- del Guardiano del Faro -
Bellissima , era quasi Natale, e oggi che scrivo sarà già mamma, l'accento 030 , 035 , non di li, un altro , un altra che ha deciso di nascere in quel posto. Ciao stellina, benvenuta.
Rispettare un ipotetico standard Michelin e prendere la stella. Disegnami una stella! Nei meandri del reparto vulcanizzazione Michelin chissà quante volte si sarà tramato a favore o a sfavore di questo o di quell’altro ristoratore, polverizzando ambizioni e gonfiandone in tubeless altre. Se a qualcuno venisse invece in mente di di smettere di agitare incautamente quanto falsamente piacevolmente la mano destra vicino al cervello e volesse invece "svelarsi" autonomamente i motivi per cui la stella può arrivare dove insospettabile e dove nessuna guida ci aveva pensato, provasse ad andare a visitare l’Osteria del Borgo di Borgosesia. La recensione del locale non è qui, la recensione in dettaglio è su Passione Gourmet firmata da Carlo Lodovico Cappelletti, l’Azazel del web. Qui mi limito ad osservare quanto sia coerente questa stella Michelin, con tutti i classici parametri o minimi standard possibili. Un ambiente moderno, fresco e luminoso ma non freddo, collocato al centro della cittadina che porta verso il Monte Rosa . Un’accoglienza gentile e sorridente che si rivela anche professionale. I cappotti in guardaroba, i bagni in ordine, la temperatura in sala a dicembre ben calibrata sui 22 gradi . Un’apparecchiatura in tavola piuttosto classica ma soprattutto funzionale. Una discreta cantina, non profonda ne molto varia, ma con chicche che possano far gioire anche gli esperti più smaliziati. Una cucina legatissima ai prodotti del territorio di questa valle e di quelle limitrofe. L’elasticità di concetto gourmet anche per chi volesse fare una semplice pausa pranzo con un piatto unico, cosa che consente al locale di essere sempre vivo e di non fare il solito zero a zero di coperti come in moltissimi stellati. La coerenza della cucina che non soffre di pause o di carenze palesi sui piatti cucinati, dall’antipasto al dessert, e sorprende anche su temi apparentemente basici, come una bella scelta dal carrello dei formaggi di estrema nicchia o per la disponibilità di affettare qualche fetta di ottimo culatello o prosciutto che sia, farlo a vista e servirlo come benvenuto della cucina. Non mancare mai una fase di servizio, che sia la posateria, l’arrivo dei piatti, la loro temperatura, la presentazione e lo stappo dei vini a vista del cliente , il rabbocco preciso e regolare dei medesimi senza doversi mai voltare a domandare di farlo. Il pane è buono, anche questo di nicchia, i dessert soddisfacenti, la qualità media e la piacevolezza dei piatti non ha picchi e neanche cadute. La presentazione dei medesimi è altrettanto curata. Insomma, non ci sono difetti di forma o di sostanza, e quindi senza il minimo tam tam mediatico eccoli qui, arrivati al raggiungimento di un obiettivo motivante e gratificante per proseguire nelle intenzioni, quelle di far bene, magari senza grandissimi margini ulteriori di crescita ma a questo punto ci siamo, è innegabile, non c’è nulla da eccepire. Senso della misura, buone maniere e buon gusto. Le altre non sono così? Ma questa si, e così va benissimo.
gdf
Quando qui sopra ho parlato di accoglienza, non avevo letto questo post, oggi guidando, pensavo alla purezza di una rece senza foto, poi pensando fosse improponibile ho accantonato l'idea per ritrovarla su bianco, incredibilmente, stasera.
RispondiEliminaDisegnamene un'altra, lascia per un giorno le foto, è un segno...
Grazie
M 50&50
Oramai è cambiato tutto. Non ci sono più quelli che hanno fatto nascere quella stellina Michelin, ma resta la stellina che nacque, come si dice in gergo, dal loro amore. Chissà come si chiama la bimba....
RispondiEliminaPer caso sono andato a vedere cosa stessero leggendo oggi da Redmond, una stellina disegnata in un vecchio post di oltre 1500 giorni e per me così attuale, sulla stessa lunghezza di una di quelle onde di marea...
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