-by Sophie R.-
Qualche
mese dopo l’eccezionale verticale che si è svolta nell’ambito di Vinitaly e che
ha visto come protagoniste sette annate di Montepulciano d’Abruzzo comprese tra
il 1967 e il 2007, l’Azienda Emidio Pepe,per festeggiare
i 50 anni della cantina, replica l’evento, su una scala emotiva ancora più
vasta, là dove tutto ebbe inizio, nella splendida cornice della Val Vibrata, a Torano
Nuovo.
La
verticale, a numero chiuso e riservata a un cinquantina di fortunati tra
distributore, importatori e giornalisti, si articola su 10 annate che spaziano
dal 2010 al 1964 ed è proprio l’annata più vecchia ad aprire le danze. Una
scelta che potrebbe risultare inusuale visto che le verticali canoniche si
svolgono abitualmente a ritroso nel tempo, ma che in realtà è dettata dal buon
senso: il Montepulciano tende a spogliarsi con il passare degli anni e potrebbe
risultare penalizzato dall’irruenza
giovanile delle annate più recenti.
1964,
un’annata emblematica per l’Azienda Pepe. Se è vero che l’azienda nasce alla fine
dell’Ottocento, è solo nel 1964 e per volontà di Emidio, terza generazione
nell’albero eno-genealogico della famiglia Pepe, che il vino sfuso viene
imbottigliato per la prima volta.
Emidio Pepe è un uomo di poche parole ma di grande concretezza e
lungimiranza. I suoi vini con la loro capacità intrinseca di attraversare il
tempo ne sono la testimonianza.
La degustazione
si svolge di primissimo pomeriggio, dopo la presentazione del libro
‘Manteniamoci giovani’, biografia di Emidio Pepe, a cura di Sandro Sangiorgi,
che conosce la famiglia Pepe da tanti anni.
Una
verticale che rimarrà negli annali anche perché, per la prima volta,
assecondando la richiesta di Sandro Sangiorgi, i vini vengono serviti senza
essere decantati. Una delle particolarità della cantina Pepe è proprio quella,
prima della messa in commercio dei loro vini, di stappare le bottiglie prese
dalle cataste, di decantare il vino e travasarlo in bottiglie vergine che
vengono successivamente colmate, ritappate ed etichettate.
1964 Se è
vero che stenta un po’ ad esprimersi del tutto al livello olfattivo, a distanza
di 50 anni e a conferma dell’intuizione di Emidio,la bocca stupisce per la sua
integrità.
1975 Il primo
impatto con il vino rivela profumi deviati. Non c’è nulla di cui stupirsi data
la scelta di non decantare nessuno dei vini, neanche quelli più attempati. Con
la giusta aerazione, il vino si libera dei sentori sgradevoli sprigionando note
di frutta matura. Figlio di un’annata più fresca, la bocca è marcata da una
bella acidità.
1979 Il vino
si presenta di un colore granato ancora più scuro del precedente. Intensi e
caldi aromi di tabacco e scorze di
arancia si sviluppano nel bicchiere mentre la bocca è al contempo carnosa e
fresca.
1983 Un’annata,
questa, che ha dato del filo da torcere ad Emidio. Ci sono voluti ben dieci anni
di bottiglia per domare questa annata recalcitrante. Caratterizzata da
un’alcolicità maggiore, questa annata richiama note di tabacco e di reganisso.
1985 Il
colore è scarico anche se ci troviamo in presenza di un’annata abbastanza calda.
Il vino si contraddistingue per il suo equilibrio: la materia, avvolgente, è contro bilanciata da
una bella vena acida.
1990 Sensazioni olfattive di grande impatto,riconducibili
al sotto bosco, con note terrose, di humus e di fungo. La bocca dalla tessitura
vellutata svela anche una bella trama tannica.
1993 La maturità del frutto, a discapito del colore piuttosto spoglio
del vino, è sostenuta da rinfrescanti note mentolate. La bocca invece è dominata da alcol e tannini ma anche potenza ad
eleganza.
1998 Naso complesso ed intenso che preannuncia
un vino dalla bocca ricca e dal finale lungo.
2001 Finezza nei profumi e sottile connubio tra
eleganza e ardore giovanile.
2010 Il bicchiere sprigiona tutta l’estroversione propria ai vini
giovani. La fragranza del frutto
è arricchita da note di torrefazione e caffè. Tanta è la materia in bocca. Una
gemma che
deve ancora sbocciare.
A
metà percorso, la degustazione viene momentaneamente interrotta da una
discussione animata ma dai toni amichevoli tra Sandro Sangiorgi e la padrona di
casa, Sofia Pepe, che ostentano una posizione a dire poco divergente su un’annata
fuori programma, la 1995. Gli animi si scaldano anche in platea, il pubblico
pretende di dire la sua, e l’annata in questione viene servita ai presenti. La
sentenza popolare è resa inappellabile dalla bontà e l’autenticità presente nel
calice.
Una giornata dunque all’insegna delle emozioni, non solo quelle scaturite
dai bicchieri, che a turno svelano l’anima propria ad ogni annata, ma anche e
soprattutto le commoventi testimonianze delle figlie Daniela e Sofia, della
nipote Chiara entrata da poco in azienda, che insieme agli amici evocano con
umorismo, tenerezza e grande orgoglio gli esordi di Emidio, le sue peripezie in
giro per il mondo e in particolare il richiamo di quella terra lontana che gli
è sempre stata a cuore e ha il sapore della conquista, l’America.
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