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Immagino un lavoro assai impegnativo. Più di un milione di bottiglie non è uno scherzo. Molte delle quali non sono neppure in vendita, ma messe a magazzino per scopo di investimento a medio o lungo termine. E poi almeno 300.000 preziosi flaconi depositati da clienti che qui hanno garanzia di conservazione in regime di controllo giornaliero di temperatura e umidità adeguate. E -le bottiglie- tutte garantite in sicurezza da massicce porte blindate.
Naturalmente, per via della produzione e della "speculazione" è il Bordolese ad essere presente con il 70% del totale. 17% dedicato ai grandi vini italiani, un 5% è Champagne mentre la Borgogna, che non è molto rilevante sul mercato speculativo (che abbisogna di quantità), si ferma al 2%. La piccola percentuale rimanente è invece composta da vini del Nuovo Mondo, gli Stati Uniti, la Germania e ovviamente la Svizzera, perché in Ticino si trova ARVI.
Orizzontale, ma soprattutto verticali, create su commissioni o comunque presenti in cantina. Mouton Rothschild dal 1945 al 2013. Masseto dal 1986 al 2013. Dom Perignon dal 1943 al 2006. Serve del Petrus?
Inoltre il 75% del totale delle bottiglie fa riferimento al punteggio minimo di 95/100mi, valutazioni ottenute da Robert Parker. Esistono anche 45 rarissime bottiglie dal formato anomalo di 27 litri, pari a 36 bottiglie da 0,75. I migliori vini del mondo come Cheval Blanc o Yquem, sono presenti in formato da 12/15 litri. Queste si dovrebbero trovare facilmente in magazzino.
La bottiglia da 0,75 più costosa? Romaneé Conti 1990, 18000 Franchi Svizzeri mentre i grandi formati possono superare i 50.000 Franchi. Si, Franchi, perché siamo in Svizzera, a due passi dal confine, a Melano, vicino Mendrisio.
Decisamente impegnativo fare l'inventario da ARVI. 13 anni di paziente lavoro per mettere insieme questo impero del vino. Quindi in questo periodo non cercateli, perché tutti i dipendenti, impiegate incluse, stanno facendo uno degli inventari più divertenti possibili invece di partire per le vacanze.
gdf
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