Secondi ?... Minuti ?... Anche molti, nei casi migliori.
Secondi ?... Minuti ?... Anche molti, nei casi migliori. E' che qui si tratta di ore, di un Monte Bianco (squisito) e di un caffè che avrebbero cancellato le tracce di quasi ogni altro vino; di un ritorno a casa, insomma, ascoltando un Tom Waits degli esordi e continuando a respirare quel mix di capocchia di fiammifero, di cristallo, di frutto eternamente giovane, che vogliono dire Domaine d'Auvenay – Aligoté “Sous Chatelet” 2008.
Inizio dalla fine e da una bottiglia che 9 volte su 10 finirebbe rubricata come “vino della giornata” per introdurre a ritroso l'emozione che l'ha preceduta.
L'intensità e la densità del sangue, alla vista.
Al naso il colore di ciliegie e prugne, il calore della sua terra sassosa, le screziature di pineta sul mare, di rosmarino e timo che spuntano dalle fessure di una roccia.
Bocca, retrolfazione, un po' tutto il corpo, pervasi ma non oppressi. Come succede quando c'è tanto di tutto e nulla sopra le righe, nulla che balzi in evidenza creando dissonanza.
Che dichiara 15 gradi alcolici, ad esempio, l'ho scoperto adesso da una rapida ricerca sul web: nessun eccesso percepito e nessun pensiero, con il calice in mano, a questo o ad altri dati analitici.
Perfetto ora. Diversamente perfetto, è facile immaginare, per qualche decina d'anni a venire.
Château de Beaucastel – Châteauneuf-du-Pape "Hommage à Jacques Perrin" 2010, è di lui che stiamo parlando. In magnum, per non farsi mancare niente.
Lièvre à la royale nell'interpretazione di Davide Cannavino a fargli da sponda, a dargli e ricevere ulteriore spinta.
Superata ormai la metà di dicembre, ci sono fortissime probabilità che questo rimanga il mio abbinamento dell'anno.
rcc mrc
Château de Beaucastel – Châteauneuf-du-Pape "Hommage à Jacques Perrin" Non ricordo più l'annata ma una ventina di anni addietro era anche nella mia sezione di vini francesi, insieme ad altri grandi, grazie a Sarzi Amadè di Milano, credo, o ai Fratelli Brovelli.
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