Ogniqualvolta vado in Champagne, non manca
mai una capatina da Pascal e signora, si chiacchiera, si scherza, si scende
nella cave, passando per la botola,
si beve – bene, come d’abitudine - e si rientra con qualche cartone effervescente.
Da alcuni anni, l’azienda è biologica
certificata, tuttavia la qualità la sentivi già prima. Tutto torna, è stato un
passaggio naturale, come illustra, sornione, Pascal.
Questo 2002 è assemblato secondo il classico
stile champenoise, vale a dire 1/3 a
cranio dei tre principali vitigni, passa, all’incirca, 7 anni sui lieviti ed è
stato sboccato nel 2010.
Perlage molto fine, grande
freschezza e leggeri spunti di maturità.
Naso articolato, di fine pasticceria, con
pronunciati tocchi floreali, agrumi a canna – cedro, pompelmo e limone – e una sporgente
tensione minerale, che emana intrecci gessoso-iodati.
Tutto ciò trova fedele replica al palato, con
il portamento minerale che si ingrossa alla distanza, mentre affiora una nota
evoluta di muschio e arancio confit.
Equilibrio, acidità e ricchezza aromatica, sempre
ben presenti nel bicchiere, costituiscono i pilastri questa bevuta, di
significativa persistenza, con risvolti finali di mandorla, agrumi e sapidità
iodate.
Très bien, Pascal.
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