- del Guardiano del Faro -
Salendo per la prima volta al
Reale di Niko Romito provenendo dalla Costa Adriatica stavo perdendo la
pazienza. Non mi piace crearmi delle aspettative, perché lo so che saranno
quasi sempre dapprima illusorie e poi disattese, ma la lunghezza di quella strada percorsa
al tramonto spingeva la mente a trovare riferimenti che fossero diversi da un
paesaggio, si molto bello e selvaggio, ma anche così insistente nel tempo da
divenire martellante, mentre io cercavo orizzonti diversi. Spostavo i pensieri
verso distrazioni che non imponessero al cervello di cominciare il gioco
subdolo dell’attesa e delle aspettative. Tra chiacchiere e pensieri si stava
arrivando al valico. E fu così che giungendo all’Altopiano
delle Cinque Miglia mi apparve nella luce infida del calar del sole l'esile sagoma
di Michel Bras intento a raccogliere funghi ed erbe spontanee.
La prima volta che salii da
Michel Bras era approssimativamente il 10 di Luglio 1988. Arrivai nel
pomeriggio, alle 17.00, e mentre
consegnavo il documento al ricevimento arrivò il magrissimo Michel in intrepido
abbigliamento da randonneur con tanto di
cestino colmo di erbe e funghi che aveva appena strappato dalle radici dell’Aubrac. Salutò in maniera schiva e non vedendo fotografi o giornalisti appostati si allontanò velocemente dai clienti distesi sui divanetti intenti a leggere i suoi primi scritti e si diresse veloce come un gatto in cucina.
Nonostante la visione di funghi, erbe, radici, frutti e tuberi sconosciuti - abbagliato dalla gran carta e ancora intontito dalle terribili strade percorse - non so bene il perché ma ordinai degli scampi agli agrumi. Ripresomi fisicamente e mentalmente, grazie alla bella acidità della salsa, mi sorpresi a immaginare dove potesse atterrare l’elicottero che consegnava giornalmente quegli scampi dell’Atlantico e perché mai quegli scampi dovessero apparire in un menù come quello di Bras. Non trovando risposte confortanti ripresi in mano la carta e ordinai un piatto con le “verdure dimenticate” e un pezzo de boeuf de l’Aubrac con tutte le erbe, i funghi e le radici immaginabili, e così cominciai a capire la filosofia di un grande chef.
Nonostante la visione di funghi, erbe, radici, frutti e tuberi sconosciuti - abbagliato dalla gran carta e ancora intontito dalle terribili strade percorse - non so bene il perché ma ordinai degli scampi agli agrumi. Ripresomi fisicamente e mentalmente, grazie alla bella acidità della salsa, mi sorpresi a immaginare dove potesse atterrare l’elicottero che consegnava giornalmente quegli scampi dell’Atlantico e perché mai quegli scampi dovessero apparire in un menù come quello di Bras. Non trovando risposte confortanti ripresi in mano la carta e ordinai un piatto con le “verdure dimenticate” e un pezzo de boeuf de l’Aubrac con tutte le erbe, i funghi e le radici immaginabili, e così cominciai a capire la filosofia di un grande chef.
Osservavo l’altro giorno un
commento di Maurizio Cortese condiviso da Stefano Bonilli sulla Gazzetta
Gastronomica riferito al probabile
motivo per cui Lopriore al Canto di Siena non avrebbe mai convinto la Michelin e che ora rileggo : “ perché trovai la sua cucina troppo cerebrale e nel contempo
avulsa da un territorio di così forte personalità “. Allora ho pensato per un attimo agli scampi in salsa di agrumi di Michel Bras e alle sue
due stelle dell’epoca, ma anche a tutto il resto che lo portò alla
terza.
Sceso dall’auto a Castel di Sangro invece che a Laguiole, una volta resomi conto di dove stavo e nonostante le gambe posteriori fossero ancora malferme, ho trovato il modo di mettermi comodo a tavola; e dopo i convenevoli
d’obbligo, mi sono apparse davanti ostriche e scampi crudi: da Romito! Appena
sotto un altipiano sui 1250
metri sul livello del mare che non è l’Aubrac ma che sta
comunque nel cuore verde dell’Italia.
Cancellai dalla mente l'immagine onirica di Romito che scendeva a piedi dal Monte Zurrone con un cesto di funghi ed erbe spontanee, cercando più concentrazione sulla realtà del Reale. Per un momento sono andato nuovamente in confusione, al punto di tirarmi addosso il succo delle due grosse ostriche che stavano in una delle coppe Martini senza Martini che ho affrontato lungo la cena. Scampi e ostriche qui non sono evidentemente abbastanza avulsi e cerebrali da far mancare non una, ma due stelle, perché sono due ingredienti molto adeguati per costruire due piatti snack molto buoni.
