaggio sulla carovana d'Oriente è partito
La Carte des Vins
Luci soft, ma ce la caveremo in qualche modo...
La decina di tipologie di pane, manco a dirlo: impeccabili
Uno si capisce cos'è mentre con l'altro bisogna fidarsi. Sicuramente arriva da Meursault, dalla cantina del Domaine Comtes Lafon, ma l'annata la scopriremo in seguito, vedendone il colore e mettendoci il naso dentro. Intanto mi godo il Domaine de Chevalier 1982, di cui questa bottiglia conferma l'incredibile freschezza e l'infinità longevità
Il concentratissimo burro salato, che non si scioglie mai
Il granchio in abito di avocado, mela verde, ostrica Cote Bleu, insalata contemporanea e brodetto iodato e speziato...
,
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Le coscette di rana prezzemolate, i loro polpacci in brodetto di chorizo, crema di ceci speziata...
L'astice blu, la sua vellutata bisque,gnocchi di barbabietola rossa, jus de truffes... e spezie
Il rombo con porcini, foglie di "sucrine", gamberi (écrevisses) di Camargue, intingolo speziato...
Il carrello dei formaggi con gli sfiatatoi. Una costosissima raffinatezza di Christofle...
Grandissimo anche questo
Non riusciamo ad individuare il cru. Probabilmente si tratta del Clos de la Barre. Quello in centro. Naso complesso quanto il colore. Acidità ancora evidente. Robusto e persistente si trova a suo agio con tutti i piatti di questo menù. L'annata è la 1989.
Essenza di fragole e meringa
Un dialogo costruttivo tra un limone ed un pompelmo
Finale esotico
Un vecchio Porto Vintage
gdf
Il tutto non si discute un minuto. Quel millefoglie parla da solo, e anche un paio di piatti si fanno capire in diverse lingue, ma quella bottiglia con l'etichetta rovinata con quale coraggio si va ad aprirla, prima ancora di proporla?
RispondiEliminaGiorgio
Mi sono chiesto la stessa cosa (bottiglia) e sono ancora in ascolto ma ho quasi finito, sono alla foglia 929.
EliminaM 50&50
tre stelle dal 54 e non si trova una sola recensione in italiano???
RispondiEliminaLucas
Immagino non ci sia nulla da leggere neppure dei fratelli Pourcel di Montpellier. Che volete farci. Da quando esiste questo strumento di plastica quasi tutti "quelli che" , hanno tirato dritto in direzione Catalunya. Ce n'è di roba buona in mezzo, ce n'è tanta, si, ma.
RispondiEliminaUna bottiglia così per accettarla bisogna essere d'accordo in due, ça va sans dire. Basta un'occhiata d'intesa. Il bello del gioco. E se fosse stata un Perrieres CF? o un Montrachet di Comtes Lafon?
p.s. tre stelle dal 1954 ma perse dal 1990. Quindi da 23 anni a quota due.
RispondiEliminaappunto..... da 23 anni così decaduto. che schifo! :-)
EliminaBB
Si vede bene che la cucina è decadente... :)
RispondiEliminacucina speziata... il mio cucciolo si troverebbe a suo agio.
F.
Pensare in francese e poi scrivere in uno stentato italiano fotografando attraverso le emozioni che vorremmo vivere tutti.
RispondiEliminaCosì mi pare
Poetico
RispondiEliminaDirei che la stoffa per ripassare ad una terza ci sta tutta anche solo per gli sfiatatoi del carrello formaggi ;),che petit enfantes il garçon....invidia!
RispondiEliminaTMC