di Fabrizio Nobili
Villa d’Almè paese all’imbocco della Val Brembana ha la fortuna di avere questo ristorante di livello assoluto. Un’antica costruzione che nelle stagioni fredde accoglie la clientela avvolgendola nelle sale a luce soffusa ed opere d’arte alle pareti come essere ospiti di amici. Mentre nel periodo estivo viene utilizzata la veranda all’aperto che si affaccia al ben curato giardino.
Non si è solamente accolti professionalmente dal patron e dal maitre ma si viene per trovare una cucina classica e solida, adeguata ad una clientela che non ama correre eccessivi rischi gustativi ma piuttosto preferisce coccolarsi in sapori comprensibili e materia prima di prima qualità.
Senza tralasciare l’importante carta dei vini con una profondità di annate per alcune referenze davvero interessanti o poter scegliere tra diversi produttori per il grand cru borgognone più famoso.
Come dicevamo le proposte del menù si indirizzano generalmente verso il classico con qualche spunto di modernità.
Si parte con delle amuse bouche di ottimo impatto, a base di zucchine e guacamole, di polenta soffiata al nero di seppia con formaggio di capra e giardiniera per finire con la patata americana.
Alla carta ordiniamo: mare caldo, dove nel piatto troviamo una selezione di cozze, gamberi, scampi e calamari di notevole freschezza.
Piuttosto che dei maccheroncini con tartare di gamberi e caviale di tartufo nero golosi ma leggermente sapidi
e un più piatto di farro, tonno, fagioli, cimichurry e gelatina di peperoni definibile con un semplice "vivacemente rustico".
(no foto)
A seguire dei gamberi di Santa Margherita con peperoncino dove la freschezza della materia prima e la piccantezza giocano a rincorrersi.
La cervella fritta con maionese bianca alla curcuma è un classico abbinato a qualcosa di inaspettato che però non si sovrappone gustativamente.
Il branzino selvaggio con crema di yogurt e menta.
Anche sui dessert si resta nel classico come lo sgonfiotto al cioccolato e gelato di cannella.
I marroni panna e cioccolato ed Il gelato alla vaniglia burbon e miele di castagno servito nella coppetta di peltro che di questi tempi sembra una provocazione al vintage.
La cuvée 738 di jacquesson è sempre una garanzia: qualità e classicità nei rispetti del terroir con il prezzo corretto.
Quei gamberi pescati qui sotto e poi riposati vieni mangiarli a Santa
RispondiEliminaFranck