Sottotitolo: comunicazione ai naviganti.
Non è stato facile reperire questa boccia, era
tanto che la rincorrevo e, quando l’ho incrociata, l’ho messa nel carrello del
web, ben consapevole dei rischi che correvo.
E’ successo che si è rivelata leggermente
ossidata.
Il discorso è sempre il solito: se le
bottiglie avessero il conta chilometri…
La mia, quasi sicuramente, ha sofferto di
cattiva conservazione (temo drastiche escursioni termiche, innanzitutto),
giacchè il tappo era in condizioni ottimali, in linea con un vino che ha
trascorso sette anni sui lieviti e ha un dégorgement
di 5 anni, neanche un’enormità.
E’ rosè di assemblaggio, che vede prevalere
il Pinot Noir sullo Chardonnay nella misura di 60 a 40, con un 15% di bacca nera,
sempre PN, “ferma”, aggiunta prima del tirage.
Il colore parla prima del naso, con nuances aranciate, che hanno modificato
la cromia di partenza. Tuttavia il naso si difende e si destreggia tra
freschezza e mineralità, tra frutta – dagli agrumi ai frutti di bosco – florealità
e toni speziati. Certamente penalizzato dalla piega oxyd, che funge, in parte, da camicia di forza.
In bocca è carnoso, perfino vinoso, con un
bel taglio speziato che, unito a discreta vivacità, le provano tutte a isolare
la virata ossidativa e consentire l’espressione degli aromi che, per una parte
ci sono e, per l’altra, data l’elevata materia sono, fortemente, immaginabili.
Chiude sul frutto e sfumature di rabarbaro.
Il senso del post, stavolta lo esprime il
sottotitolo: stiamoci vicino e chi ne ha ancora, stappi, mentre chi non ne ha
(più) si (ri)metta alla ricerca. Questa è una delle maison della cui qualità non si può dubitare e il 2002, ne sono
certo, non è al capolinea, anzi.
Quasi sempre il senso dei post è : stiamoci vicino.
RispondiEliminaLe parole condivise sono come le bottiglie in compagnia, ricariche energetiche.
Duca, i miei omaggi.
Ave, poeta.
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