Cambia l'etichetta, cambia l'annata, ma il succo della questione rimane inalterato negli anni. Anche l'edizione 2013 dei vini di Nino Perrino (ormai star internazionale), segue il fil rouge noto agli appassionati dei suoi vini, appassionati abituati all'originalità, alla diversità, alla variabilità del bouquet del suo "Dolceacqua", come tenderebbe ad etichettarlo, per differenziarlo definitivamente dalle decine di Rossese qualunquisti che infestano l'entroterra ligure, di qualsiasi provenienza.
Ma non servirebbe neppure far del maquillage all'estetica per capire la diversità, come di quella ragazza che fa vanto del suo setto nasale non perfetto, però intrigante, interessante, ed infine affascinante. Quelli dalla facile puzzetta sotto il naso si stupiranno di sapere che ormai questi rossi vanno in carta in alcuni ristoranti Newyorkesi vicino al centinaio di dollari, a trovarli, perché farne poco di vino, come insegnano in Borgogna, non significa aver poca incidenza sul mercato. A far massa ci pensa già l'impatto vinoso, dove andare a cogliere la mora selvatica oggi è fuori luogo. Bisognerà attendere la stagione migliore, tra qualche mese, quanto il tumultuoso Rossese ... anzi, il Testalonga Dolceacqua 2013 troverà una collocazione dove sistemare tutte quante le sue sfaccettature di personalità
Intanto ci sarebbe da bere a secchielli il bianco, che si sforza a non sembrare ruffiano tanto è gourmand di frutto maturo, da sembrare un 'altra cosa piuttosto che un rude vermentino. Fiori bianchi, crema pasticcera, susine mature ed un rimando citrico a resettare il palato ad ogni bicchiere. La bottiglia dura veramente poco, e poche ce ne sono, ma bisognerà farle bastare attendendo che la movimentata massa critica del Rossese si plachi.
gdf
...quel vermentino è sempre troppo poco...persino quando prenoti in quel ristorante perché nella wine list del sito c'è quel vermentino ...ma poi, ovviamente, solo in carta....
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