Cancellai dalla mente l'immagine onirica di Romito che scendeva a piedi dal Monte Zurrone con un cesto di funghi ed erbe spontanee, cercando più concentrazione sulla realtà del Reale. Per un momento sono andato nuovamente in confusione, al punto di tirarmi addosso il succo delle due grosse ostriche che stavano in una delle coppe Martini senza Martini che ho affrontato lungo la cena. Scampi e ostriche qui non sono evidentemente abbastanza avulsi e cerebrali da far mancare non una, ma due stelle, perché sono due ingredienti molto adeguati per costruire due piatti snack molto buoni.
Lo so, non è bello fare paragoni,
è da sempre che cerco di evitare di farli, ma che ci volete fare, se non fosse
stato per quell’apparizione sull’Altipiano delle Cinque Miglia non ci sarei
cascato, ma ormai era li con me, e ho dovuto condividerne i pensieri. Come ho mangiato da Romito? Da Romito
si mangia meglio che dall’ultimo Bras, da Sebastien Bras intendo, anche se la
location può lasciare un po’ coitus interruptus; insomma, sembra che i lavori –
ad un anno dall’ apertura - non siano ancora finiti all’esterno, così come in
alcuni spazi comuni, sala ristorante inclusa, troppo vuota. Ma le camere no,
quelle devo dire che non sarebbero causa di nessun interruptus se la compagnia fosse buona. Ma tutto quel bianco,
quella mancanza di interruzione di colore e di acustica negli spazi comuni non
mi è garbata, così come i tavoli troppo grandi e disagevoli per il servizio e
per la conversazione, e che comunque non riescono a colmare tanto vuoto in
tanto spazio.
Su stelle e medaglie concordo,
nel suo complesso Il Reale vale la deviazione, ma che deviazione! Sui numeretti
potrei invece insorgere, perché non ho
trovato corrispondenza con quanto ho potuto leggere qua e là. Convincente la
ricerca delle concentrazioni, la capacità di stringere e francobollare i sapori
e il discreto impatto scenico delle composizioni, piccole e concentrate, quindi non tutte efficacemente replicabili in eventuali porzioni alla carta. Al contrario non ho molto
gradito l’ormai cronica e comune deriva dolce e le diverse consistenze
inconsistenti.
Questa deriva continua a non convincermi, qui come in tutta la nouvelle vague modaiola del sucrè salè senza molto da masticare e dove anche la dolce carne d’agnello si può succhiare. Acidità? Quasi impercettibili fino all’ultimo dessert ( ottimo ) mentre le note amare più importanti sono arrivate nel penultimo dei dolci. Non è neppure l'opinabile minore aderenza territoriale attesa che spaesa e disorienta, ma è il "totale" dell'esperienza che può lasciare in fondo al palato un senso di incompiuto; si, devo ammettere che mi è mancata qualche certezza. Cosa volete farci, cerco di capire, penso di aver capito, ma non mi adeguo. Maledette aspettative! Maledetta pigrizia!
Questa deriva continua a non convincermi, qui come in tutta la nouvelle vague modaiola del sucrè salè senza molto da masticare e dove anche la dolce carne d’agnello si può succhiare. Acidità? Quasi impercettibili fino all’ultimo dessert ( ottimo ) mentre le note amare più importanti sono arrivate nel penultimo dei dolci. Non è neppure l'opinabile minore aderenza territoriale attesa che spaesa e disorienta, ma è il "totale" dell'esperienza che può lasciare in fondo al palato un senso di incompiuto; si, devo ammettere che mi è mancata qualche certezza. Cosa volete farci, cerco di capire, penso di aver capito, ma non mi adeguo. Maledette aspettative! Maledetta pigrizia!
Chiudo con un sincero applauso a
Gianni Sinesi, sommelier professionista e consulente, con il quale ho potuto
confrontarmi anche il giorno dopo. Soli 28 anni e una solidità e una sicurezza
rara per reggere un ruolo così delicato in una situazione così’ importante.
Gianni sarà il mio prossimo candidato per premi e coccarde da conferire a chi,
nel tempo degli Star-Chef, riesce a far emergere con modestia e carisma il "mestiere" del
regista di sala.
E adesso qualche piatto: le didascalie saranno incomplete mentre la punteggiatura è già stata giustiziata sommariamente da qualche minuto, perché non è mia abitudine prendere nota di quello che mangio e perché scrivo di corsa. Già la Nikon basta per farsi notare ma per ora mi diverte. So che gli chef amano ancor meno vedere distratti commentatori con taccuini riempiti di appunti nei primi quindici minuti - e poi abbandonati sulla sedia accanto - e che a fine pasto domandano un menù dettagliato da portarsi via perché si sono dimenticati quasi tutto. Ed è per questo che me li voglio ruffianare decidendo di ricordare solo quel che mi ritorna in mente sedimentando, anche un giorno dopo, una settimana dopo, o una ventina di anni dopo se ne vale la pena.
Stavo parlando di lieviti indigeni con Leonardo, ma questo sapeva di piselli, di gelato di piselli, tegola di parmigiano...
Panino di scampo crudo con insalatine croccanti e salsa rosa agrodolce, l'evoluzione del cocktail di scampi anni'80
Cremoso di baccalà alla polpa di olive... come una leggerissima brandade
L'assoluto di cipolla, molto intenso e dolce, pistillo di zafferano che va nella stessa direzione e bottone di pasta al parmigiano ( probabilmente molto stagionato ) molto incisivo a caldo al palato ma poco elegante al naso.
Gel di vitello, porcini secchi, mandorle, timo e tartufo nero. Gli chef lo sanno quando hanno preso il bersaglio in centro, e quindi questa piccola preparazione che sa di sottobosco è anche l'attuale immagine d'apertura del sito del Reale, ottimo snack. Geniale e territoriale. Secondo me il sentiero giusto da percorrere sarebbe questo...
Dolci e delicati capellini al pomodoro
Ravioli di piselli, pomodoro e parmigiano
Maschi ravioli di capocollo laccati!
La dolce melanzana arrosto
Agnello al latte e fumo... mah...
Un finale sull'amaro... da provare...
E uno sull'acido pungente: sorbetto o gelato ? di zenzero e frutti freschi. Eccellente dessert per chiudere in freschezza.
Fare una cucina contemporanea non è ne' uno sport estremo ne' un fashion style da rinnovare per forza ogni mezza stagione a beneficio degli stilisti milanesi avanguardisti che istigano al rischio - degli altri - per il loro beneficio di rinnovata immagine mattutina.
- gdf, il vostro cameriere on-line -
Aritanga martellanga .-)
RispondiEliminaarticolo meritevole di maggiore visibilità 18/20
RispondiEliminaroberto
quoto, da ripubblicare a pagamento anche su Dissapore, Gazzetta Gastronomica, Scatti di Gusti e Appunti di Gola ;-)
RispondiEliminaGiorgio
Grazie, se lo vogliono, anche gratis, tanto nessuno mi ha mai pagato per queste cose :-)
RispondiEliminaE comunque anche qui non è che passerà inosservato, se lo lasciò qui un'altro un paio di giorni quei 2000-2200 utenti ci passeranno davanti e magari si prenderanno anche quei dieci minuti per leggere quello che c'è scritto in chiaro e quello che si percepisce tra le righe.
Passate parola ;-)
Due di quei blog sono talmenti inutili, per opposti motivi, che denotano la carenza cosmica di chi li cita. Bravo Roberto', si legge bene anche tra le righe. Passi dalla Versilia, prima di tornare a casa? Sai, il tempo sta scadendo e vorrei il mio libro
RispondiEliminaAhi! Sono tornato dall'Adriatico. Il libro te lo consegnerò a Varigotti, il giorno che vorrai venire un po' verso di me, anche con Caffarri, come se ne parlò un paio di mesi fa... ;-) dal 19/9 in poi andrà benissimo per me.
EliminaCiao e grazie, salutami le galline e gli amici toscani.
Grazie mille Roberto per le tue considerazioni sono veramente contento. Anche i racconti del tuo libro sono belli da leggere ad occhi chiusi perché mentre li leggi li vivi profondamente in prima persona! Grazie e a presto!
RispondiEliminaCiao Gianni, se ti viene comodo potremmo rivederci in ottobre a Roma per la presentazione della Guida del Touring. Più in là pubblicheremo i dettagli della manifestazione, qui e su Porzioni Cremona.
EliminaTornando al libro, sono felice che non ti sei fermato al Martini Cocktail ;-)
Macchè ruffiano, questo è un testo di raffinatissima critica costruttiva!
RispondiEliminaMarco
Bel pezzo, ci ritrovo tutti i commenti e le considerazioni che abbiamo fatto fra di noi il giorno dopo.
RispondiElimina.
Ciao
Realistico e Royale, però il piatto migliore e cioè il gel con funghi e tartufo è più Regis Marcon che Bras
RispondiEliminaBN
OH! Con trompettes des morts e nobili tartufi neri? Meraviglia!
EliminaE un pensiero anche a el bosque animado del Quique Dacosta... quindi c'è spazio, chissà cosa non c'è dalle parti del Monte Zurrone
Sempre affidabile il GdF (toh, come la Guardia di Finanza !).
RispondiEliminaMa nessuno ti ha fatto notare che quei capellini al pomodoro sembrano piuttosto degli spaghettoni ? o è un effetto ottico ? ;-)
Leo